Via libera alla spending review fiducia numero 30 per Monti

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I senatori della “strana maggioranza”, pur con qualche spaccatura in casa Pdl, hanno licenziato il maxi emendamento del governo che ingloba sia gli ultimi emendamenti al testo che l’altro decreto sulle dismissioni di patrimonio, con 217 voti a favore, 40 no e 4 astensioni. Avanzano, però, i malumori su un provvedimento voluto per tagliare sprechi e spese improduttive ed evitare così il rincaro di due punti di Iva (fino al prossimo giugno), ma che alza pure le tasse.
Il decreto 95, atteso già  oggi in commissione Bilancio alla Camera, sarà  in aula giovedì e, proseguendo l’iter veloce chiesto dal governo, convertito con buona probabilità  in legge la prossima settimana. «Siamo riusciti a tenere il timone ben fermo
», ha commentato ieri, soddisfatto, il premier Monti che poi, quasi ad anticipare le code polemiche, ha ribadito: «Non si tratta di una nuova manovra e i tagli non sono alla cieca». Parole che tuttavia non bastano a stemperare perplessità  e critiche. Poco digeribili, certo, le modifiche last minutesulle tasse universitarie e le addizionali regionali. Le prime lieviteranno per tutti: fuoricorso e studenti in regola, esclusi solo quelli con reddito familiare Isee sotto i 40 mila euro lordi. Pessime notizie anche per i residenti delle otto Regioni in deficit sanitario (Piemonte, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia) che potranno aumentare dello 0,6% le tasse locali con un anno di anticipo, già  dal 2013. L’aggravio sarà  di 138 euro in media, con punte massime di 204 euro, per 12,6 milioni di contribuenti, calcola la Uil, un 42 per cento in più. Senza pensare alla seconda retromarcia in sei mesi (la prima durante l’iter di conversione del decreto liberalizzazioni) sull’obbligo dei medici di iscrivere in ricetta il solo principio attivo. Obbligo rimasto, ma affiancato dalla «facoltà » per il medico di indicare il farmaco “griffato”, motivando in modo esplicito la scelta. Sindacati divisi sul decreto. Bonanni avrebbe voluto «meno fumo e più arrosto» e si dice deluso dal governo «che si fa ricattare dai politici». Ma la sua Cisl si sfila dallo sciopero del pubblico impiego proclamato da Cgil e Uil per il 28 settembre. «Sarà  un autunno caldissimo», promette la Cgil, anche per il «durissimo colpo al settore della conoscenza». Sempre in settembre, il super commissario alla spesa Bondi assicura un «redde rationem» sui costi standard.


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