La testa e le gambe dell’alternativa

by Sergio Segio | 23 Settembre 2012 8:52

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Questa scelta segue di pochi mesi la vicenda palermitana in cui Leoluca Orlando è diventato sindaco di Palermo sostenuto da una coalizione formata da IdV, Federazione della Sinistra e Verdi.
 Nei mesi scorsi la maggioranza che sostiene Monti ha votato la manomissione dell’articolo 18, arrivando sin dove non era arrivato Berlusconi da solo. Alcuni giorni fa, le forze politiche e sociali che si oppongono da sinistra al governo Monti hanno depositato i quesiti referendari sull’articolo 18 e sull’articolo 8. ALBA propone giustamente un referendum contro le privatizzazioni e noi proponiamo un ulteriore quesito per abolire la controriforma delle pensioni. Nei giorni scorsi le primarie del Pd sono state scosse dalla discesa in campo di Renzi e dal consenso che questa candidatura riscuote. Dopo anni in cui molti sognavano le primarie come un modo per spostare a sinistra l’asse del Pd e del centro sinistra, le primarie si presentano come l’occasione per attaccare da destra il segretario del Pd. Parallelamente Bersani ribadisce che le scelte fatte dal governo Monti – dal pareggio di Bilancio in Costituzione al fiscal compact per arrivare alla manomissione dell’articolo 18 – non sono in discussione, né ora né dopo le elezioni. Che cosa faranno le forze della sinistra di fronte a questa situazione? Sull’articolo 18 come nella vicenda siciliana le forze di sinistra hanno saputo costruire una risposta unitaria, io credo che sia necessario fare la stesa cosa anche sul piano politico ed elettorale. Per questo, i compagni e le compagne di Rifondazione Comunista propongono che le forze politiche, sociali e associative che si oppongono da sinistra al governo Monti, costruiscano una coalizione politica che si candidi esplicitamente al governo del paese. Avanziamo questa proposta a partire da una consapevolezza precisa: il governo Monti non è una parentesi ma un governo Costituente. I provvedimenti assunti dal governo Monti – se non messi in discussione alla radice – delineano la strada su cui si dovrà  muovere anche il prossimo governo. Ad esempio, se non si mette in discussione il fiscal compact, i prossimi governi – Udc o non Udc – dovranno tagliare il debito pubblico di 45 miliardi di euro all’anno – per vent’ anni – oltre al raggiungimento del pareggio di bilancio. Si tratta di una stangata enorme destinata a mantenere l’Italia in recessione a lungo e a produrre la distruzione del welfare e la privatizzazione di ogni bene pubblico. Se il fiscal compact non viene messo in discussione chi fa il presidente del consiglio diventa poco rilevante, perché la sostanza delle politiche economiche è già  ampiamente scritta. La domanda da porsi senza ipocrisia diventa allora: con il Pd, con questo Pd, è possibile pensare di votare in Parlamento la disdetta del fiscal compact e quindi la messa in discussione delle politiche definite da Monti? A me pare che la risposta sia un no grande come una casa. Per questo ritengo che le forze che contestano da sinistra il governo Monti, invece di continuare a inseguire con il cappello in mano il Pd, debbano dar vita ad una coalizione e candidarsi al governo del paese. Candidarsi al governo sulla base di un programma di alternativa chiaro e preciso, non di una generica protesta: la nostra gente chiede di poter scegliere, di avere una alternativa, non di potersi lamentare. Nel paese il disagio sociale sta crescendo a dismisura e parallelamente risulta sempre più chiaro che le ricette di Monti non funzionano: dopo tante stangate per uscire dalla crisi e risanare il debito pubblico, il debito è aumentato e la recessione è peggiorata. La vera grande forza di Monti e delle sue politiche è l’assenza di una alternativa credibile. Per questo occorre che le forze di sinistra si uniscano: per dare corpo e fiato all’alternativa. In Italia esistono le energie sociali, culturali, morali e intellettuali per cambiare rotta: non disperdiamole.

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