Corruzione, ecco le cifre all’Italia costa 60 miliardi appalti gonfiati del 40%

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ROMA — Lo apre una prefazione di Monti. Lo chiude un elenco dei più importanti documenti internazionali sulle politiche anticorruzione. In mezzo c’è il “libro dei sogni” di come potrebbe essere l’Italia se, a strangolarla, non ci fosse l’Idra a tre teste della corruzione. Quella che condanna le imprese grandi e medie del nostro Paese a perdere il 25% del loro tasso di crescita, che sale al 40% per quelle più piccole. Il rapporto sulla corruzione in Italia — di cui Repubblica anticipa i contenuti — sarà  presentato lunedì 22 ottobre, a palazzo Chigi, e poi ancora il 6 novembre alla Treccani. Le oltre 400 pagine sono il frutto del lavoro della commissione costituita
presso il ministero della Funzione pubblica dal titolare Filippo Patroni Griffi. Con l’obiettivo, come ha detto più volte lo stesso ministro, di «contrastare il fenomeno con la prevenzione, perché la repressione arriva ormai a danni già  fatti».
L’ALLARME DI MONTI
Non servono molte parole al capo del governo per etichettare la corruzione per quello che è e per gli effetti che produce. Scrive: «Il diffondersi delle pratiche corruttive mina la fiducia dei mercati e delle imprese, scoraggia gli investimenti dall’estero, determina quindi, tra i suoi molteplici effetti, una perdita di competitività  del Paese». Per questo, dice ancora Monti, «la lotta alla corruzione è stata assunta come una priorità  del governo». I dati parlano chiaro: nella classifica del Corruption Perception Index di Trasparency International l’Italia è al 69° posto con Ghana e Macedonia. E nell’indice di percezione della corruzione che va da 1 a 5, come scrive il rapporto, «le rilevazioni attribuiscono 4,4 ai partiti, 4 al Parlamento, 3,7 al settore privato e della pubblica amministrazione». Nel volume si ammette che il 64% degli intervistati «ritiene inefficace la risposta del governo ai problema della corruzione».
SUBITO LE DELEGHE
Al richiamo di Monti la commissione anti-corruzione — l’ha coordinata il capo di gabinetto Garofoli, ne facevano parte i magistrati Granelli e Cantone, i professori di diritto amministrativo Mattarella e Merloni, di procedura penale Spangher — risponde mettendo in cantiere un pacchetto di deleghe che il governo potrà  esercitare un minuto dopo che la legge contro i corrotti sarà  votata a Montecitorio. Innanzitutto sulla non candidabilità  dei condannati (Patroni Griffi ha lavorato con il ministro dell’Interno Cancellieri), sulla trasparenza nella pubblica amministrazione, sulle incompatibilità  dei dirigenti, sulle sanzioni disciplinari per chi sgarra, sul codice di condotta, il primo dopo quello famoso di Sabino Cassese.
STATO DESTABILIZZATO
Parla chiaro il rapporto quando si addentra nella disamina dei costi della corruzione. Che certo sono sotto stimati rispetto al loro effettivo ammontare perché bisogna considerare «il dato della scarsa propensione a denunciare i fatti di corruzione propria delle vittime che pure ne siano a conoscenza ». Ma ai 60 miliardi di euro all’anno valutati dalla Corte dei conti vanno aggiunti quelli «indiretti». Scrive il rapporto: «Si pensi a quelli connessi ai ritardi nel definire le pratiche amministrative, al cattivo funzionamento degli apparati pubblici, all’inadeguatezza, se non inutilità , delle opere pubbliche, dei servizi pubblici, delle forniture pubbliche». Eccoci ai «costi striscianti», al «rialzo straordinario che colpisce le grandi opere, valutabile intorno al 40 per cento». Sta qui quella che Monti chiama «la perdita di competitività  del Paese». Si legge nel rapporto che «la corruzione, se non combattuta adeguatamente, produce costi enormi, destabilizzando le regole dello Stato di diritto e del libero mercato».
CODICI E TRASPARENZA
Per pagine e pagine il “libro dei sogni” di Patroni Griffi discetta di dirigenti obbligati a rigide regole di incompatibilità , di draconiani codici di comportamenti nel settore pubblico, della mannaia disciplinare che, appena passa la legge anti-corruzione e la relativa delega, colpirà  i funzionari infedeli. Alle “gole profonde” sarà  garantita copertura, ma la vera scommessa è quella della trasparenza online, «nella possibilità  per tutti i cittadini di avere accesso diretto all’intero patrimonio informativo delle pubbliche amministrazioni », fatta salva solo la privacy più stringente. Gli enti locali dovranno diventare un libro aperto disponibile per chiunque voglia curiosare sul web. L’Italia potrà  sfidare altri paesi che, come gli Usa, già  si sono incamminati su questa strada. Chi sarà  eletto, a qualsiasi livello, dovrà  garantire la totale trasparenza della sua vita e dei suoi averi. Un Grande Fratello che potrebbe evitare in futuro gli ormai innumerevoli casi di patrimoni e ricchezze improvvise costruite grazie al denaro pubblico.
SCURE SU APPALTI E SANITA’
Diventa un “super libro dei sogni” quello che descrive i futuri interventi sulla sanità  e sugli appalti pubblici. Rispetto alla totale «insindacabilità  odierna» la commissione ipotizza automatismi nella selezione e nomina dei direttori generali delle aziende sanitarie. Un albo nazionale o regionale e soprattutto nessun incarico «eterno». Controlli incrociati su acquisti e commesse. Idem per gli appalti pubblici dove la commissione prevede «una drastica riduzione delle stazioni appaltanti, la centralizzazione delle gare, un regime più severo delle varianti, l’azionariato esclusivamente pubblico delle Soa», le società  che certificano i requisiti complessivi di un’impresa e la sua ammissibilità  a una gara pubblica. E qui il rapporto si chiude.


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