Un nuovo media per un nuovo mondo

Loading

Questi duecento blogger (e intendiamo far crescere questo numero) sono uomini e donne di destra e di sinistra, religiosi e non, attivisti dei movimenti e intellettuali solitari, gente delle professioni, gente con orientamenti sessuali diversi, leaders politici e operai che tengono con le unghie e con i denti il loro posto nelle fabbriche, personaggi conosciutissimi e perfetti sconosciuti, giovani che faticano a tirare avanti, e giovani che studiano in prestigiose università  all’estero. C’è anche una suora.

Nella totale diversità , c’è però un elemento comune, che è poi il criterio su cui noi stessi orientiamo le nostre scelte: ognuno di loro conta non per i suoi titoli, ma perché la sua voce si “ascolta”, ha una sua unicità , muove qualcosa. Questa lista è per noi già , in sé, una mappa della società  in cui viviamo, le dinamiche oggi in corso. Tra vecchio e nuovo, fra idee e bisogni, fra quel che cade, quel che nasce e quel che si rivela solo illusione. Mappa aggiornata, e da aggiornare continuamente.

Di cos’altro deve, dopotutto, occuparsi il giornalismo oggi, se non di tentare di descrivere il cambiamento (o dovremmo dire crollo?) in corso? Alle voci dei blogger e della Rete affiancheremo così un lavoro giornalistico che si concentra soprattutto sulla politica e l’economia, cioè i settori che più pesano sul nostro destino e che più sono colpiti dalla crisi di entità  a noi finora sconosciuta.

Non sperimentavamo infatti una turbolenza come quella attuale dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Nemmeno gli anni di “piombo”, pistole e morti, hanno fatto sentire così tanto il fiato sul collo al nostro paese. Inutile negare il senso di sfiducia, paura, che ci pervade, la sensazione che il mondo come lo conoscevamo, in fabbrica, in casa e dentro di noi, sta finendo. Dove andiamo da qui? Il nuovo è spesso incomprensibile, è spesso intimorente, ma è già  qui.

Senza alcuna pretesa di saperne più, o saper far meglio, vogliamo aggiungerci a tutti gli altri media nell’identificare e capire quel che ci sta succedendo. Con un solo vantaggio a nostro favore: il patrimonio
creato fin qui da queste due testate che danno vita a l’HuffPost Italia, la grande tradizione del giornalismo civico del Gruppo Espresso, e la intuizione di Arianna Huffington sul nuovo mondo che la Rete ha formato.

L’Huffington Post Italia nasce “meticcio”, dunque, come meticcio del resto è il tempo in cui viviamo.

*Direttore de L’Huffington Post


Related Articles

Santoro e Travaglio costretti alla pace

Loading

Scontro in diretta durante l’ultima puntata di “Servizio pubblico” , il giornalista del “Fatto” si alza e lascia la trasmissione Il conduttore: “Continuiamo il rapporto, ma decido io la linea”. Il 30% della società che produce il programma è del quotidiano

? Chiuso il giornale d’opposizione: « È una vendetta di Orbán»

Loading

Ungheria. Il quotidiano “Népszabadság”, che ha sempre denunciato casi di corruzione nel governo e nella Banca nazionale, è stato fatto fuori. Proteste in piazza

Salvare Radio Radicale, una missione per tutti

Loading

Editoria. Mauro Palma: «Senza costruttori culturali cresce solo la cultura populista»

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment