Madrid vara austerity da 40 miliardi

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 Le Borse reggono all’indomani dell’ennesimo mercoledì nero, gli spread ridiscendono, il Tesoro vende 5,65 miliardi di Btp con tassi in calo. Contribuisce soprattutto la Spagna che vara un nuovo piano di austerity per quasi 40 miliardi, senza chiarire però se chiederà  o meno gli aiuti internazionali e dunque senza tamponare il rischio-contagio. Anche in Grecia la maggioranza trova una intesa sui nuovi tagli, pur invocando più tempo per realizzarli. Ma nel complesso l’economia tutta manda segnali non proprio rosei. In Italia, nel secondo trimestre, crollano le compravendite di case (—25%), il peggior calo dal 2004: i soldi in giro sono pochi, i mutui sono difficili da ottenere, scarseggia la fiducia nel futuro. Così, i potenziali compratori di casa languono e i venditori aspettano tempi migliori.
E’ un giorno di relativa quiete per i mercati. Tutte le Borse vivacchiano e Milano chiude con un rialzo dello 0, 27%. Lo spread ritorna a quota 366 (da 375) e in Spagna scende a 448. Il Tesoro vende Btp a 5 e 10 anni, con tassi rispettivamente del 4,09% e del 5,25%. Ma fin dal mattino e per tutta la durata delle contrattazioni, gli occhi degli operatori restano incollati soprattutto su Madrid e sulla sua Finanziaria. Con i nuovi tagli il premier spagnolo Mariano Rajoy spera di riconquistare la fiducia dei mercati, evitando così di ricorrere al salvataggio da parte delle istituzioni europee, il temuto bailout. Proprio questo tergiversare riaccende i timori su un possibile contagio, mentre pure la Castiglia si dice sul lastrico. Nel pacchetto di austerity ci sono tagli alle spese ministeriali, più tasse, più liberalizzazioni, un aumento dell’età  pensionabile effettiva e maggiore lotta agli evasori; viene anche istituita una autorità  fiscale indipendente per controllare i conti e garantire la trasparenza. Il commissario Olli Rehn giudica il pacchetto «un passo importante»; il premier italiano Mario Monti parla di «misure coraggiose». Gli analisti, al momento, restano cauti.
Respirano, i mercati, sostenuti dalle mosse di Madrid, come da voci insistenti su nuove misure di stimolo economico in Cina. Patiscono invece per gli altri dati macroeconomici in circolazione, la prova che la recessione continua a mordere. Per esempio: la fiducia delle aziende Ue cala a settembre ai minimi del 1993. In Germania, il numero dei senza lavoro aumenta per il sesto mese di fila (2,9 milioni). Negli Usa, il Pil del secondo trimestre cresce meno del previsto (1,3%), la ripresa perde slancio e gli ordini di beni durevoli vanno giù del 13%, il maggior calo dal 2009. Il Fmi, alla vigilia dell’assemblea annuale di Tokyo, avverte: il debito pubblico delle economie avanzate è ai massimi dalla Seconda Guerra mondiale. Ma per ridurlo serve tempo: «E’ una maratona, non uno sprint». E soprattutto, il risanamento deve procedere di pari passo con le misure per la crescita. E’ possibile: l’Italia, negli anni 90, con Prodi, ci è riuscita.
A Tokyo, i ministri e i governatori dei Sette Grandi, terranno un vertice ristretto sulla crisi e la sua possibile exit-strategy. Ci sarà  anche il presidente della Bce, Mario Draghi, che viene lodato dal Cancelliere Merkel per aver garantito la stabilità  dei prezzi: il 24 ottobre, il banchiere andrà  al Bundestag a spiegare le sue strategie e le potenzialità  del fondo salva-Stati Esm, ratificato ora dal presidente della Repubblica tedesco, Gauck. Ieri sera, tappa di Draghi a Milano per un incontro a porte chiuse con decine di top manager di banche e aziende.


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