Ai primi posti per malaffare agli ultimi per business puliti

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L’ITALIA è diventata una sorvegliata speciale non solo per il debito ma anche per la lentezza della giustizia civile e per la corruzione, due tagliole micidiali che frenano chiunque voglia investire nel nostro paese. Lo dicono ormai tutti: il Fondo Monetario, la banca Mondiale, l’Ocse, perfino Transparency International che qualifica il nostro Paese come uno di quelli in cui la percezione della corruzione è maggiore. Così il ministro Paola Severino, ha lanciato ieri la “campagna giustizia” per lo sviluppo. «Il funzionamento della giustizia è un tassello centrale per la competitività  e la crescita», ha scandito di fronte all’attentissima platea di manager, economisti e imprenditori riuniti per il forum Ambrosetti a Cernobbio. Non sono parole inedite ma stavolta si accende una nuova speranza perché sono accompagnate da una fitta serie di provvedimenti che il «governo nato con il mandato di risanare il Paese» sta attuando. «Le analisi e le esperienze indicano che un buon funzionamento del sistema giudiziario ha effetti decisivi sull’economia». I provvedimenti di giustizia civile e penale si integreranno per creare una macchina più solida e affidabile con cui presentarsi agli investitori italiani e stranieri oltre che ai cittadini.
LA GIUSTIZIA CIVILE
L’inefficienza della giustizia civile, per il ministro, è associata a una minore natalità  delle imprese ma anche alla loro ridotta taglia: «Una riduzione delle durata della procedure del 50% accresce la dimensione media del 20%». Le prime slide mostrate dalla Severino sono umi-lianti: la World Bank ci vede al 158° posto su 183 Paesi dove fare business. Per risolvere una controversia commerciale in Italia sono in media necessari 1.210 giorni, più di tre anni, contro 331 giorni in Francia e 394 in Germania. La durata dei “procedimenti ordinari di cognizione” in primo e secondo grado supera di due-tre volte quella dell’Ue. Ce n’era abbastanza perché venisse varata negli ultimi mesi una raffica di misure: 1) Ampliamento della conciliazione obbligatoria all’infortunistica stradale e a molti altri casi; 2) Semplificazione della legge Pinto,
che prevede l’equo indennizzo per gli errori giudiziari ma è così intricata che moltiplica le controversie perché paradossalmente si aggiungono le cause mosse contro l’ingiusta applicazione della legge Pinto stessa; 3) Creazione dei filtri all’appello: prima di indire un nuovo processo il ricorso viene esaminato in udienza per verificare l’attendibilità . Ci si aspetta il dimezzamento degli appelli basandosi sui numeri storici di sentenze poi effettivamente sovvertite (pochissime); 4) Riforma delle legge fallimentare e creazione dei tribunali delle imprese presso le Corti d’Appello: inserita già  nel Salva Italia di dicembre, la misura ora è operativa con la pubblicazione degli “interpelli” del Csm (si chiede ai magistrati di proporsi per queste nuove sezioni).
In tutto questo si inserisce la revisione della geografia giudiziaria varata il 10 agosto con l’accorpamento di 31 tribunali e 31 procure, la soppressione di 220 sedi distaccate, il taglio o l’accorpamento di 667 sedi di giudici di pace. La scommessa è che i magistrati che si spostano negli uffici maggiori si organizzino meglio e riescano a ridurre sprechi e tempi. Infine, per smaltire l’arretrato che soffoca gli uffici, con la collaborazione delle casse forensi stanno per essere varate delle
task-force miste magistrati-avvocati che mettano mano con spirito pratico alla mole di cause pendenti.
LA GIUSTIZIA PENALE
Il ddl anticorruzione, definito ancora una volta “fondamentale” a Cernobbio da Monti e Severino, per motivi etici nonché per la sinergia giustizia-economia in quanto promuove la concorrenza e migliora la fiducia, riparte domani in commissione al Senato dopo la sofferta approvazione alla Camera. Spinge su automazione e tracciabilità , sinonimi di trasparenza nelle transazioni, codifica e distingue le lobby “buone” e quelle “cattive”, e contiene le nuove fattispecie del traffico d’influenze e della corruzione fra privati su cui il Pdl, ossessionato dal rischio di dare troppo potere ai magistrati, annuncia battaglia. Ma la Severino ha dimostrato ieri qui al forum di avere grinta da vendere.


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