Diffamazione, niente intesa Lite sulle multe dimezzate

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Ieri lo scontro si è consumato sulla riduzione della multa massima prevista in caso di condanna, al posto dell’attuale detenzione: non più 100 mila euro, come nella bozza, ma 50 mila. Troppe le voci discordi. Troppi i tentativi di inasprire il giro di vite contro giornalisti e giornali. Meglio rinviare, ha pensato il capogruppo pdl Maurizio Gasparri. Meglio di sì, ha concordato il presidente dei senatori pd Anna Finocchiaro. Una decisione presa per tentare di ricompattare almeno i propri colleghi di partito durante il weekend. Sulla base di una considerazione che la Finocchiaro sintetizza fuori dall’aula così: «Questo non è più il Senato, questo è il Colosseo dove si vuole vedere scorrere il sangue».
I segnali che erano venuti dall’aula avevano già  fatto intuire che tirava una brutta aria per l’accordo raggiunto mercoledì sera. Prima la presa di distanza della Lega, che dopo aver partecipato all’accordo in apertura di seduta già  lo sconfessa. E al termine si scatena con Roberto Calderoli: «Se Sallusti vuole andare in carcere, è giusto che vada. Bisogna accontentarlo e non togliergli questa prerogativa».
Poi un’altra sorpresa. Passa un emendamento che anche il governo e i relatori avevano deciso di sopprimere: quello che prevede la restituzione dei contributi per l’editoria per i giornali condannati. A dispetto dell’accordo, a votare la norma, 68 senatori del pdl e 8 del pd. Bocciati anche due emendamenti che intendevano limitare la pratica delle richieste risarcitorie intimidatorie contro la stampa. In caso di lite temeraria nella querela penale o di «mala fede o colpa grave» di chi agisce in sede civile, il giudice poteva stabilire un risarcimento a favore del giornalista ingiustamente querelato che sarebbe arrivato «fino a un decimo» della somma richiesta da chi si era sentito diffamato. Resta la norma cosiddetta «ammazza-libri» anche se con una rettifica meno punitiva per l’editore. Grazie a un emendamento dell’Idv Li Gotti la rettifica potrà  essere fatta su «un quotidiano locale o nazionale».
Ma è sulla riduzione da 100 a 50 mila euro delle multe massime che la tensione in aula sale. Prima il segretario dell’Api, Francesco Rutelli, definisce la norma «ridicola» e «insufficiente». Chiede di dire «no» al «discount della diffamazione». E raccoglie le firme per il voto segreto. Lo otterrà  per l’articolo 1. Altri «no» si fanno sentire. La radicale Donatella Poretti chiede di evitare che «a causa di un diffamatore si penalizzino tutti i diffamati». C’è chi evoca il caso Tortora.
Si opta per il rinvio. Il pdl Filippo Berselli avverte: «se salta l’intesa salta l’intero ddl». Ma la Fnsi boccia «la mediazione tra emendamenti inaccettabili». «Non basta eliminare il carcere», fa notare il segretario Franco Siddi. Inasprendo «tutte le altre pene possibili», aggiunge, si dà  al ddl un «carattere fortemente dissuasivo per un giornalismo che voglia scavare nelle notizie più inquietanti della vita pubblica».
Virginia Piccolillo


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