Se ne va Coutinho, studioso di Gramsci

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Aveva lavorato come traduttore, per divenire solo molto più tardi docente di Filosofia politica. In mezzo vi era stato un intenso e non facile periodo di attività  politica, vissuta anche come professione. A lungo militante del Partito comunista brasiliano, negli anni ’70 Coutinho era stato costretto all’esilio dalla dittatura militare e aveva trascorso un lungo periodo in Europa – e anche in Italia, a Bologna. L’incontro con la storia e l’elaborazione teorica dei comunisti italiani aveva cambiato la sua concezione della lotta per il socialismo. Particolarmente interessato al pensiero e alla politica di Enrico Berlinguer e Pietro Ingrao e all’esperienza dell’«eurocomunismo», come testimonia il saggio A democracia como valor universal, Coutinho aveva iniziato nel Pcb una lotta per la valorizzazione delle istanze democratiche. Anche per questa vicinanza ai comunisti italiani, si pronuncerà  in modo molto critico verso la Bolognina e la decisione di porre fine al Pci. Tornato in Brasile nei primi anni ’80, Coutinho aderì poi al Pt (fu «ministro»nel primo «governo ombra»di Lula) – partito che abbandonerà , con la piccola scissione di sinistra del Psol, quando Lula, divenuto presidente, deluderà  le promesse di profonda trasformazione sociale che avevano accompagnato la sua ascesa politica e il partito era scosso da scandali ed episodi di autoritarismo.
Coutinho è stato il maggiore interprete e traduttore di Gramsci in Brasile, curando nel suo paese la pubblicazione di tutte le principali opere del comunista sardo. Un suo bel libro – Il pensiero politico di Gramsci (Unicopli) – è tradotto anche in Italia e molti sono i saggi pubblicati sulla rivista Critica marxista. L’importanza, non solo brasiliana, dell’opera di Coutinho, sta anche nel fatto che egli ha saputo utilizzare alcune delle principali categorie teoriche gramsciane per interpretare la storia politica e culturale del suo paese negli ultimi decenni, più e meglio di quanto abbiano saputo fare gli intellettuali italiani.
Oltre che un grande intellettuale, Carlos è stato una persona di eccezionale simpatia e umanità . Fin dall’inizio è stato tra i dirigenti della International Gramsci Society e ha saputo instaurare con studiose e studiosi di diverse generazioni, nazionalità  e sensibilità  un rapporto basato sulla comprensione umana, sulla accettazione delle differenze (sia pure nel mantenimento vigile delle proprie idee e del proprio punto di vista), sull’ironia, sul senso del limite. Non ha mai perso la sua profonda convinzione delle ragioni di un comunismo democratico, portatore di libertà  per tutti. Lo salutiamo come lui era solito salutare: ciao, compagno.


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