Hollande la spunta, l’Assemblea vota il Fiscal compact

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PARIGI. Mentre nelle piazze delle principali città  francesi ci sono state manifestazioni organizzate dalla Cgt per denunciare il dramma della disoccupazione, con incidenti di fronte al salone dell’automobile, all’Assemblea Hollande ha evitato lo psicodramma a sinistra per il voto del Fiscal Compact. Ieri, all’Assemblea (oggi tocca al Senato), il Trattato europeo sulla stabilità , coordinamento e governance è passato alla grande con 477 voti a favore, 70 contrari, 21 astensioni e 9 deputati non presenti. La maggioranza (Ps e radicali) è soddisfatta per il successo ottenuto senza aver avuto bisogno dei voti della destra (l’Ump ha votato comunque anch’essa a favore, visto che il trattato è quello di Merkozy): a sinistra, ci sono stati 8 voti in più della maggioranza richiesta per l’approvazione. Anche tre deputati Verdi hanno approvato il Fiscal Compact, mentre la maggioranza ha votato contro, assieme al Front de gauche. Nei ranghi socialisti, il dissenso è stato limitato al minimo (20 «no»). Hollande ha espresso soddisfazione, per «la sinistra unita». Per il primo ministro, Jean-Marc Ayrault la maggioranza «ha capito cosa stava succedendo, dal 6 maggio il riorientamento dell’Unione europea è in marcia». Per Ayrault, «questa è solo una tappa, anche sulla strada del risanamento del nostro paese». Paradossalmente oggi ci saranno ancora più voti della sinistra di governo per approvare la legge organica che trasferisce nella legislazione francese la «regola aurea» contenuta nel Trattato. E che impone un limite dello 0,5% ai deficit pubblici, sotto pena di sanzioni per i trasgressori. Il governo fa valere che verranno calcolati i deficit «strutturali», cosa che lascia un margine di manovra in caso di crisi. Questo spazio sarà  forzatamente utilizzato, visto che l’impegno di Hollande di riportare il deficit entro il 3% già  nel 2013 sarà  difficilmente raggiungibile, con una crescita zero, che sarà  ferma allo 0,4% il prossimo anno (contro una previsione governativa dello 0,8%).
Hollande e Ayrault hanno evitato di riaprire la ferita del 2005, che all’epoca del referendum sul Trattato costituzionale aveva spaccato la sinistra. Hollande è stato abile: ha mandato avanti a difendere il Fiscal Compact dei difensori del «no» del 2005, Bernard Cazeneuve, ministro degli affari europei, Laurent Fabius, ministro degli esteri e Claude Bartolone, presidente dell’Assemblea nazionale.
Il rigore è contestato nelle piazze. La Cgt ha organizzato ieri manifestazioni nelle principali città . Di fronte all’ondata di chiusure di fabbriche e contro i «licenziamenti di Borsa» (come Sanofi, che ha fatto 6 miliardi di utili e ha programmato 900 tagli di posti di lavoro, anche nella ricerca farmaceutica), la Cgt chiede un intervento attivo dei poteri pubblici. Ma Hollande, per il momento, è preoccupato di non spaventare i mercati per non subire un rialzo dei tassi di interesse.


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