Quei politici in missione durante le vacanze d’agosto

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TORINO — Correvano voci, sull’ubiquità  agostana dei consiglieri regionali piemontesi. I miracoli non rientravano nel novero delle possibili spiegazioni a causa di qualche indizio seminato dai diretti interessati. Uno di loro, roba dell’estate scorsa, aveva presentato rendiconti per innumerevoli sagre e feste di paese che risalivano allo stesso periodo in cui raccontava agli amici di Facebook delle sue vacanze sulle bianche spiagge della Sardegna, che al momento in cui scriviamo non risulta ancora annessa all’ex regno dei Savoia.
Tutti sapevano invece dell’autocertificazione, espediente poco divino e molto terreno che permetteva e permette di ricevere sulla fiducia i 122 euro del gettone di presenza: basta dichiarare di aver sostenuto impegni istituzionali. «In missione», questa la formula magica che redime ogni eventuale peccato. E pazienza se ad agosto i cancelli di Palazzo Lascaris, sede del Consiglio regionale, sono chiusi a doppia mandata, i lavori dell’Aula sono sospesi e l’attività  governativa non è proprio frenetica.
Alcuni consiglieri invece giravano il Piemonte come trottole, dando notevole prova di mobilità . Nel prospetto dei rimborsi erogati nell’estate 2011, erogati quasi in contemporanea con la visita della Guardia di Finanza ad alcuni gruppi consiliari, emergono le doti di mobilità  del consigliere Riccardo Boniperti, ex pdl passato tra i ribelli di Progett’Azione, sigla di nuovo conio, che in cambio della fatica sostenuta nel presenziare a 22 eventi «di rilievo istituzionale» nel mese più caldo e deserto dell’anno ha incassato 2.685 euro di indennità  di presenza e altri 2.287 di rimborsi chilometrici, 37 mila in tutto l’anno.
L’impegno agostano di Boniperti è in linea con una attività  da globetrotter che lo ha portato, tra il maggio 2005 e il maggio 2008, a presentare 560 autocertificazioni, per una media di 16 al mese. Il moto perpetuo sembra aver tolto qualcosa alla sua attività  in Aula: nel 2009 è arrivato al 63esimo posto, su 65 consiglieri, nella classifica delle presenze.
Notevole anche lo sforzo sostenuto da Maurizio Lupi, esponente unico dei Verdi Verdi, che durante il periodo delle vacanze ha egregiamente rappresentato il Consiglio regionale prendendo parte a 17 eventi: 2.075 più 1.415 euro di rimborsi, che si aggiungono, appena il caso di ricordarlo, a uno stipendio base da 8.600 euro lordi, tra i più alti d’Italia. L’autocertificazione piemontese del lavoro fuori sede è frutto di una delibera consiliare del 2001, proposta, tra gli altri, dall’allora presidente del Consiglio regionale Roberto Cota, oggi governatore. Erano i tempi della giunta presieduta da Enzo Ghigo, attuale capogruppo pdl. Nel 2005 venne l’epoca del centrosinistra e di Mercedes Bresso, che ben si guardò dal cambiare qualcosa.
Sarà  anche vero, come ci raccontava ieri sera un anziano esponente del Consiglio regionale, che ci sono consiglieri che godono del rimborso chilometrico per l’auto — fa indubbiamente gola: 50 centesimi a chilometro — quando in realtà  viaggiano in treno da anni. E certo, non conforta sapere che messi tutti insieme, i morigerati consiglieri sabaudi in un solo anno hanno percorso 256.984 chilometri, pari a sei volte e mezzo il giro dell’Equatore.
Ma la storia dell’autocertificazione, per quanto poco edificante, rischia di essere uno specchietto per le allodole, la canicola di agosto ha inciso per «soli» 38 mila euro sul bilancio regionale. C’è già  l’accordo per cancellare questo meccanismo che fino ad oggi ha permesso di intascare una media di 3.700 euro extra, per un totale di un milione di euro l’anno. A pensar male, la pubblicazione di questi dati sembra un pannicello caldo gettato per distogliere l’attenzione da dettagli decisamente più rilevanti. I sostenitori della diversità  piemontese guardano preoccupati ai faldoni pieni di scontrini, fatture e giustificativi di spesa che gli ufficiali della Guardia di Finanza hanno portato via dai gruppi consiliari dei principali partiti.
Il Consiglio regionale spende infatti 7,5 milioni di euro per finanziare i suoi gruppi, secondo solo all’inarrivabile Sicilia (12.291 milioni) e ben lontano dalla Lombardia (1.650 milioni) e dall’Emilia Romagna (3.411), solo per citare due enti che per dimensioni e numero di abitanti sono assimilabili al Piemonte. Il contestato Michele Giovine, esponente unico della lista Pensionati per Cota, messa insieme raccogliendo firme false, come stabilito in due gradi di giudizio dalla magistratura, figura tra i virtuosi dell’autocertificazione, non avendone presentata alcuna.
Ma piano con l’aureola: fa parte dell’anomalia piemontese, ratificata da un’altra leggina che ha fatto proliferare come funghi monogruppi autonomi o ad personam, che possono contare su una dote di 225 mila euro all’anno. La greppia è quella, ci dice il consigliere anziano protetto dall’anonimato.
In questo nodo risiederebbe anche il ricatto reciproco che ha obbligato finora al silenzio, perché nessuno, ma proprio nessuno può affermare la propria irreprensibilità  sul punto. Non il centrodestra, che vanta i due volte Verdi e Giovine. Ma neppure il centrosinistra, che finora ha tollerato l’esistenza del mono- gruppo Insieme per Bresso, animato dal solo Andrea Stara, e di Uniti per Bresso, che rappresenta l’ex presidente della Regione. Entrambi, però, risultano regolarmente iscritti al Partito democratico.
Al netto delle leggine che rendono quasi impossibile l’azione penale, in Procura non si fanno troppe illusioni, il terreno sul quale indagheranno i magistrati è questo. Le voci sui regali di Natale per la famiglia o i vestiti di sartoria addebitati sul conto del gruppo consiliare di riferimento correvano da tempo. È arrivato il momento di vedere se erano soltanto maldicenze. Mancano le celeberrime feste con le teste di maiale, ma la presunta diversità  piemontese è tutta da verificare.


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