Evasione fiscale boom come 10 anni fa colf, idraulici, falegnami: 60% in nero

by Sergio Segio | 4 Ottobre 2012 7:41

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ROMA — L’Italia resta in «nero», come dieci anni fa. Nonostante l’impegno nella lotta all’evasione fiscale di Agenzia delle entrate e Fiamme Gialle le ultime rilevazioni indicano che c’è ancora molto da fare. Secondo il Rapporto Eures pubblicato ieri, che si basa sulle opinioni di un campione di cittadini al quale è stato chiesto di dire, in base alla propria esperienza di pagamenti, chi evade di più e come, la situazione non è cambiata rispetto all’inizio del decennio. Anche per questo motivo il 70 per cento degli italiani è favorevole alle manette per gli evasori.
Chi sono i più incalliti? Secondo l’esperienza del campione, composto da 1.225 italiani, la maggiore frequenza di comportamenti fiscali irregolari tocca ai professori che impartiscono ripetizioni casalinghe: il tasso di evasione è dell’89 per cento. Ma è nella galassia dell’artigianato che si cumula la maggioranza delle categorie inclini all’illegalità : in testa i giardinieri con un tasso del 67,3 per cento, seguono il falegnami (62,8 per cento commette irregolarità ), gli immancabili idraulici (62 per cento). Più indietro nella classifica la cosiddetta «filiera dell’automobile»: i carrozzieri sono al top con il più contenuto 40,6 per cento e l’Eures spiega che la presenza dei centri di assistenza delle case-madri e la mediazione delle società  di assicurazioni nelle riparazioni, contribuiscono a porre un freno all’evasione.
E le altre categorie? Dal Rapporto – che ne prende in considerazione 52 – risulta che è in nero il 60 per cento dei servizi alla persona, dalla colf alla baby sitter. Mentre tra i professionisti la palma d’oro spetta agli avvocati (42,7 per cento), seguiti dai geometri, dagli psichiatri, dagli architetti, dai dentisti e dai medici. Chi evade lo scontrino? Naturalmente in testa ci sono i bar (17,8 per cento), seguiti dai venditori di materiali edili, pub, pizza al taglio, pasticceria.
Un fenomeno preoccupante che, come ha spiegato ieri il presidente della Corte dei Conti Giampaolino, intervenendo alla Commissione Finanze del Senato, pone l’Italia ai «primissimi» posti nella classifica mondiale dell’evasione. Peggio di noi stanno solo Turchia e Messico. Tirate le somme, infatti, solo «tra Iva ed Irap il minor gettito lordo stimato dovuto all’evasione ammonta a oltre 46 miliardi l’anno» mentre nell’area che resta fuori (Irpef, Ires, altre imposte sugli affari e contributi previdenziali) «si collocano forme di prelievo che lasciano presumere tassi di evasione non molto dissimili » rispetto a quelli di Iva e Irap. Qual è il danno provocato all’Italia? Se l’evasione italiana dal 1970 fosse stata pari al livello statunitense (inferiore di 3 punti) il debito pubblico sarebbe stato, dopo vent’anni anni, molto più basso (76 per cento del Pil invece di 120 per cento) e l’aggiustamento necessario per riequilibrare la finanza pubblica «molto meno impegnativo».

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