Ma chi è questo Casaleggio

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La notizia è che Enrico Sassoon lascia la Casaleggio Associati. Un divorzio non da poco. Nella società  fondata nel 2004 da Gianroberto Casaleggio, l’inventore del blog beppegrillo.it, della rete dei MeetUp sul territorio, dei Vaffanculo-day e come lui stesso rivendica cofondatore del Movimento 5 stelle ed estensore con Grillo del suo non-statuto, Sassoon è infatti l’azionista più noto, ancorché col 5 per cento: per un quarto di secolo nel gruppo Il Sole-24Ore, per otto anni amministratore delegato dell’American Chamber of Commerce in Italia, dal 2003 direttore della “Harvard business review Italia” con la sua StrategiQs edizioni.

Perché se ne va o, per usare le sue parole, «stiamo valutando insieme l’opportunità  di imboccare strade diverse e riprendere ciascuno la sua autonomia»? Perché, spiega, «io ero entrato in una società  di puri professionisti della comunicazione che negli ultimi anni, con una forte accelerazione nei sei mesi scorsi, ha però sviluppato un interesse di tipo politico a me estraneo. Io Grillo non l’ho mai visto, con lui non ho mai parlato né scambiato una mail e neppure un sms».

C’è però anche un’altra ragione, che esce in seconda battuta: Sassoon non ne può più «di tutte le farneticazioni in Rete, poi debordate anche sulla carta stampata, su di me come rappresentante di fantomatici poteri forti che per mio tramite si vorrebbero infiltrare in un movimento per fargli bene o male non ho capito. Ma io non rappresento nessun potere forte, né in generale né nella Casaleggio Associati, dove peraltro non ho responsabilità  né cariche operative. E certe fantasie finiscono nella diffamazione con connotati razzisti». Sassoon è ebreo, 250 anni fa inglesi col suo nome erano azionisti della Compagnia delle Indie che commerciava spezie e droghe con la Cina, ergo lui «fa parte di una potentissima dinastia di narcotrafficanti»: ciarpame del genere si legge su Internet.

E meno male che, scrive Casaleggio nel libro firmato con Grillo “Siamo in guerra. Per una nuova politica”, edizioni Chiarelettere, «in Rete non si possono oscurare le notizie, non si può mentire a lungo, è impossibile sottrarsi a questo nuovo “tribunale del popolo” perché la nostra identità  ombra ci accompagna e influenza l’opinione che i navigatori hanno di noi». Curioso e un po’ paradossale, semmai, è che proprio su di lui, teorico di un Web che «ha applicato la censura ai suoi censori», girino su Internet e sulla carta stampata poche informazioni, alcune errate ma ripetute in copia-incolla, e svariate semplificazioni: una per tutte, l’epiteto di “guru del guru”, non solo il Gianni Boncompagni di un Grillo-Ambra che ripeterebbe a pappagallo quello che la vera testa pensante e gran manovratore del Movimento 5 Stelle gli sussurra all’orecchio, ma una specie di santone con una visione del mondo tra l’esoterico e il massonico, un futurologo sgangherato come da suoi video sullo sterminio di nove decimi dell’umanità  e il successivo trionfo della net-democracy senza più ideologie né religioni, il Rasputin dello zar Beppe, un Ron Hubbard de noantri con la sua Casaleggiology di cui Grillo sarebbe lo strumento più o meno consapevole.

Solo che quest’immagine non quadra per niente con quanto raccontano varie persone che a diverso titolo ci hanno avuto a che fare. Tocca ricostruire perché lui non ci rilascia interviste. Intanto il suo percorso professionale. Classe 1954. Radici nel Canavese dove ora ha casa con bosco in quel di Settimo Vittone presso Ivrea. Perito informatico, poi qualche esame alla facoltà  di Fisica presto abbandonata. A 21 anni diventa padre (il figlio Davide è oggi uno dei soci della Casaleggio Associati, leggere sul sito il suo lungo post sull’Internet delle cose, next revolution degli oggetti che in Rete possono collegarsi e acquisire un ruolo attivo) ed entra in Olivetti. Il ragazzo ha idee, guarda avanti, conquista le persone con quel suo fare già  allora “assertivo”, come dicono gli americani: di chi sostiene una tesi con ferma convinzione ma in modo pacato e controllato, senza esagitazioni, insomma l’opposto esatto di Beppe Grillo.
Fa carriera fino ad amministratore delegato in Webegg, joint venture con Telecom, consulenza per il posizionamento delle aziende in Rete: sotto l’egida di Lorenzo Pellicioli, allora amministratore delegato di Seat, acquisita dal gruppo Telecom (era Colaninno), diventa la mente per i nuovi media e la convergenza delle tecnologie (tv compresa), e nei primi anni Duemila siede addirittura in undici cda, da Lottomatica alla scuola di design Domus Academy, dalla Garage di produzioni cinematografiche alla dotcom Netikos insieme a Michele Colaninno figlio di Roberto, fino alla software house della Regione Val d’Aosta. Ma nel 2004 se ne va e fonda la sua società , con tre a lui vicini in Webegg: Sassoon (in consiglio di amministrazione ce l’aveva portato Casaleggio nel ’98), Mario Bucchich e il giovane Luca Eleuteri. Nello stesso anno l’incontro con Grillo, raccontato da entrambi: il comico legge un suo libro, lo cerca, si vedono nel camerino di un teatro di Livorno dopo uno spettacolo, «questo o è un pazzo o è un genio», opta per la seconda, e grazie a lui diventa da analfabeta informatico il tenutario di uno dei 25 blog più influenti al mondo secondo “Time”.

Begli uffici, la Casaleggio Associati, a Milano al 6 di via Morone, quadrilatero della moda. Come clienti belle aziende, saranno forse una ventina, dice Sassoon, «ma non conosco il nostro portafoglio». E belle parcelle, a sentire le lagnanze di Sonia Alfano, eurodeputata grillina nella lista Idv, a Strasburgo presidente della Commissione antimafia, ora in rotta col capo: «Ho rifiutato di consegnare il mio blog a Casaleggio perché non avevo la cifra spropositata che mi aveva chiesto per aumentare la mia visibilità  in Rete. E poco dopo sono iniziati gli attacchi personali contro di me, proprio sul blog di Beppe Grillo gestito da lui». Il modo in cui la Alfano ne tratteggia il carattere non sprizza simpatia: «Calcola tutto al millesimo, non lascia nulla al caso, si fida di pochi».

Opposto il ritratto che di Casaleggio traccia Antonio Di Pietro: «E’ un professionista serio e qualificato, sa come vendere un prodotto, siano noccioline o un partito. Ed è una persona per bene, con le mani pulite, senza scheletri nell’armadio, che dice quello che fa e fa quello che dice».

Casaleggio prese in carica il suo blog nel 2006: «Me lo presentò Grillo, mi pare, comunque si propose lui». Contratto chiuso a fine 2010: troppo esoso? «Ma no, ci ha insegnato il mestiere e ora facciamo da soli». Quei video un po’ schizzati sulle future catastrofi e rinascite del mondo? «Forche caudine della comunicazione, l’esasperazione è necessaria per far passare i contenuti, lo fanno anche gli operai di Ilva e Alcoa». Ora però gestisce un partito. «Macché! E’ un cittadino con partita Iva e risponde al suo cliente.

All’elettore risponderà  il politico, e lui non mi risulta che finora si sia candidato». Una foto a fuoco, anche facendo la tara alla voglia di Di Pietro di allearsi con 5 stelle. Ma con Grillo il venditore Casaleggio s’è trovato un prodotto tutto da inventare: il comparto-vendite finisce per decidere come dev’essere il prodotto.

Che come imprenditore ci sappia fare sta nei bilanci della Casaleggio Associati. Fatturato 2,7 milioni già  nel 2006, utili per 660 mila euro l’anno appresso, business anche nell’editoria con la produzione e distribuzione dei dvd degli show di Grillo e del Passaparola di Marco Travaglio: anche se più la sua notorietà  straborda nella politica più l’utile si assottiglia, 87 mila euro nel 2010, in rosso per 57 mila nel 2011. Dei video futurologici di Casaleggio, tipo Prometheus, più che le sparate andrebbero ascoltate le affermazioni di teoria della comunicazione. Esempio: «Il concetto di informazione statica, libri articoli immagini, si trasforma in flusso di conoscenza. La pubblicità  è scelta dai creatori di contenuti, dagli stessi autori, e diventa informazione, confronto, esperienza». O, nel libro citato: «Siamo tutti giornalisti. E’ la nuova figura del prosumer, insieme produttore e consumatore delle notizie. Niente filtri tra potere e cittadini».
 Oddio, niente filtri… Nel Movimento 5 stelle, specie in Emilia-Romagna dove uno dopo l’altro vengono scomunicati, messi all’indice e cacciati vari esponenti, montano malumori e ribellioni proprio sul fatto che Casaleggio, attraverso il blog di Grillo da lui curato, faccia da filtro a tutto. «Una mente freddissima, molto intelligente, spietato, uno che prende per il culo tutti», come s’è fatto scappare in un fuorionda di Piazzapulita il consigliere regionale emiliano Giovanni Favia? Due flash di Valentino Tavolazzi, Progetto per Ferrara, il primo cacciato. Una telefonata del 2011 per invitarlo a tenere una relazione all’assemblea degli eletti: «Ce l’ha con Favia che parla troppo coi giornalisti; all’incontro pubblico lo umilia mandando in onda l’audio di una sua telefonata in radio come esempio di cosa non si deve fare». Secondo flash, inizio di quest’anno: «Chiedo che a livello locale i gruppi 5 stelle possano incontrarsi e democraticamente votare anziché rapportarsi sempre e soltanto con Milano, con lo staff, cioè con Casaleggio che dà  la linea. La mia espulsione arriva il 1° maggio col solito post in Rete…».

Ha collaborato Michele Sasso


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