Cina e Stati Uniti ancora in frenata e le Borse europee tornano a soffrire

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ROMA – I mercati tornano a soffrire. La Borsa di Milano, la peggiore, chiude con un calo dell’1,68% ma il segno meno c’è ovunque, in Europa, a Parigi come a Londra, a Francoforte come a Madrid. Lo spread risale a quota 341.
Gli analisti attribuiscono questo giorno difficile ad una serie di fattori riassumibili così: la crisi incombe, dappertutto. Pare infatti che a dare l’avvio alle vendite sia stato il dato negativo della produzione cinese, l’undicesimo di fila. L’ondata è poi proseguita sulla scia di due stime macro americane, entrambe sotto le attese: il superindice di agosto e il calo limitato dei sussidi alla disoccupazione. C’è poi l’enigma Spagna: nonostante abbia piazzato titoli di Stato per 4,8 miliardi con una buona domanda e tassi in deciso calo, restano le incognite sul futuro del Paese, ovvero se chiederà  o meno l’attivazione dello scudo anti-spread. La stampa spagnola riferisce anche di una tentazione del governo che potrebbe usare per il bilancio pubblico le risorse avanzate dai 100 miliardi di aiuti alle banche, proprio per evitare di lanciare il suo Sos: i partner premono ma Rajoy resiste, preso com’è anche dal fallito dialogo con la Catalogna che chiede più autonomia fiscale. E, non ultima, la vicenda Grecia: con la troika in casa, si conclude con un nulla di fatto la riunione dei partiti che sostengono il governo, convocata dal premier Samaras per finalizzare insieme i nuovi tagli da 11,5 miliardi richiesti dai creditori internazionali. Ci riproveranno la prossima settimana.
Ecco, secondo gli esperti, questi segnali nel loro insieme finiscono per alimentare i timori sulla durata e l’intensità  della recessione. Anche in Italia il governo abbassa le stime del Pil 2012 (meno 2,4%), pur restando il premier Monti ottimista su una ripresa nel 2013. Stando ad un indice Pmi dell’Eurozona, nonostante l’aiuto della Bce, la situazione peggiora pure in Francia mentre va meglio in Germania. Da Francoforte filtra un’altra notizia poco rassicurante sullo stato di salute del sistema finanziario europeo , definito «ancora fragile» perché incerto è il contesto esterno. In compenso, il programma di acquisto di titoli di Stato lanciato dalla Bce contribuisce ad alleviare le tensioni, come si legge in una nota del Board Europeo per i Rischi Sistemici (Esrb), secondo cui peraltro è «cruciale applicare le misure concordate per ripristinare la fiducia».
Di tutto questo discuteranno il 26 settembre il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli e il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann. Di questo s’è discusso all’Eurotower, nel vertice dei governatori dell’Eurozona, coinciso stavolta con la cerimonia per il completamento delle opere strutturali della nuova sede dell’Istituto, a Grossmarkthalle, i vecchi mercati generali di Francoforte sul Meno: trasloco nel 2014 e un investimento che sale a circa 1.200 milioni per due grattacieli gemelli. Per adesso i banchieri si limitano a issare le bandiere dei Paesi Ue. Il presidente Mario Draghi, atteso per un intervento, non si è visto per altri impegni sopraggiunti, compresa la preparazione del faccia a faccia che avrà  martedì a Berlino con il Cancelliere tedesco, Angela Merkel, sulla crisi e la sua exit-strategy. Così al suo posto parla il membro del board, Jorg Asmussen. La costruzione dell’ultimo piano – sono le sue parole- segna «una nuova tappa di rilievo per la casa Bce». Di sicuro il complesso è destinato a diventare un nuovo simbolo dell’unione valutaria e quindi di tutta la Ue, posto che arrivi intatta al 2014.


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