Il principe ereditario saudita «I leader ascoltino le Primavere»

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RIMINI — È arrivato in Italia «a caccia di buone opportunità ». Cioè affari. Accordi con società  italiane. Investimenti. «Sono aperto a valutare ogni progetto, non è un problema di soldi. E sono pronto a parlare con chiunque possa proporre qualcosa di interessante. Anche con il capo della Fiat Marchionne, perché no?». Il principe Salman bin Abdul Aziz bin Salman Al Saud, 32 anni, occupa la seconda posizione nella linea ereditaria della famiglia reale che guida l’Arabia Saudita. È preceduto dal sovrano Abdullah (89 anni) e da Salman (79 anni). In prospettiva, dunque, potrebbe diventare il leader del Paese chiave del mondo arabo, l’alleato strategico degli Stati Uniti, il «benzinaio» più importante dell’Occidente. In questi giorni Al Saud, studi a Oxford e alla Sorbona di Parigi, è ospite del convegno organizzato dall’istituto Pio Manzù a Rimini. Oggi verrà  anche premiato dal governo italiano e dallo stesso Pio Manzù per il suo ruolo di «mediatore culturale».
Va tutto bene, finché si discorre di finanza, di politica. Il sorriso si apre nella barba scolpita; disponibile, con un’eleganza che prevede anche un reperto per noi d’antiquariato, come il fermacravatta d’argento. Sussulta, invece, appena si entra nel vivo delle contraddizioni del Paese: i diritti delle donne, l’immutabile assetto di potere della monarchia saudita. Però, risponde. Risponde a tutto nella sua prima intervista a un giornale occidentale.
Lei viene da un Paese che ha grandi risorse finanziarie da investire. C’è qualcosa in vista per l’Italia?
«Sì, posso anticipare che stiamo costituendo un “business council” aperto alle imprese italiane che vogliono entrare nel mercato saudita, oppure delocalizzare la produzione. Nello stesso tempo siamo pronti a investire in società  italiane di ogni tipo: grandi o piccole non ha importanza, purché siano di grande qualità ».
Che cosa significa «di ogni tipo»? Prenderebbe in esame anche un intervento nella Fiat, un colloquio con Marchionne?
«Perché no? Siamo aperti a tutto. Attenzione, però, parlare con tutti non vuol dire concludere affari con chiunque».
Quanti miliardi di euro ha in tasca? Cinque, dieci? Ogni anno l’Arabia Saudita incassa 300 miliardi di euro dalla rendita petrolifera…
«Non abbiamo problemi di soldi. Dietro di me ci sono tanti investitori disposti a investire in Italia, in Francia».
Ci sono già  operazioni in corso? Si parla di un paio di partnership con aziende del Nordest.
«Non posso svelare dettagli. Lo faremo a suo tempo. Ci offriamo come partner o come “facilitatori” per i mercati arabi».
Lei è un principe molto attivo. Le sue note informano che sta lavorando a un network internazionale di «giovani leader». Che cos’è?
«Per ora è un’idea. Vorrei formare una rete internazionale di giovani con posizioni di leadership, non solo nel mondo arabo».
A proposito di giovani e di leadership, che cosa pensa della cosiddetta «Primavera araba»?
«No guardi ci sono persone più addentro di me in queste cose, ambasciatori…»
D’accordo. Ma la sua opinione personale?
«E va bene. Come giovane, come studente anch’io ho avuto e ho dei sogni. Capisco la mentalità  dei giovani e se molti di loro chiedono qualcosa in un modo così pressante, penso che i leader li debbano ascoltare molto attentamente e poi cercare di realizzare quei sogni».
Ma è ancora giusto parlare di «Primavera araba»?
«Non so se sia una Primavera o un autunno. Lo vedremo dai risultati. Aspettiamo e vediamo».
Anche le donne dell’Arabia Saudita hanno diritto al sogno della parità  con gli uomini?
«Un momento, chi dice questo è mai stato in Arabia Saudita? Ha mai parlato con la gente? Ha mai vissuto la nostra realtà ? I diritti delle donne in Arabia Saudita sono superiori a quelli degli uomini. Noi applichiamo la sharia (la legge islamica ndr) e la sharia ha dato alle donne diritti che voi non conoscete».
Ma non possono neanche guidare la macchina…
«Questa storia della patente non c’entra niente con la religione. È una questione sociale, come ce ne sono tante in ogni Paese. Non voglio dire che la nostra società  sia uguale alle altre e non voglio neanche dire che le altre società  devono essere come la nostra. Io voglio invitarvi a visitare il mio Paese, sono pronto a ospitarvi personalmente e a spiegare ogni cosa».
Da «giovane leader» pensa che l’ordinamento politico del suo Paese sia in grado di fronteggiare i cambiamenti che attraversano tutto il mondo arabo?
«La famiglia regnante ha un rapporto molto stretto con i giovani. La nostra struttura politica non è una piramide, ma un cerchio formato dalle tante componenti della nostra società . La famiglia reale è il perno di questo cerchio e penso continuerà  a esserlo».


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