Corruzione, il Csm conferma l’allarme “Ricadute dannose dalla prescrizione”

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ROMA — Cos’è il ddl anti-corruzione? «Un piccolo miracolo» dice Vietti addebitandolo a Severino. «Una modifica legislativa che rischia di risultare vana senza un radicale ripensamento della prescrizione », com’è scritto nel parere del Csm che oggi sarà  licenziato dal plenum. Eccola, ancora una volta, la grande contraddizione di questa manovra contro i corrotti che corre verso il voto definitivo. È l’unica legge che è stata politicamente possibile, frutto del compromesso (ma molti lo chiamano inciucio) tra Pdl, Pd, Udc, ma “non è” la legge sufficiente. Lo ribadiscono i magistrati. Ancora ieri ecco il presidente dell’Anm Sabelli: «Questo ddl è un bicchiere che dev’essere riempito fino all’orlo e del quale va corretto il contenuto». Ecco, ancor più tranchant, il procuratore di Torino
Caselli che punta l’indice contro la corruzione per induzione (meno pena di adesso, meno prescrizione): «È una norma incoerente. Mentre si dice di voler combattere la corruzione, di fatto la si favorisce. C’è il rischio, praticamente la certezza, che in futuro si lavori a vuoto, mentre per il passato potrebbero essere cancellati moltissimi processi, tra cui alcuni celebri, come Penati e Ruby-Berlusconi ».
È così, purtroppo. «Il livello di corruzione è un danno all’immagine internazionale del Paese», come dice Napolitano. Però questa legge, senza la prescrizione lunga come ci chiede l’Europa e come il Csm ricorda, «rischia di risultare vana». Parole pesanti e da memorizzare bene. Sulle quali il Parlamento non vuole fare i conti, anche adesso che sono definitive e non più «asserite» (Vietti) come quando Repubblicae Sole-24 Ore le hanno anticipate (ed erano proprio le stesse). Tutti vogliono andare avanti. Le commissioni bruceranno i tempi, in aula già  da lunedì per sfruttare la finestra che rimane prima della legge di stabilità . Niente emendamenti, «non li faremo» dice Costa (Pdl), o invito a non farne, come da Ferranti (Pd). Un rush. Frena solo l’Idv, Di Pietro «ddl ridicolo, non serve a nulla», Palomba «un’amnistia mascherata».
Qui pesa il parere del Csm. «Solo tecnico» precisa il presidente della sesta commissione Auriemma. Sia pure. Intanto il Consiglio scopre un singolare «refuso materiale ». È scritto, per i magistrati fuori ruolo, che la norma sulla durata decennale degli incarichi decorre «dall’entrata in vigore della presente legge “anche se conferiti successivamente” ». Pure gli incarichi futuri «dovranno cessare comunque alla scadenza del decimo anno dall’entrata in vigore della legge, il che appare obiettivamente irragionevole ». La fretta fa di questi scherzi. È la ciliegina sulle critiche alla norma sulle toghe, «disarmonica » perché «affronta in maniera del tutto estemporanea, in un contesto completamente estraneo» una questione così delicata.
Sul resto le critiche del Csm sono “tecnicamente” pungenti. Della prescrizione che non c’è s’è detto, ma sarebbe difficile «farla per decreto», secondo Severino. Il reato di traffico d’influenze «appare fortemente condizionato dall’esiguità  della pena» (né intercettazioni, né misure cautelari). Niente di buono per la corruzione tra privati. Non parliamo poi della concussione dove «non appare di immediata comprensione» aver escluso l’incaricato di pubblico servizio. Quanto alla concussione per induzione il Csm dice quanto segue: la pena inferiore «costituisce un arretramento particolarmente significativo nell’attività  di contrastato di un comportamento che oggi risulta essere la forma statisticamente più diffusa di concussione. Ciò determina la sensibile riduzione della prescrizione e di fatto non consente di rafforzare il contrasto al fenomeno illecito, rivelandosi così incoerente con le intenzioni che animano l’impianto complessivo delle modifiche». È positivo questo giustizio? Non pare proprio. Verrà  ignorato? Pare proprio di sì.


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