Oggi in piazza chi crede nel pubblico

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Sciopero generale degli statali di Cgil e Uil, oggi, per protestare contro i tagli e gli esuberi previsti dalla spending review: «Una manovra pesante che riduce drasticamente il perimetro dell’intervento statale sul territorio, e che l’ultimo incontro con il ministro Patroni Griffi non è affatto servito a ridimensionare», sintetizza Rossana Dettori, segretaria generale della Fp-Cgil. È prevista anche una manifestazione nazionale a Roma che partirà  intorno alle 9,30 da piazza Esedra per arrivare in piazza Santi Apostoli, dove a fine mattinata saliranno sul palco, insieme a sindacalisti greci e spagnoli, i leader di Cgil e Uil, Susanna Camusso e Luigi Angeletti. Per i leader della Cgil, della Fp e della Flc lo sciopero «è il naturale sbocco di un lungo percorso di mobilitazione che il sindacato ha messo in campo in opposizione alle scelte del governo Monti sul lavoro pubblico», oltre ad essere «un’occasione per rilanciare un’idea di riorganizzazione e valorizzazione del lavoro pubblico in risposta agli effetti devastanti della crisi in atto». Per Alberto Civica, segretario generale della Uil Rua, «lo sciopero rimane l’unica possibilità  per dichiarare il nostro dissenso».
La Cisl, che aveva condiviso la prima fase della protesta, resta invece contraria allo sciopero. Con l’inevitabile scia di polemiche, suscitate dalle parole del segretario confederale Cisl Gianni Baratta che, a commento dello sciopero, ha detto di Cgil e Uil «tradiscono i lavoratori per interessi di bottega». Gli risponde secco il segretario confederale della Cgil, Nicola Nicolosi: «In un Paese dove vive il pluralismo sindacale, è buona regola per i sindacalisti non interferire nell’azione sociale delle altre organizzazioni».
Nella giornata di sciopero è coinvolto l’intero settore pubblico, eccezion fatta per la scuola, che invece scenderà  in piazza il 12 ottobre. Della lunga mobilitazione contro l’azione di governo in tempo di crisi fa parte anche l’annunciato «grande appuntamento» organizzato dalla Cgil per il 20 ottobre, centrato sul lavoro e sulle tante solitudini create dalla crisi economica. Oggi, intanto, è previsto lo stop per i servizi dei Comuni (ma non il trasporto pubblico), della sanità , dell’Inps, di prefetture e università : garantiti comunque i servizi pubblici essenziali. Incrociano le braccia anche i lavoratori aderenti alla Confsal, mentre l’Ugl ha sospeso lo sciopero dopo l’incontro di tre giorni fa con il governo, mantenendo comunque inalterato «lo stato di agitazione di tutte le categorie del pubblico impiego». Nel complesso si tratta di circa 3 milioni di lavoratori coinvolti.
CAMBIARE ROTTA
I numeri che motivano la protesta fanno impressione: le stime fatte finora dal governo (le proposte vere e proprie verranno dichiarate il 31 ottobre) parlano di 60 miliardi in meno per gli Enti locali, 21 in meno per il Servizio sanitario nazionale, e di qualcosa come 24mila esuberi, di cui 13mila negli Enti locali (ma senza considerare i dipendenti delle Province da abrogare), e 11mila che oggi lavorano in ministeri ed enti pubblici non economici. Mancano ancora all’appello gli eventuali esuberi della Sanità , per non parlare dell’indotto, mentre resta aperto anche il problema dei 100mila precari statali. «Il problema, ancora una volta, sono i tagli lineari che penalizzano lavoratori, servizi e cittadini riprende Dettori Il governo deve cambiare linea. Non può passare l’idea di ridurre il perimetro del welfare pubblico allo stadio minimale, e favorire in questo modo associazioni ed enti privati. L’obiettivo non sembra quello di razionalizzazione e miglioramento dell’azione pubblica, ma, al contrario, di ridimensionamento e destrutturazione delle pubbliche amministrazioni, dei servizi pubblici in generale».


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