VOTO A PERDERE

by Sergio Segio | 9 Settembre 2012 9:07

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Mentre i partiti si muovono sulle sabbie mobili di schieramenti ridotti in pezzi dall’avvento dello spariglio, c’è chi lavora per ricondurli all’ordine nuovo di domani. Intervenendo in videoconferenza all’appuntamento settembrino degli industriali, il capo dello stato, elogiando l’operato di Monti, si è augurato che l’agenda del professore diventi la bussola, la stella polare che dovrà  orientare chi vincerà  le elezioni («da tenersi entro e non oltre aprile 2013»). Essendo dunque, più o meno, tutto già  deciso, è tuttavia sempre meno chiaro come il capo dello stato intenda «rinnovare la nostra fiducia nel metodo democratico», come pure ci sollecita a fare, se il rito elettorale dovrà  servire a legittimare un Monti-bis, con o senza il professore a palazzo Chigi.
Il Pd può dividersi al massimo tra giovani e vecchi, Berlusconi indugiare sui mille pezzi della sua creatura politica e i grillini accapigliarsi sulla non-democrazia del loro non-partito, ma se il pensiero unico diventa anche il governo necessario, è lecito qualche dubbio sul «sereno svolgimento della competizione elettorale», come pure si augura il Presidente della Repubblica.
Per dare vita alle istituzioni morenti, per rianimare un dibattito pubblico, per uscire dalla cappa del montismo e recuperare il senso di una battaglia di sinistra, innanzitutto sul lavoro e sull’ambiente, bisogna archiviare la durissima cura subita dalla parte più debole della società . Occorre radicalità  nell’analisi e capacità  di individuare gli spazi possibili del cambiamento, come già  indicato dal voto popolare dei referendum passati (e ora dai referendum futuri sui diritti operai). Tutto il contrario delle intenzioni espresse ieri dagli imprenditori riuniti a Cernobbio, e dei consigli a loro recapitati da Napolitano secondo il quale, invece, «i diversi devono convergere».
Il povero Bersani può anche giocare alle primarie, ma è avvisato sulla rotta da seguire se non vuole vedersi soffiare il partito dal sindaco di Firenze e dai suoi grandi sponsor. Certo non è un buon augurio per chi deve presentarsi a chiedere il voto a dipendenti pubblici, pensionati, precari, disoccupati, artigiani, piccole imprese, una base sociale che da questi primi dieci mesi di montismo ha ricevuto solo bastonate.

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