Henry Bauchau, una vita di lotte

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È SCOMPARSO L’ALTRA NOTTE NEL SONNO, QUATTRO MESI PRIMA DI COMPIERE CENTO ANNI, NELLA SUA «CASA DELLE FATE» di legno grigio nella foresta di Louvenciennes, lo scrittore, poeta, drammaturgo e psicanalista belga Henry Bauchau, considerato uno dei più importanti scrittori di lingua francese.
Attraversare il secolo scorso e anche andare oltre fu per lui una lunga lotta, iniziata all’età  di tredici anni, quando decise di dedicarsi alla letteratura dopo aver letto Un cuore semplice di Gustave Flaubert: dovette combattere con la sua famiglia di industriali valloni per i quali gli scrittori non possono essere che saltimbanchi o geni, e lo invitarono a studiare giurisprudenza.
E nel 1936, a ventitré anni, puntualmente, divenne avvocato del Foro di Bruxelles. Un decennio dopo entrò nella Resistenza nelle Ardenne in seguito all’occupazione nazista. Aveva fino ad allora scritto qualche poesia e alcuni articoli. Si trasferì a Parigi nel 1946, dove fece il grande incontro destinato a dare una svolta alla sua vita, quello con la psicanalisi: immergendosi nei meandri del suo inconscio, scoprì un universo interiore che gli era del tutto sconosciuto, e decise di assecondare la sua passione per la scrittura. Apparvero nel 1958 nella prestigiosa collana «Métamomorphoses» di Gallimard alcune sue poesie (Géologie), ed esordì come drammaturgo con Gengis Khan (1960), messo in scena a Parigi l’anno successivo da Ariane Mnouchkine.
La notorietà  come romanziere arrivò con La déchirure (Lo strappo) del 1966, libro dell’abbandono, nato dal «Piccolo quaderno di tela grigia» in cui annotava i ricordi d’infanzia, quelli della Grande guerra, nel suo caso. Aveva poco più di un anno quando scampò per miracolo, insieme ai nonni, all’incendio di Lovanio nell’agosto del 1914. Non ritrovò sua madre che alcuni mesi dopo, e mai si riprese da questo «strappo originario». Come nelle favole, il bimbetto venne a conoscere la storia di quella giornata di orrori nascosto sotto il tavolo con il fratello.
La guerra, sempre lei! Costrinse il padre ingegnere e cacciatore di farfalle, a smettere di lavorare, e la famiglia venne a trovarsi sballottata da una casa all’altra, ospitata da parenti e amici non sempre benevoli. Era troppo per l’ipersensibile Henry: «Era disoccupato e ci trattavano come i parenti poveri», scriveva ricordando l’umiliazione di quegli anni.
Nel 1975 iniziò a Parigi a esercitare la professione di psicoterapeuta in un ospedale per giovani disadattati, esperienza che rievcò una trentina d’anni dopo in L’enfant bleu, che ha per protagonista il giovane Orion, psicotico tredicenne che solo con l’arte riesce placarsi. Rese in poesia il «freudismo» in La sourde oreille ou le ràªve de Freud (1981), opera poetica direttamente ispirata alla psicanalisi, e apparvero i romanzi Edipo sulla strada (1990) e Antigone (1997).
Eletto nel 1990 membro dell’Académie royale de littérature de la Communauté franà§aise de Belgique, lascia un’opera densissima, in cui la poesia, la psicanalisi, la letteratura e la mitologia vengono a fondersi, tutte insieme, per riempire uno strappo originario, quello della separazione dalla madre nella Grande guerra. In Bauchau tutti i generi ne fanno uno solo, poiché rifiuta ogni frontiera fra la letteratura, l’arte, la psicanalisi, la storia, il mito o la poesia. E la trasversalità  del suo lavoro e dei suoi interessi la ritroviamo appieno in Journal d’Antigone (1999), al tempo stesso diario, autobiografia, raccolta di frammenti letterari, poesie, saggi…
IL DILUVIO
Al tema del Diluvio è dedicato Déluge (2010), in cui un pittore folle, alle prese con una tela gigantesca sul Diluvio è «un uomo esausto, felice, a volte meravigliosamente felice e disperato sempre». Spiegò l’autore: «è vero che io sono spesso esausto, in fondo sono alla fine della mia vita. La sola cosa che posso fare ancora oggi, è scrivere, dettando ormai, perché la mia mano non regge più». Era quasi sordo e cieco, ma proseguiva nella sua creazione letteraria.
Caso rarissimo per un autore ultranovantenne, negli ultimi anni della sua vita scrisse quanto nei precedenti: nel 2008 gli è stato conferito il Prix du Livre per Boulevard périphérique (Il compagno di scalata), romanzo sul ricordo e l’ombra della morte, che mai però indugia nell’egotismo e nell’indulgenza per il passato; al contrario, Bauchau vi appare estremamente attento al presente, «unico vero luogo del Divino».
Conservava nei suoi cassetti della casa nella foresta un racconto sulla Vergine, una massa di giornali e un romanzo sulla guerra del 1914, ancora una volta vista con gli occhi del bambino che era, insieme al manoscritto di un volume su Blanche Reverson e Pierre Jean Jouve, protagonisti del grande incontro della sua vita, quello con la psicanalisi: Pierre et Blanche, che apparirà  a giorni da Actes Sud.


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