Il Cavaliere è nudo

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MA CONVIENE a Silvio Berlusconi mostrarsi ancora al pubblico come lo si è visto in questi ultimi giorni? Consummatum est.
Al netto delle contraddizioni politiche, nelle ultime immagini provenienti da villa Gernetto il terribile mascherone del Cavaliere si accompagnava a un respiro a tratti pesante e affaticato, un soffio come di tensione e d’affanno, un ansimo tanto più percepibile, quanto più risuonava proiettandosi su quel fondale incredibilmente fastoso di fregi d’oro, legni pregiati e broccati rossi; là  dove, avendo al fianco il suo avvocato Ghedini, Berlusconi, ormai condannato, ha detto più o meno il contrario di quanto appena due giorni prima aveva solennemente pronunciato dalla consueta scrivania, con la bandiera europea al fianco e il solito panneggio di tende alle spalle, nel mentre si congedava dalla politica, addio addio, e incoraggiava il governo Monti, “espressione di un paese che non ha mai voluto partecipare alla caccia alle streghe”.
Seminuova era la penna che l’ex premier teneva in mano, vecchio accorgimento suggerito a ogni novizio per mantenere un baricentro dinanzi alle telecamere. E già  in questo penultimo video, che subito nel sito di comunicazione politica internazionale Nomfup figurava appaiato all’addio di Mubarak, era visibile l’esaurimento definitivo
della spontaneità  e dell’energia mediatica berlusconiana. Virtù un tempo prodigiose e ora ridotte da fare pena, come un po’ di telegenica pietà  suscitava il loro invecchiato ex depositario che leggeva quel testo sul gobbo, ormai del tutto incapace di “simulare di non recitare”, come si dice nel gergo a doppio fondo degli spin-doctor e degli studiosi dell’eterna propaganda.
Hanno forse fatto il loro tempo anche i consiglieri del Cavaliere che l’altra sera, dopo la sentenza, di nuovo l’hanno spedito a contraddirsi per oltre un’ora in quella sala addobbata come una chiesa davanti a un nugolo di ex ministri e ministre plaudenti. Scenario a suo modo reso ancora più pazzesco dall’enorme riproduzione di quella “Scuola di Atene” di Raffaello che invano a suo tempo cercò di dar lustro al programma “Ci manca anche Sgarbi”, su Raiuno, sospeso dopo la prima puntata, per la gloria del riciclaggio d’icone e della loro recidiva inutilizzabilità .
Detta in maniera evasiva “Viale del tramonto” non è solo un capolavoro di Billy Wilder (1950), ma il crudele oscurarsi di un fenomeno di persuasione collettiva che ha mutato in Italia l’arte del potere. Detta in termini brutali, Berlusconi assomiglia sempre più a un pupazzo arancione che si ostina a mettere in scena la propria consumazione.
E colpisce che l’altra sera, riferendosi alle risatine di Sarkozy e Merkel, egli abbia definito quelle risatine “una iniziativa di deterioramento della mia immagine”. Colpisce perché, senza considerare il ruolo dei due leader europei (i quali secondo una ricostruzione del Wall Street Journal ridevano perché reduci di un incontro in cui l’allora presidente italiano si era appisolato), quel “deterioramento” sembra piuttosto l’esito inevitabile, ma anche il contrappasso, la nemesi, di un lungo percorso cominciato proprio quando Berlusconi, l’uomo nuovo, si è gettato nel mercato dei corpi, dei sogni e delle visioni a distanza proponendosi come un prodotto, risucchiando l’aura dei divi, la vitalità  delle merci e l’euforia degli spettacoli.
Viene da chiedersi se, costretto com’è a smentirsi nell’arco ormai di un paio di giorni – lascio, non lascio, Monti va bene, ma ora gli tolgo la fiducia – egli si renda conto che il redde rationem si coglie da prima di tutto da quell’aria inasprita, si vede dal suo aspetto ogni volta più terreo, si sente amplificato in quel respiro che si spezza e rende la sua voce meno suadente, più stanca e infelice. Fin troppo in fondo è durato l’incantesimo. Poi, come ogni oggetto di consumo, il Cavaliere ha dismesso attenzione, fiducia, consenso, ha deluso per primi i suoi fedeli e adesso sta per finire macinato nel frenetico ciclo della produzione-consumo.
Di questo processo, che controversi pensatori hanno designato “finish”, gli ultimi video sono l’impietosa testimonianza. Utilizzata dal suo signore come mezzo di consacrazione, la tv si rivolta contro di lui dissacrandolo, mettendone a nudo la condizione fisica di estrema debolezza. Il Tempo, quello stesso che Berlusconi aveva raffigurato nel quadro alle spalle nella sala stampa di Palazzo Chigi, si vendica di chi ha cercato di ingannarlo, la chirurgia estetica presenta il conto, gli ingegni e i trucchi di scena si rovesciano nel loro contrario. Uno spettacolo brutto e anche un po’ triste a vedersi. Ma forse proprio per questo uno spettacolo istruttivo.


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