Plastica e staminali per organi biotech il trapianto senza donatore è made in Italy

by Sergio Segio | 17 Settembre 2012 6:50

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Una trachea di materiale plastico trattata con le staminali e impiantata su un malato di cancro. Il sogno degli organi artificiali è sempre più vicino a realizzarsi grazie all’uso di nanotecnologie e medicina rigenerativa. Dietro l’ultimo scatto in avanti della ricerca c’è un chirurgo italiano, Paolo Macchiarini, originario di Viareggio. Nel luglio dell’anno scorso ha operato all’istituto Karolinska di Stoccolma un paziente con una nuova tecnica, messa a punto in anni di lavoro sui problemi delle vie respiratorie. Andemariam Beyene a 14 mesi di distanza è in buone condizioni, la notizia dell’intervento è finita sulle riviste scientifiche internazionali e ieri è uscita sulla prima pagina del New York Times.
Il lavoro del gruppo di Macchiarini è iniziato con una tac tridimensionale al torace del paziente, necessaria per avere un’immagine precisa della trachea malata. Successivamente all’University college di Londra è iniziata la costruzione dell’organo in materiale plastico, un insieme di fibre sottilissime e biocompatibili realizzato con le nanotecnologie. Per evitare il rigetto sono state usate le staminali prelevate dal midollo dello stesso paziente. Sono state messe sopra la trachea artificiale, sistemata poi per un giorno e mezzo in una sorta di incubatrice dove le cellule si sono moltiplicate, creando un organo “bioartificiale”. Poi è stato fatto il trapianto.
Macchiarini è stato il primo chirurgo al mondo a fare un trapianto di trachea, nel 2008 a Barcellona. In quel caso aveva utilizzato l’organo di un donatore ma già  allora aveva compreso l’importanza dell’utilizzo delle cellule staminali per far adattare la trachea ad un altro organismo. Con lui lavorano ricercatori esperti di queste cellule e l’anno scorso si è deciso a fare il grande salto: quello di utilizzare un organo artificiale, che tra l’altro non presenta problemi legati alla grandezza e non obbliga chi lo riceve a prendere farmaci antirigetto.
Il chirurgo toracico a suo tempo divenne un caso di cervello in fuga dall’Italia. Dopo l’intervento a Barcellona denunciò come in Italia fosse impossibile lavorare e raccontò di essersene andato perché ad un concorso a cui voleva partecipare i vincitori erano già  decisi a tavolino. La Regione Toscana lo invitò a rientrare e gli propose di lavorare al policlinico di Careggi. Dopo anni di scontri e polemiche tra Macchiarini, uno che parla fuori dai denti, e una parte dell’Università  fiorentina si è arrivati ad un accordo con l’azienda ospedaliera. Il chirurgo dirige l’Istituto europeo per le vie respiratorie ed assicura una presenza in sala operatoria per alcuni giorni della settimana. È anche professore al Karolinska e opera in altri paesi, come gli Stati Uniti, l’Inghilterra e la Russia. Non si esclude che nei prossimi mesi possa fare un trapianto con una trachea bioartificiale anche a Firenze.
Il lavoro svolto dal gruppo di Macchiarini al Karolinska è innovativo ma sono numerosi gli scienziati nel mondo che studiano tecniche simili per costruire organi più complessi. Si cerca di rispondere al calo di donatori o comunque alla crescita della richiesta da parte di una popolazione che invecchia e viene colpita sempre di più da malattie croniche che rendono necessario il trapianto. Mentre un tempo si cercavano di creare macchine capaci di sostituire, ad esempio, il cuore, oggi si punta sulle capacità  delle staminali di “umanizzare” tessuti artificiali.

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