ITALIA SPEZZATA

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E ha aggiunto che oggi «parlare di politiche industriali è difficile, ma quando si tratta di produrre una buona scuola, una cura per l’infanzia, di assistere gli anziani e di garantire la sicurezza si tratta di mestieri fondamentali su cui tutti sono d’accordo. Il problema è che farlo richiede una domanda più forte da parte dei cittadini, una loro mobilitazione, una mobilitazione delle organizzazioni che militano a un rinnovamento della macchina pubblica». Tutto giusto ma viene il dubbio che i guai del sud siano tutti colpa dei meridionali, e mi sembrerebbe un po’ ingenerosa la situazione del Sud illustrata dal rapporto Svimez.
Che cosa dice il Rapporto? Desertificazione industriale. La disoccupazione tocca il 25%, più del doppio rispetto a quella del centro-nord. E ancora: nel 2012, il Pil è sceso ancora del 3,5%, i consumi del 3,8%, gli investimenti del 13,5%. Negli ultimi quattro anni, dal 2007 al 2011, sono 147 mila i posti di lavoro persi al Sud, il triplo dei dati del centro-nord. In questa situazione dal 2000 al 2010 oltre un milione e 350 mila persone hanno abbandonato il Mezzogiorno, aggravandone l’impoverimento.
Una situazione di grave e progressivo impoverimento chiederebbe piani di emergenza, di investimenti pubblici, anche di una nuova cassa del Mezzogiorno. Ma idee di questo tipo fanno a pugni con la religione dell’austerità . Il destino dei meridionali è proprio quello di essere austeri e fottuti? E’ forte la curiosità  di leggere le obbligate risposte del governo e dei partiti: insomma, non si unisce l’Europa e si divide l’Italia. Il presidente della Repubblica dica qualcosa al suo Mario Monti.


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