Immigrazione. L’altra crisi della Grecia
È il primo pomeriggio e in questo importante porto situato a 201 chilometri da Atene due agenti della marina greca stanno perlustrando i moli. Portano entrambi lunghi bastoni alla cui estremità è fissato uno specchio per poter controllare sotto i camion. Finora non hanno notato nulla di particolare. All’improvviso tre giovani uomini saltano fuori da un grande container e scappano lungo il molo. Gli agenti iniziano l’inseguimento, ma il dramma si conclude ancora prima di avere inizio: nel giro di un minuto i tre uomini, che corrono più veloci grazie alla forza della disperazione, si dileguano in un complesso industriale fatiscente.
Quegli uomini, dice un agente, sono immigrati clandestini che a quanto sembra devono aver trascorso la notte nascosti sul molo, nella speranza di intrufolarsi a bordo di un traghetto diretto in Italia. Sono soltanto una minuscola parte della marea di lavoratori privi di documenti che cercano di raggiungere l’Europa attraverso la Grecia, ed eludere le autorità passando loro quasi sotto il naso è una consuetudine. “Giorno dopo giorno è sempre la stessa storia” si lamenta un agente, che cerca di riprendere fiato.
La Grecia si è trasformata poco alla volta in un varco per l’ondata di lavoratori mediorientali e dell’Asia meridionale che scappano da mercati del lavoro devastati da anni di sconvolgimenti politici. Nel 2011 – anno straordinario a causa delle rivolte in Africa del nord – sono state intercettate 140.980 persone che stavano cercando di entrare illegalmente nell’Ue: secondo Frontex, l’agenzia che controlla le frontiere dell’Ue, il loro numero è superiore del 35 per cento rispetto a quello dell’anno precedente […] La versione completa dell’articolo sul sito del Wall Street Journal.
Traduzione di Anna Bissanti
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