Voilà , rigore di sinistra

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PARIGI. Per rispettare l’impegno europeo di riportare già  nel 2013 il deficit pubblico al 3%, la prima finanziaria della presidenza Hollande, presentata ieri in Consiglio dei ministri, impone uno «sforzo storico» alla Francia: 20 miliardi in più di tasse (che si aggiungono al rialzo di 7 miliardi già  in atto da luglio) e 10 miliardi di tagli alla spesa. E non è tutto: lunedì è atteso il bilancio della Sécurité sociale (che perde più di 14 miliardi) e anche qui ci sarà  una stretta e un ricorso al portafoglio dei cittadini. Il governo insiste sul fatto che lo sforzo è concentrato sui più ricchi e sulle grandi imprese, mentre classi medie e piccola e media impresa sono relativamente risparmiate (ma il diavolo sta nei dettagli: non verrà  conteggiata l’inflazione per far scattare l’imposta sul reddito, oggi pagata solo dalla metà  delle famiglie francesi, cosa che estenderà  a 16 milioni di persone in più l’obbligo di pagarla).
Tutti i ministeri, a cominciare dalla Difesa, sono messi a regime. Si salvano solo Pubblica istruzione, Giustizia e Interni, che potranno assumere (10mila posti di insegnanti nel 2013). Molto colpita la cultura: i tagli obbligano ad annullare numerosi avvenimenti, tra cui la popolare «Monumenta» al Grand Palais (rimandato forse al 2014 l’intervento sotto la navata dei russi Emilia e Ilya Kabakov, che avrebbero dovuto presentare un’opera nella prossima primavera, dopo Richard Serra, Christian Boltanski, Anish Kapoor e Daniel Buren). Saranno anche diminuiti i finanziamenti alla tv pubblica.
Per i più ricchi il tasso marginale viene fatto salire al 45% (per redditi superiori a 150mila euro) e ci sarà  la tassa simbolica al 75% per i redditi (ma non quelli da capitale) superiori al milione di euro l’anno. L’imposta torna ad essere progressiva, sono aboliti gli sgravi alla patrimoniale dei tempi di Sarkozy e i redditi da capitale verranno tassati come quelli da lavoro. Una severa sforbiciata alle «nicchie» fiscali colpirà  i redditi più alti. Per i più poveri, ci sono stati alcuni gesti: 25% in più per l’assegno dell’inizio dell’anno scolastico, ritorno alla pensione a 60 anni per le carriere lunghe, lo Smic (salario minimo) è aumentato un po’. Viene usato lo strumento fiscale per favorire la costruzione di case popolari e per spingere alla svolta ecologica.
Il ragionamento del primo ministro Jean-Marc Ayrault è il seguente: la Francia, che il prossimo anno avrà  un debito pubblico superiore al 90% e sarà  il primo stato al mondo a prendere a prestito soldi sui mercati, deve liberarsi da questa dittatura per poter recuperare margini di manovra. Per il momento, la Francia prende a prestito a tassi negativi, come la Germania, ma il vento potrebbe cambiare e la diffidenza dei mercati, dopo i paesi del Sud Europa, potrebbe riversarsi su Parigi. Il “rigore di sinistra” potrà  diventare ancora peggiore se la previsione di crescita dello 0,8%, presa come base per il calcolo della Finanziaria, non verrà  rispettata. Purtroppo, la maggioranza degli economisti ritiene che lo 0,8 sia troppo ottimista, vista la situazione europea, sull’orlo della recessione. La destra e il padronato accusano il governo di soffocare la speranza minima di crescita, con la «batosta» fiscale. Grandi padroni, come Bernard Arnault, alla testa del gruppo del lusso Lvmh, hanno già  scelto l’ «esilio fiscale» (in Belgio), per pagare meno tasse. Il Medef, la Confindustria francese, chiede piuttosto interventi sul costo del lavoro, per recuperare «competività » nell’economia francese.
A sinistra della sinistra, le critiche si concentrano sulla scelta di aver piegato la testa ai diktat europei e alla religione del 3% di deficit già  nel 2013. In realtà , Hollande fa pressioni sulla Commissione perché vengano allentati i tempi del risanamento delle finanze pubbliche, per tutti gli europei che soffocano sotto l’austerità . Ma prima deve far passare al Parlamento il Fiscal Compact, che la Francia non ha ancora ratificato. La discussione inizia martedì 2 ottobre. I Verdi e l’ala sinistra del Ps minacciano di votare contro (il trattato europeo passerà  quindi con i voti della destra).
Domenica, il Front de Gauche assieme alle organizzazioni altermondialiste organizza una manifestazione contro la ratifica del Trattato europeo di stabilità , coordinamento e governance, per chiedere un referendum. Il Parlamento sarà  poi chiamato a votare il corollario del Fiscal Compact, la legge organica sulle finanze pubbliche, che integra nel diritto francese la «regola aurea», cioè l’obbligo di avere i conti «in equilibrio o in eccedenza». Un ulteriore corsetto, per la sinistra della sinistra (e per l’estrema destra), che limita la sovranità  del parlamento francese.


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