Stoccolma, la guerra del sesso “Inutile vietare la prostituzione”

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STOCCOLMA. Camminando nel deserto di cemento di Malmskillnadsgatan, nessuno potrebbe sospettare che fino a qualche anno fa proprio in questa strada ci fosse il più famoso quartiere a luci rosse della città . Niente più squillo né luci al neon. La via di Stoccolma è stata interamente ripulita, il marciapiede è battuto solo dai frettolosi passi degli impiegati dei vicini ministeri oppure dai turisti che si dirigono verso Hamngatan, il grande corso commerciale. Questo è il risultato più evidente del “Sexkà¶plagen”, la legge contro la prostituzione che la Svezia ormai presenta nel mondo come modello.
L’ultimo Paese che vorrebbe seguire questo esempio è la Francia. Il ministro per le Pari opportunità , la giovane Najat Vallaud-Belkacem, ha annunciato di volersi ispirare al “Sexkà¶plagen” per «abolire la prostituzione». Anche il Parlamento europeo ne ha più volte discusso e persino il presidente cubano Raul Castro sostiene di aver pensato di imitare l’approccio svedese. Un cambio di prospettiva che ha fatto epoca. Anziché punire la prostituta, come avviene in gran parte dei Paesi, qui si sanziona il cliente. Nel linguaggio asettico della normativa, approvata nel 1999, si prevede infatti di punire i “consumatori” che hanno “acquistato servizi sessuali”. Il ragionamento dei promotori della legge non fa una piega: senza la domanda, non ci sarà  più l’offerta.
«È la solita ipocrisia», ribatte Petra à–stergren, professoressa di antropologia all’università  di Lund e autrice di un rapporto che vuole denunciare le ombre del modello svedese. Oltre dieci anni dopo, il bilancio della legge è ancora controverso. Il ministero della Giustizia ha calcolato che la prostituzione nelle strade è diminuita di metà  nell’ultimo decennio. In tutto il Paese, cifre della polizia, ci sarebbero attualmente meno di trecento sex workers.
Un numero contestato da à–stergren, che ha incrociato gli annunci online e ha intervistato molte lavoratrici del sesso. Secondo l’antropologa svedese la cifra reale è molto superiore. «La legge è solo un modo di nascondere il problema sotto al tappeto», spiega à–stergren che, mentre il modello svedese conquista nuovi adepti, sta cercando di diffondere il suo contro- rapporto, tradotto anche in francese e inglese, con lo scopo di «smascherare un’illusione». La pulizia di Malmskillnadproblema
sgatan potrebbe insomma essere un abbaglio. Pye Jacobsson ha fondato Rose Alliance, un’associazione di sex workers.
«Non è possibile fare un paragone con il passato perché lo Stato non ha mai avuto cifre affidabili sulla prostituzione nelle strade», racconta. «Da noi — aggiunge — l’attività  all’aperto è stata sempre ridotta per un semplice motivo: fuori fa freddo ». Jacobsson sostiene che, da quando è entrata in vigore la legge, le prostitute sono costrette a lavorare in modo clandestino, in condizioni più precarie e insicure. È l’effetto paradossale di un norma fortemente voluta da alcune femministe e che doveva in realtà  aiutare le donne. «Con un approccio moralizzatore non funzionerà  mai», ribatte ancora Jacobsson, fiera del suo lavoro. «Quando dico che non mi sento una vittima mi rispondono che sono soggiogata oppure che rappresento solo una piccola minoranza».
Il mercato del sesso intanto ha cambiato sede. Si compra e si vende soprattutto su Internet o al telefono. È la prostituzione 2.0, come scrive nel suo rapporto à–stergren, che tra l’altro coinvolge ragazze sempre più giovani. Per i clienti più timorosi è sufficiente andare nel vicino porto danese Frederikshavn per frequentare delle case chiuse, oppure prenotare online alcuni “viaggi organizzati” dalla Svezia verso i paesi Baltici. «Non si può affrontare un
complesso come la prostituzione con soluzione semplici», conclude à–stergren che parla della differenza tra una signora svedese che decide a un certo punto della vita di fare l’escort e una minorenne nigeriana che è in mano alla criminalità  organizzata.
È questa complessità  che rende difficile realizzare davvero l’obiettivo della legge votata nel 1999. Nell’ultimo decennio le multe sono state appena 300 e nessuno è mai finito in carcere. Un anno fa, il governo ha deciso di aumentare la pena da 6 mesi a 1 anno come ulteriore deterrente. Ma al di là  delle critiche delle sex workers e
di alcune intellettuali come à–stergren, resta un largo consenso intorno al “Sexkà¶plagen”. Dal 1999, nessun governo ha mai rimesso in discussione la legge, nonostante i cambi di maggioranza. Dieci anni fa, solo un terzo degli svedesi era favorevole alla normativa. Oggi, secondo i sondaggi, sono due terzi. Un cambio di mentalità  e un successo rivendicato dalle autorità  pubbliche, anche se ogni tanto suona qualche campanello di allarme. Nel 2010, il dirigente della polizia Gà¶ran Lindberg, tra i più convinti sostenitori della “Sexkà¶plagen” è stato arrestato per molestie e stupro di una minorenne. E l’anno scorso, una radio svedese ha deciso per gioco di trasmettere un falso annuncio di servizi sessuali. Il centralino è stato intasato di chiamate.


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