Mediobanca pronta a ridurre le quote strategiche

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MILANO – I 12 mesi peggiori dei mercati, che combaciano con l’esercizio Mediobanca chiuso a giugno, chiedono un pedaggio pesante al gruppo, appesantito da tante partecipazioni nell’anno svalutate o inermi. E l’ad Alberto Nagel, pur giudicando «più che accettabile, in un contesto estremamente difficile» il bilancio, allerta: «L’esposizione alle azioni va ridotta, perché sono troppo volatili e danno troppa volatilità  ai nostri risultati. Faremo proposte su quel che vogliamo fare nei prossimi mesi, quando ci sarà  una stabilizzazione della zona euro e sarà  più chiara la normativa Basilea 3». La limatura proseguirà , dopo il dimezzamento delle partecipazioni azionarie (Afs), a giugno di 1,9 miliardi.
L’utile netto è di 81 milioni (-78%), la cedola di 5 centesimi (17 un anno prima), metà  dei profitti. Tutto nelle attese, ma in Borsa il titolo peggiora e perde il 3,55% in una seduta storta per i bancari. Costi, patrimonio e business resistono alla congiuntura, mentre l’attività  di holding pesa per 402 milioni e mangia quasi tutto il reddito dell’attività  bancaria (+6%). Le partecipate portano profitti per 170 milioni (specie il 13,2% in Generali, ma anche qui si cala) che non compensano svalutazioni da 113 milioni sulla quota Telco (controllante di Telecom), 78 milioni per la svalutazione di Rcs e 382 milioni persi o stralciati su altri titoli Afs (141 su bond greci e 132 sul convertendo Unicredit).
Il calo di rischiosità  si ravvisa anche nel raddoppio di titoli governativi (9,2 miliardi) in prevalenza italiani e con durata ridotta, e in un «significativo miglioramento del profilo di rischio di alcune esposizioni». Tra cui Fonsai, debitrice di 1,1 miliardi in bond. Mentre si compie l’integrazione con Unipol, il banchiere rimarca «il nostro ruolo proattivo nel modificare il management di alcune partecipate e nel riassetto azionario in alcune controparti»; leggi anche per Generali e Rcs quindi. Tra le quote strategiche la prova del nove sarà  proprio l’alleggerimento, attorno al 10%, a Trieste, che dal 2013 coi nuovi principi contabili assorbirà  molto più patrimonio. Il Core tier 1 a giugno comunque sale, all’11,5% (dall’11,2%) e cresce la liquidità  (indice Nsfr superiore al 100%). Anche il costo del rischio però sale, di 10 punti base a 130.
«È un miracolo fare questi numeri – ha detto il consigliere Tarak Ben Ammar –, se guardiamo ai colossi del mondo che non hanno neppure pagato dividendi Mediobanca ne esce veramente bene. Siamo contenti di management, strategia e visione del gruppo». Altri consiglieri durante il cda – che ha nominato Alberto Pecci al posto di Jonella Ligresti, mentre a latere l’assemblea del patto ha cooptato Gilberto Benetton nel direttivo, al posto di Salvatore Ligresti – hanno apprezzato la presenza, non scontata, di utile e cedole. Ma dopo l’assemblea di ottobre si apre l’agenda futura: in successione, piano strategico di Generali – dove non si può escludere una ricapitalizzazione – sviluppi nell’area euro, chiarimenti su Basilea 3. E, massimo a giugno, il piano strategico Mediobanca in cui Nagel e soci proveranno a disegnarsi il futuro.


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