Ora l’Italia è l’ago della bilancia per la Tobin Tax
Le ultime trattative sono state sparigliate dalla proposta-intimazione di Francia e Germania: «Andiamo avanti comunque, partiamo già nel 2013, bastano nove Paesi a decidere secondo il meccanismo della cooperazione rafforzata». Nell’attesa di ritrovarsi tutti a Bruxelles fra un paio di settimane, la scacchiera è, così, piena di pedine sparpagliate: un pugno di Paesi ufficialmente contrari, Gran Bretagna in testa (la City finanziaria di Londra non sarebbe ovviamente felice di pagar pegno sui propri affari) e poi il Lussemburgo delle banche, l’Irlanda, l’Olanda, la Svezia, Malta, la Slovacchia, l’Estonia; e 9 Paesi favorevoli: Francia, Germania, Belgio, Grecia, Polonia, Austria, Slovenia, Portogallo, Cipro; con l’aggiunta, anche qui probabilmente, di Repubblica Ceca e Romania. Ai lati, gli indecisi, soprattutto Italia e Spagna, che potrebbero essere gli aghi della bilancia: a giugno erano ancora schierate apertamente per il «sì», ora nicchiano e potrebbero aver gettato la «Tobin tax» sul tavolo dei negoziati intorno al contenimento del debito sovrano. L’ha già insinuato qualche giornale a Berlino: Roma e Madrid chiederebbero a Parigi e Berlino, in cambio di un «sì» all’imposta sulle transazioni, più disponibilità a trattare sulle misure anti-spread. Mentre – si dice anche questo – Angela Merkel vorrebbe usare gli introiti della Tobin tax per aiutare i Paesi più fragili legandoli a severe condizioni, e così eliminare anche l’odiato progetto degli eurobonds. Poi, naturalmente, c’è la Commissione Europea: si dichiara «pronta» ad agire, ma glissa anche su quella scadenza del 2013, giudicata «ambiziosa».
In realtà , la stessa Commissione ha già indicato degli obiettivi: imposta dello 0,1% sulle transazioni che riguardano azioni e obbligazioni, e dello 0,01% per altri prodotti finanziari. Con queste aliquote, si mettono in bilancio introiti di circa 57 miliardi all’anno.
A marzo, l’Italia firmava una lettera con altri Paesi per chiedere la Tobin tax entro luglio. Nei mesi seguenti, sembra essersi un po’ defilata. Il ministro dell’Economia Vittorio Grilli assicura ora «nessuna irritazione per la lettera di Francia e Germania» sull’imposta, e promette «una posizione aperta» italiana per il prossimo Ecofin, il vertice dei ministri finanziari. Ma sa bene che nel suo stesso Paese vi sono umori assai contrastanti. Solo l’altro ieri, Silvio Berlusconi ha ricordato così i tempi del suo governo: «Ho fermato la Tobin tax che la Merkel, naturalmente con il sostegno di Sarkozy, voleva fosse introdotta».
Luigi Offeddu
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