Distretti, l’export batte la crisi brillano i poli della tecnologia

by Sergio Segio | 7 Ottobre 2012 7:31

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MILANO — Piccolo non è (più) bello, la crisi lo ha insegnato. Ma cinque anni da buttare e due recessioni non hanno minato la salute dei 143 distretti industriali italiani, che esportano a ritmo serrato e nei dati a giugno 2012 mostrano un avanzo commerciale (saldo tra importazioni ed export) di 26,1 miliardi di euro, non così lontano dai 27,4 miliardi di metà  2008, prima che iniziasse la crisi. Il censimento è del servizio studi di Intesa Sanpaolo, seconda edizione 2012 del suo “Monitor dei distretti”, tra le analisi più complete in materia. È una foto che sembra scattata in un altro Paese, la faccia allegra dell’Italia, che fa media col resto e lo aiuta a stare a galla.
Il primo dato positivo è che le esportazioni delle 143 aree più dinamiche del paese non si fermano. È così dall’inizio del 2010, e anche se l’avanzamento si è attenuato, tra aprile e giugno 2012 l’aumento è stato dell’1% tendenziale. Il dato fa media tra il lieve calo della meccanica (-1,3%), la tenuta di moda, alimentari e mobili, e la crescita brillante dei 20 poli tecnologici, che nel periodo hanno aumentato l’export del 6,1%. «È difficile che l’Italia possa riacquistare a breve una posizione di punta nell’alta tecnologia — si legge nello studio — ma questi poli possono comunque offrire un contributo importante alla crescita dell’economia del paese». Il polo aeronautico è migliorato del 26,7%, il farmaceutico dell’11,6% (trainato da quello laziale, +31,3%). Tra i distretti più in crescita si segnalano l’oreficeria di Arezzo (+12,6%, anche sostenuto dall’aumento dei prezzi auriferi), i ciclomotori di Bologna (+25,8%), pelletteria e calzature di Arezzo (+37,4%), caffè confetti e cioccolato torinesi (+21,3%), carni di Verona (+21,2%). Si tratta comunque di un panorama «altamente differenziato», in cui in genere sta meglio chi riesce a vendere fuori dall’Europa, continente stremato dalla recessione. Le richieste calanti dei consumatori di Spagna, Germania, Francia e Grecia fanno da zavorra alle esportazioni distrettuali nei mercati maturi (-0,7%), che sono tenuti in pari dalla buona ripresa in corso negli Stati Uniti (+7,2%), Giappone (+25,5%), Gran Bretagna (+5,9%). Le vendite vanno plausibilmente meglio nei mercati emergenti (+4,3%), e malgrado un rallentamento restano positive in Russia e Cina, il paese simbolo delle esportazioni dove si ferma la meccanica, ma si vanno affermando i distretti della moda. «Ancora una volta i distretti italiani mostrano incoraggianti segnali di competitività , riuscendo a superare le difficoltà 
incontrate in alcuni mercati con i progressi fatti in altri, più o meno nuovi», riporta la nota di Intesa Sanpaolo. Senza dimenticare che l’avanzo record del plotone dei distretti è legato anche a un meno incoraggiante e netto calo delle importazioni nelle 143 aree, che in un anno hanno perso 1,3 miliardi e sono scese a 13 miliardi. Un dato comunque lontano, almeno per ora, dai 10,6 miliardi del minimo segnato nel giugno 2009.

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