Snob contro plebei la Gran Bretagna alla guerra di classe

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LONDRA. ATTRIBUITE ad Andrew Mitchell, 56enne capo della maggioranza conservatrice in Parlamento e membro del governo, quelle parole hanno riaperto la vecchia questione del classismo della società  britannica. Mitchell è accusato di averle pronunciate all’indirizzo dei poliziotti di guardia a Downing Street, colpevoli di non averlo lasciato entrare in bicicletta nella viuzza in cui si trova l’ufficio e la residenza del primo ministro. Lui ammette di aver perso la testa, chiede scusa alle forze dell’ordine, ma nega di avere usato il termine «plebei». Senonché un rapporto di Scotland Yard sull’incidente, di cui il Sun ha ottenuto una copia, lo contraddice. E tutta la stampa, dai giornali di destra a quelli di sinistra, chiede le sue dimissioni.
In gioco non c’è solo il destino di un ministro, bensì l’immagine di un partito e di una nazione. Se Mitchell ha davvero dato dei plebei agli agenti, ciò rafforzerebbe la diffusa impressione che i conservatori sono sempre gli stessi: i difensori dell’alta società , rampolli posh usciti dalle migliori e più costose scuole private (come il premier Cameron), che considerano socialmente inferiore chi non appartiene alla loro casta. E questo non gioverebbe certo ai Tories, che molti danno già  per sconfitti alle prossime elezioni proprio perché non sono riusciti ad allargare la base del loro consenso. Ma il problema è più ampio, come sottolinea un’altra polemica. J. K. Rowling, l’autrice di “Harry Potter”, ha ambientato il suo nuovo romanzo, “The casual vacancy”, in una cittadina di provincia in cui la classe medio-alta dà  prova di sfacciato snobismo nei confronti dei meno fortunati. E’ una storia «ispirata dal villaggio della mia infanza», afferma la scrittrice. Ma gli abitanti di Tutshill, il villaggio in questione, protestano, negando qualunque snobismo e definendo la ricostruzione della Rowling «una fantasia». Chiunque abbia ragione, è la conferma che da queste parti il classismo resta un punto dolente.
Vent’anni di multiculturalismo e globalizzazione hanno trasformato l’Inghilterra, ma non eliminato le distinzioni di ceto, maniere, accento: perfino la regina, secondo l’attrice Helen Mirren che le dà  voce al cinema, ora parla in modo meno aristocratico, pronunciando la fine delle parole, per suonare più vicina al popolo. Una volta si diceva che in questo paese, non essendoci stata una rivoluzione, ogni classe è soddisfatta del proprio status: a ciascuno i suoi riti e il suo posto, come in un famoso sketch televisivo del 1966 con John Cleese in bombetta. Ma agli inglesi non fa piacere sentirsi ricordare, da un ministro conservatore per di più, che continuano a dividersi in nobili e plebei, sebbene poi impazziscano per la serie televisiva “Downton Abbey”, in cui rivedono la vita di un tempo, “upstairs, downstairs”, i padroni al piano di sopra, la servitù a quello di sotto, apparentemente tutti contenti.


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