L’Antitrust Ue mette sotto inchiesta Gazprom

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MILANO – A un passo dall’inizio della stagione fredda, l’Europa apre un contenzioso senza precedenti con il suo principale fornitore che le consente di passare l’inverno al caldo. Uno scontro dalle conseguenze imprevedibili, ma che tutto sommato non giunge così inaspettato.
L’Antitrust dell’Unione europea mette sotto accusa Gazprom, il colosso russo che fornisce il 30 per cento del metano che si usa nei paesi membri sia per produrre energia elettrica sia per riscaldamento. Una dipendenza che per i paesi dell’Europa centrale e orientale in qualche caso sfiora il 100 per cento.
L’accusa da parte di Bruxelles – che ha annunciato di aver aperto una procedura formale di inchiesta – è di aver messo in atto pratiche «anti-concorrenziali abusando della sua posizione dominante». Un portavoce della Commissione è entrato più nel dettaglio. Secondo l’Antitrust di Bruxelles, Gazprom avrebbe ostacolato «il flusso libero di gas tra gli stati membri», avrebbe «impedito la diversificazione delle forniture di gas», ha imposto «prezzi non corretti ai clienti legando il prezzo del gas alle quotazioni del petrolio». Tutto ciò, oltre a «una restrizione della libera concorrenza», ha portato «a prezzi più elevati e al deterioramento della sicurezza delle forniture.
Non poteva essere diversamente, visto che si tratta di una procedura che viene aperta “formalmente” dopo una indagine preventiva nei mesi scorsi, con una serie di indagini a sorpresa nelle sedi delle principali società  coinvolte e nelle controllate di Gazprom in giro per l’Europa.
Attenzione: i paesi in cui la Commissione sospetta che Gazprom abbia manipolato i mercati sono Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Estonia, Lituania, Lettonia, Ungheria e Bulgaria. Come si vede, sono tutti paesi dell’ex blocco comunista dei tempi della Guerra fredda e proprio per questa ragioni non dispongono di infrastrutture alternative per limitare la dipendenza sia dal gas come materia prima, sia da Gazprom come fornitura. Una dipendenza che, secondo Bruxelles, il colosso russo avrebbe continuato ad alimentare.
La procedura è stata aperta per tutelare i consumatori finali, sia le famiglie sia le imprese. Ma anche per sostenere i grossisti che comprano il gas dai grandi gruppi che fanno affari direttamente con Gazprom. Non a caso, fanno notare gli addetti ai lavori, la notizia della messa sotto inchiesta arriva a ridosso del periodo entro cui è possibile chiedere a Gazprom di rinegoziare i contratti. La maggior parte degli accordi prevede, infatti, che prima dell’anno termico (sostanzialmente entro ottobre) chi ha sottoscritto contratti di fornitura di lungo periodo possa avanzare la proposta di revisione dimostrando però la modifica sostanziale delle condizioni di mercato. La mossa della Ue verrebbe così letta anche come un tentativo di mettere pressione a Gazprom. Ma può spaventarsi chi ha la mano sul rubinetto del gas?


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