“Un’America leader, ma solidale” le ricette di Obama per vincere ancora

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CHARLOTTE — Stop all’arricchimento smisurato dell’un per cento dei privilegiati. Un’America più equa e solidale. Meno avara coi giovani e con la scuola. L’indipendenza energetica senza il ricatto dei petrolieri. Una nazione leader non solo con la forza delle armi, ma dei suoi ideali. Sono gli slogan positivi che Barack Obama lancerà  alla convention democratica di Charlotte giovedì sera. Senza lesinare sui messaggi “negativi”, e cioè la pericolosità  di un ritorno alle ricette del passato: quel neoliberismo che Mitt Romney incarna, è una «vecchia ideologia, di cui abbiamo subìto danni tremendi». Il presidente del 2012 non è più quello della “speranza e cambiamento”, il fortunato slogan di quattro anni fa. Neppure può presentarsi solo rivendicando il bilancio delle cose fatte: troppo poche, anche per «il sistematico ostruzionismo dei repubblicani al Congresso». Ma in questi 60 giorni prima del voto ha ancora la possibilità  di imporre la sua narrativa: una scelta di civiltà , tra due idee del sogno americano.
“L’AMERICA MIGLIORE”
«Noi crediamo in un’America la cui forza economica non è mai venuta dall’alto. La spina dorsale di questo paese sono i lavoratori, i giovani, la middle class». Il termine è inclusivo, non sta per ceto medio: nella middle class ci sono anche i colletti blu. «Crediamo in un’America dove i tuoi soldi non condizionano il tuo accesso all’istruzione o alla sanità ». È il ritorno allo spirito del New Deal e della Great Society, di Roosevelt e di Kennedy. Una società  che garantisca almeno alla partenza delle opportunità  eque.
“UN PER CENTO”
È la fortunata immagine coniata da Occupy Wall Street, che Obama riprende. «Io mi sono battuto perché le tasse non aumentino sul 98% degli americani che guadagnano meno di 250.000 dollari all’anno». La Buffett Tax, la tassa sui milionari che Obama rilancerà  alla convention, deve riparare i guasti di 30 anni di sviluppo distorto “verso l’alto”, una patologica dilatazione delle diseguaglianze sociali, la formazione di oligarchie sempre più scollegate dal destino della nazione.
“DIRITTO ALLA SALUTE”
È l’unica grande riforma che Obama ha portato a casa, la rivendica con orgoglio. «Trenta milioni di cittadini con l’assistenza sanitaria, prima ne erano sprovvisti. Mai più le compagnie assicurative potranno negare la copertura a causa di malattie pre-esistenti, come facevano sistematicamente ». Netto il contrasto con la proposta Romney-Ryan: la destra vuole privatizzare perfino il Medicare,
l’assistenza agli anziani che è l’unico sistema pubblico in America. Audience cruciale i pensionati in uno Stato in bilico come la Florida.
“ACCESSO ALL’UNIVERSITà€”
I giovani furono decisivi per la sua vittoria del 2008 e Obama non li dimentica. «Per voi ho strappato un accesso al credito bancario agevolato, che consenta a tutti di fare l’università ». Fondamentale che reagiscano alla disillusione: «Registratevi tutti negli elenchi elettorali, che nessuno rimanga a casa o nel campus il 6 novembre».
“MADE IN AMERICA”
L’operazione-salvataggio di Detroit è un fiore all’occhiello di questa Amministrazione, può fare la differenza negli Stati del Midwest ancora incerti, dove l’industria tradizionale conserva un ruolo. «Il mio oppositore disse nel 2009 che bisognava lasciar fallire la General Motors. Io ho difeso il made in America, anche puntando sull’auto elettrica, questa è la strada per il nostro futuro».
STOP A BIG OIL
La strategia verso l’indipendenza energetica non può passare attraverso la “libertà  di trivellare” ovunque, anche sui terreni demaniali dei parchi nazionale come
vuole Romney. Contro la lobby dei petrolieri, Big Oil, Obama ha tenuto duro nel caso dell’oleodotto XL; e la Environmental Protection Agency ha introdotto misure più stringenti sui gas di emissione.
DIRITTI CIVILI
È la bandiera dei democratici dagli anni Sessanta, l’epoca di Bob Kennedy. La battaglia contro le discriminazioni viene rilanciata da Obama in forme nuove. Il presidente si è dichiarato in favore del diritto al matrimonio per i gay. È impegnato a contrastare i tentativi della destra di ostacolare in molti
Stati il diritto di voto dei neri e dei poveri, con l’introduzione di controlli d’identità  pretestuosi.
OPERAZIONE BIN LADEN E SOFT POWER
Ai repubblicani che lo accusano di aver reso l’America meno sicura, Obama ricorderà  che con lui è stato raggiunto il bersaglio che sfuggì a George Bush: il mandante dell’11 settembre. Obama aggiungerà  che «l’America non guida il mondo solo con la potenza, ma anche con la forza delle sue idee, e del suo esempio». Contrattacco verso Romney che descrive un leader che «guida dalle retrovie» alludendo al ruolo defilato degli Usa in Libia. I toni bellicosi della destra in politica estera (Siria, Iran) non sembrano in sintonia con un elettorato stanco di guerre. «Vi avevo promesso — dirà  Obama — di ritirare i nostri soldati dall’Iraq: l’ho fatto». Sorvolerà  su altre promesse non mantenute, come la chiusura di Guantanamo, uno dei rimproveri che gli muove l’ala sinistra del suo partito.


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