Forum: il welfare non è un peso

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Considerare il welfare come motore di sviluppo e non un peso. Questo il messaggio affidato da Forum del Terzo Settore alle Commissioni riunite di Bilancio, Tesoro e Programmazione della Camera e di Programmazione economica e bilancio del Senato nel corso dell’audizione di ieri. Al centro dell’attenzione il disegno di legge di Stabilità  2013.

Istanze e criticità  del ddl sono state presentate dai rappresentati di Forum, Fish, Legacoopsociali e Confcooperative – Federsolidarietà : rispettivamente Andrea Olivero, Pietro Barbieri, Paola Menetti e Giuseppe Guerini.

Secondo Andrea Olivero numerosi provvedimenti previsti dalla Legge di Stabilità  «contengono misure discutibili e inique. A partire dalla questione dell’aumento di un punto Iva e la diminuzione di un punto dell’Irpef per le prime due fasce di reddito non esenti, che andrebbe a colpire maggiormente le persone più deboli e fragili, gravate dall’aumento dell’Iva, ma senza alcun beneficio dalla diminuzione dell’Irpef» con un «effetto combinato paradossale» come lo definisce Olivero.
Un altro provvedimento definito «allarmante» dai rappresentati delle organizzazioni presenti all’incontro è quello che limita, a determinate condizioni, la deducibilità  e la detraibilità  di taluni oneri, fissando una franchigia pari a euro 250 per le erogazioni liberali a favore delle onlus (art.12, commi 4-10). Il terzo settore, e il volontariato in specie, si reggono, anche, sulle donazioni economiche fatte dai cittadini e dalle imprese. È chiaro che un provvedimento del genere avrebbe l’effetto di disincentivare le donazioni, in un momento in cui ce ne è maggiormente bisogno. Si ricorda che i commi in questione vedono la loro applicazione con  effetti retroattivi già  dal 1 gennaio 2012.

«L’aumento dell’Iva di 6 punti percentuali sulle prestazioni socio-sanitarie ed educative delle cooperative sociali colpisce pesantemente un sistema di protezione sociale già  asfittico, che avrebbe come effetto immediato un taglio di servizi da parte degli enti locali e drammatiche ricadute occupazionali, senza nessun beneficio in termini di gettito»  dichiara Guerini presidente di Confcooperative-Federsolidarietà . «È una misura che colpisce direttamente i cittadini più svantaggiati: non autosufficienti e disabili, ma anche tutte le famiglie che usufruiscono, per esempio, di servizi all’infanzia e asili. Non è inoltre accettabile la motivazione che rimanda a Bruxelles e alla temuta procedura di infrazione europea l’ispirazione del provvedimento. Infatti non esiste su questo argomento una procedura di infrazione aperta, vi è solo una richiesta di chiarimento. L’Italia dovrebbe anzi  utilizzare l’occasione aperta dalla Commissione Europea che ha avviato una consultazione sulle aliquote Iva agevolata, intrecciando questo lavoro con quelli sull’imprenditoria sociale. Il Governo ha  una grande occasione per affermare l’autorevolezza dell’esperienza italiana in materia di Impresa sociale, riconoscendo  che la cooperazione sociale italiana che è il miglior esempio di impresa sociale a livello europeo».

La paura è che l’applicazione di questi provvedimenti vada a tagliare servizi e sicurezze, necessari per una speranza nel futuro. «Il governo ha un’immagine vecchia e inadeguata del concetto di welfare» insiste Olivero, protavoce del Forum. «C’è una resistenza incomprensibile a vedere i sistemi di protezione sociale, il lavoro di cura, l’educazione e l’investimento per contrastare emarginazione e povertà  come azioni capaci di generare sviluppo. Nessuno tra i paesi più avanzati, tranne l’Italia, vanta una visione di politica sociale ed economica così antiquata».

Per parte sua Barbieri (presidente Fish) prosegue sottolineando che: «Il mancato reintegro del Fondo per le Politiche Sociali, che nel 2008 ammontava a 2.520 milioni e nel 2013 ha una copertura di soli 200 milioni, per non dire del Fondo per la non autosufficienza, azzerato dal 2010, sta producendo un clima di forte preoccupazione nel Paese spingendo le persone a manifestare e indire scioperi della fame. A ciò si aggiunga che l’aumento dell’Iva dal 4% al 10% per le prestazioni socio assistenziali viene accompagnato da un taglio lineare del 10% per cento dei contratti in essere nel settore sanitario – (art 6 comma 1 lettera a) – che si abbatte sui servizi territoriali».

«Si tratta di tagli lineari che non risolvono il problema, ma che, anzi, si traducono in una ulteriore pesante riduzione dei servizi resi ai cittadini, ed ai più deboli tra essi (asili, centri diurni ed educativi, residenze per anziani, etc.) del Paese» prosegue Menetti (presidente di Legacoopsociali). «Questa taglio, 15-20% dei servizi non può che determinare, poi, licenziamenti proporzionali nella cooperazione sociale poiché colpisce attività  ad alta intensità  di lavoro in imprese sociali che operano in modo regolare ed efficiente, rispettando i contratti di lavoro e le norme fiscali e previdenziali».

E la conclusione del Forum del Terzo Settore non può che essere stata la richiesta di «una profonda revisione di questi provvedimenti», non solo «chiediamo anche che il Fondo nazionale per politiche sociali, che ha subito una pesante contrazione negli ultimi anni, venga riportato ai livelli del 2008, incrementandolo di 500 milioni di euro per l’anno 2013 e di 500 milioni di euro per l’anno 2014. Siamo infatti convinti che contrarre le risorse a favore del welfare e delle politiche di protezione sociale no rappresenti un risparmio, ma un elemento di disequità  e un freno per lo sviluppo».


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