Marchionne verso il summit: prima i numeri
Persino i brand che parevano non toccati dalla crisi, quelli del lusso, denunciano un cambiamento sempre più evidente, della congiuntura. Matthias Mueller, presidente ed amministratore delegato di Porsche, in occasione della presentazione della nuova Boxster, ha dichiarato che, quasi sicuramente, verranno ridotti gli investimenti e tagliati i costi per compensare il calo delle vendite, salvaguardando la redditività . Ieri anche Daimler AG, il terzo produttore al mondo di veicoli di lusso, ha anticipato, per bocca del suo ceo, Dieter Zetsche, che a causa del forte declino della domanda nel nostro Continente, superiore ad ogni previsione, gli utili della divisione auto, nel secondo semestre, diminuiranno.
La crescente competizione in Cina sta provocando una battaglia dei prezzi, a colpi di promozioni. Il Presidente della Repubblica francese, Francois Hollande, ha ricevuto ieri i rappresentanti sindacali della fabbrica Psa di Aulnay, di cui è stata decisa la chiusura, ma pur promettendo negoziazioni non ha preso impegni vincolanti. Nel frattempo, Psa, alla ricerca di liquidità , ha ceduto il 75% della sua filiale logistica Gefco, alle ferrovie russe RZD. L’alleanza Renault-Nissan esaminerà un nuovo piano industriale il 25 settembre: riguarderà i modelli Renault, Dacia, Samsung, Nissan e Infiniti, da qui al 2016, illustrerà anche i dettagli della joint venture con la russa AvtoVAZ. Il presidente Carlos Ghosn aggiornerà sulla contesa politica e diplomatica in atto tra Cina e Giappone, per la sovranità di un pugno di isole, che sta penalizzando le vendite di prodotti nipponici in Cina, peggiorando, di conseguenza, l’instabilità europea. Il presidente della Ford Alan Mulally si è pronunciato sugli investimenti nel Vecchio Continente, osservando che si è verificata, negli ultimi mesi, una contrazione drastica della domanda, l’Europa è passata da 18 milioni di veicoli all’anno a 14 milioni. La casa americana, continuerà comunque ad impegnarsi: l’inizio della produzione della nuova Mondeo (in America già in vendita con il nome Fusion) nello stabilimento di Genk, in Belgio, a partire dalla metà di ottobre, sei mesi più tardi rispetto al programma. In effetti tutti i costruttori sono impegnati ad osservare la progressione di questa emergenza, ognuno attende prima di anticipare interventi correttivi, drastici.
Sergio Marchionne durante l’ultimo incontro con gli analisti sulla Chrysler, il 31 luglio, aveva spiegato: «Forniremo un aggiornamento dei target quando conosceremo i numeri del terzo trimestre». Questa sarà la base di partenza per delineare qualsiasi ipotesi di variazione. I ripetuti allarmi sulla crisi del mercato automobilistico europeo avvertono il mercato di una possibile riduzione del fatturato, l’aggiornamento dei target non dovrebbe comunque essere inteso come una contrazione dei profitti. Un voce autorevole si è intanto alzata a favore del manager Fiat, Carlo Callieri, ex capo del personale. L’uomo che ha organizzato negli anni Ottanta la marcia dei 40 mila ha affermato che «bisogna dare atto a Sergio Marchionne di aver salvato la Fiat. Senza di lui oggi non saremmo qui a discutere di posti di lavoro in pericolo, sarebbero stati cancellati da un pezzo. Nella decisione di abolire la dizione Fabbrica Italia non vi è nulla di strano e tanto meno di ricattatorio, quella scelta era stata fatta in un quadro economico completamente diverso da quello di oggi».
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