“È un attacco politico contro l’America i fanatici hanno troppo spazio in Libia”

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NEW YORK – Ian Buruma è sconvolto per quanto è accaduto l’altra notte a Bengasi, e preoccupato per una possibile escalation di violenza anti-americana. ma si sforza di comprendere lucidamente le motivazioni profonde di quanto sia successo e come debba essere analizzata questa nuova tragedia alla luce dei rapporti tra Occidente e Islam. «Fa impressione – spiega lo scrittore – pensare che l’ambasciatore ucciso fosse conosciuto come uomo del dialogo» racconta nel suo ufficio del Bard College “e inoltre era stato pubblicamente apprezzato dai ribelli che avevano scacciato Gheddafi».
Vede qualche affinità  tra l’omicidio dei quattro americani a Bengasi e quello di Theo Van Gogh, sul quale lei ha scritto “Assassinio a Amsterdam”?
«No, quello che sta emergendo è che a differenza dell’omicidio di Amsterdam in questo caso c’è qualcosa di molto più organizzato, che pare si possa ricondurre ai gruppi salafiti del Maghreb che tentano di riformare Al Qaeda. Solo un gruppo simile può aver organizzato un attentato del genere, nel quale sono stati addirittura usati razzi. L’omicidio di Van Gogh era stato opera di un fanatico, Muhammad Bouyeri, forse aiutato da qualche compare. Nel caso di Bengasi ci troviamo di fronte ad un attentato politico».
Dai resoconti dell’intelligence Usa sta emergendo anche che il film blasfemo su Maometto sia stato un pretesto e che l’obiettivo era anche quello di colpire gli americani nell’anniversario dell’11 Settembre.
«Su questo ancora non abbiamo certezze. Certo sarebbe strana una coincidenza proprio in una data del genere».
Ritiene che questa vicenda avrà  un peso nelle prossime elezioni americane?
«Non credo: personalmente sono convinto che la politica estera abbia uno scarso peso nelle scelte di voto degli elettori americani. Inoltre Obama ha un record inappuntabile in politica estera, a differenza di Romney, che infatti ne parla il meno possibile. Certo, la ricorrenza dell’attacco alle Torri assume un valore simbolico, ma un assalto del genere avrebbe avuto un reale effetto politico se fosse avvenuto ad esempio Washington o a New York».
Come può un paese che considera la libertà  di espressione come uno dei propri valori fondanti, dialogare con nazioni in cui questa libertà  non esiste?
«È il grande problema della nostra epoca, e penso che il governo americano faccia bene a tentare un dialogo con il governo legittimamente eletto in Libia. Sapendo che invece non ci sono affatto margini con Al Qaeda o organizzazioni simili, che non hanno alcun intenzione di dialogare. Voglio aggiungere che quanto è successo è da leggere in maniera capovolta: con Gheddafi, o in Egitto con Mubarak, questo difficilmente sarebbe successo. Il tragico paradosso vuole che le dittature minimizzino queste situazioni, mentre l’attuale situazione politica lascia spazio libero sia ai democratici che ai fanatici».
Nel mondo occidentale la divinità  è spesso oggetto di arte provocatoria o addirittura blasfema.
«La prima riflessione da fare è ovviamente che una reazione di questo tipo in Occidente sarebbe inconcepibile. Ma c’è da aggiungere che l’Occidente non è affatto uniforme: in America il primo emendamento consente assoluta libertà  di espressione mentre in alcuni paesi europei c’è una visione molto più restrittiva».
Sam Bacile, autore de “L’innocenza dei Musulmani”, ha definito l'”Islam un cancro”.
«Credo che si tratti di un estremista folle e l’asserzione lo dimostra. Tuttavia, per quanto grave sia quello che dice, ritengo che sia importante difendere il principio garantito dal primo emendamento e affermare che abbia il diritto di dire anche una cosa del genere».
Intanto, per tornare alla politica estera, Netanyahu ha lanciato un attacco durissimo, dicendo anche che l’America non ha “nessun diritto morale di contenere le azioni di Israele per la propria sicurezza”. Si riferiva all’Iran.
«Diritto morale è un’espressione curiosa e inappropriata. Credo che in realtà  l’America ne abbia il diritto, dal momento che è il maggiore alleato di Israele. Mi sembra un’affermazione errata e demagogica con cui tenta di spera di danneggiare Obama e favorire Romney».
Quale può essere il ruolo delle religioni in questa vicenda?
«Le religioni hanno sempre avuto un ruolo duplice. Le rispondo con Spinoza: la religione va benissimo fin quando fa comportare gli uomini in maniera pacifica».
Il suo libro sull’uccisione di Theo Van Gogh ha come sottotitolo “i limiti della tolleranza”? Dove vede quei limiti oggi?
«Dove li ho sempre visti. Sono assolutamente in linea con il primo emendamento, che ritengo una grande ricchezza di questo paese, e rispetto perfino la libertà  di affermare cose stupide e offensive. Il limite per me è nella violenza, che è sempre da rifiutare e condannare».


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