Show, maltrattamenti e gabbie di tre metri se il circo è una prigione

by Sergio Segio | 23 Settembre 2012 7:52

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ROMA — Era riuscito a scappare dalla sua prigione, Aleksandre, il cucciolo di giraffa protagonista della corsa forsennata nel traffico di Imola conclusa con la morte per stress e sedativi. La sua prigione era una gabbia di pochi metri quadri, simile a quella dei 2.000 animali utilizzati negli show dei 100 circhi italiani.
Associazioni come Lav e Wwf da anni si battono per la libertà  di tigri, cammelli, persino canguri, che ogni sera si esibiscono insieme a clown e domatori. Perché, quando i riflettori si spengono, inizia una routine di sopravvivenza per gli esemplari strappati al loro habitat, talvolta arrivati in Europa dopo aste battute in Africa che propongono al miglior offerente zebre, giraffe e rinoceronti. Gli ambientalisti denunciano maltrattamenti quotidiani, elefanti in catene e cavalli stipati in caravan sempre in viaggio. Secondo la Lav, la maggioranza delle tigri ospitate nei circhi italiani, che in base alla legge dovrebbero vivere in recinti di 8 metri quadrati, sono costrette in gabbie di tre metri per tre. «A ogni controllo — attacca Laura Panini della Lav — scopriamo qualche violazione. Ma alle denunce non sempre corrisponde l’intervento immediato degli organi competenti ». Uno dei blitz più significativi risale a gennaio, quando il nucleo investigativo specifico della Forestale (Nirda), ha sequestrato un’ottantina di animali del circo Victor. Tra le specie sequestrate, alligatori, anaconde e leoni marini, detenuti in gabbie piccolissime e al buio. «Di solito sono i circhi di modeste dimensione a violare le regole — ragiona il vice questore Cristina Avanzo, responsabile del Nirda — . Negli ultimi anni, anche a causa della crisi, i gestori tendono a risparmiare e gli animali sono i primi a pagarne le conseguenze». In Italia, le “linee guida per il mantenimento degli animali nei circhi” sono state aggiornate nel 2006 da una commissione scientifica, e fissano non solo le dimensioni degli ambienti in cui gli esemplari possono vivere, ma anche il modo in cui devono essere trattati: «Il regolamento parla di arricchimento naturale — continua Laura Panini della Lav — ma spesso nei recinti non troviamo neppure fieno o rami, elementi necessari per rendere più tollerabile la permanenza in cattività  degli animali».
Alle accuse replica Antonio Buccioni, presidente dell’Ente nazionale circhi: «In Italia i gestori dei tendoni lavorano in condizioni molto difficili, i Comuni non riescono a fornire loro spazi adeguati per l’installazione delle strutture. Nonostante questo, la maggioranza dei circhi tratta gli animali nel pieno rispetto delle regole. Infine, va dato atto a tutto il settore di aver molto ridotto, negli anni, la presenza di specie selvatiche in pista». Ma gli obbiettivi che si pongono gli animalisti sono ambiziosi e gli esempi arrivano dall’estero. In Grecia, appena cinque mesi fa, una nuova legge ha messo al bando l’uso di tutti gli animali negli spettacoli. In Croazia e Austria è stata approvata una norma simile, ma limitata alle specie selvatiche ed esotiche.
A Imola, intanto, le polemiche per la morte di Aleksandre non si placano. I medici hanno spiegato che il cucciolo è spirato per “collasso cardiocircolatorio”, ma le indagini di laboratorio proseguiranno nei prossimi giorni. E in attesa della protesta animalista di oggi, l’amministrazione di Imola ha minacciato i gestori del circo: «Entro lunedì il tendone deve abbandonare Imola. Se ciò non accadrà , il Comune si riserva di adottare tutti gli atti a sua disposizione per obbligare il circo a lasciare la città ».

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