Poliziotti a giudizio per l’omicidio Ferulli. E l’allarme sicurezza?
L’incarognimento può essere vero, peccato però – meno male – che Milano continua ad essere una delle città più sicure al mondo relativamente al tasso di omicidi.
Nel 2011, per esempio, 11 casi (- 21% rispetto all’anno precedente). E il questore Marangoni ha precisato, per citare l’esempio di una città ritenuta virtuosa, che ci sono più omicidi a Monaco di Baviera che nel capoluogo lombardo. Quindi – con buona pace della destra priva di argomenti, e del sindaco Pisapia che pur conoscendo la realtà si trova costretto a rispolverare il tema della «sicurezza come priorità » – Milano non è Ciudad Juarez, e nemmeno Roma o Napoli, nonostante l’assassinio di Carolina Payano e Massimiliano Spelta, uccisi la scorsa settimana a colpi di pistola.
Tutto ciò forse ha qualcosa a che vedere con il rinvio a giudizio con l’accusa di omicidio preterintenzionale per quei quattro poliziotti che il 30 giugno 2011 durante un fermo picchiarono a morte Michele Ferulli? Sì, e no. Sì, perché sempre di omicidio si tratta, anche se queste notizie non diventano occasione per discettare di allarme sicurezza. E no, perché da qualunque tipo di «forza dell’ordine» ci si aspetterebbe un atteggiamento non violento nei confronti dei cittadini indifesi, come lo era Michele Ferulli, quando «già immobilizzato a terra – sono le parole del gup Alfonsa Ferraro – riferiva di sentirsi male e lo colpivano ripetutamente anche con l’uso di corpi contundenti». Il giudice ha addirittura riqualificato l’ipotesi di reato da cooperazione in omicidio colposo ad omicidio preterintenzionale. Ci sarebbe di che riflettere.
Il processo ai poliziotti Francesco Ercoli, Michele Lucchetti, Roberto Piva e Sebastiano Cannizzo inizierà il 4 dicembre. La figlia di Michele Ferulli, che da subito aveva cercato di ristabilire la verità sulla morte del padre, peraltro documentata da un video, si dice soddisfatta: «Nella sfortuna abbiamo avuto la fortuna di trovare chi ha fatto indagini veloci, pulite e senza voler nascondere nulla a nessuno». Per Luigi Manconi, presidente dell’associazione A Buon Diritto, la notizia è «estremamente» importante. «Più volte – spiega – abbiamo denunciato la scarsa corrispondenza tra un atto di fermo che avviene con modalità evidentemente abnormi, tali da non escludere conseguenze mortali, e un titolo di reato palesemente inadeguato. La verità è che, anche di recente, tra Milano e Roma, si sono verificati numerosi casi di omicidio preterintenzionale nel corso di fermi». Anche l’Associazione Federico Aldrovandi – che ha suggerito alla famiglia Ferulli di farsi rappresentare dall’avvocato Fabio Anselmo, già legale delle famiglie Cucchi, Uva e Aldrovandi – esprime soddifazione per il rinvio a giudizio dei poliziotti: «A Milano c’è giustizia».
E c’è anche un altro processo destinato a restare ai margini dell’allarme sicurezza, verrà celebrato il 9 ottobre. Sul banco degli imputati, il vigile Alessandro Amigoni che lo scorso febbraio, al parco Lambro, uccise con un colpo di pistola alle spalle (sparato da pochi centimetri) il 28enne cileno Marcelo Valentino Gomez. Un omicidio che rientrerà nelle statistiche del 2012. Aspettiamo tre mesi prima di parlare di escalation omicida, ritorno dei soldati e utilizzo dei vigili in operazioni contro la criminalità .
Related Articles
Reddito di cittadinanza. Tridico: «Meloni fa una cinica guerra ai poveri»
Il «padre» del Reddito di cittadinanza: il governo cancella l’unico sussidio esistente a 600 mila persone. E si tagliano 4 miliardi. Oltre ai 250 mila di venerdì, dal 2024 altri 350 mila perderanno ogni tutela
Gli italiani che amano il non profit: 9 su 10 hanno donato almeno una volta
Non Profit Report 2011 di ContactLab e Vita Consulting. Uno su tre (39%) ha donato online, dopo essersi informato sul web (54%) La maggioranza dona soprattutto a favore delle cause umanitarie e della ricerca scientifica
Covid-19. «Il sistema Lombardia va smantellato»: un dossier dei movimenti di Brescia
L’iniziativa delle realtà associative, politiche e sociali di Brescia, 50 pagine di dati sulle vittime del virus e i racconti del personale di ospedali e Rsa: «Una seconda ondata sarebbe in parte scongiurabile se la salute della collettività fosse messa come priorità rispetto alle regole del capitalismo»