Jailhouse rock, suoni e suonatori nel mondo delle prigioni

by Sergio Segio | 30 Ottobre 2012 7:46

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Da Elvis Presley e i Blues Brothers in poi. Cento star della musica finiti in una cella al di qua e al di là  dell’oceano Atlantico Cos’hanno in comune Roberto Vecchioni e James Brown? E a chi verrebbe mai in mente, immaginando la “tipica” faccia dietro le sbarre di una galera, uno come Ray Charles o una come Aretha Franklin? Eppure «non c’è mestiere più rischioso di quello del musicista», oggi, ai tempi delle Pussy Riot recluse per una canzone anti-Putin dal regime repressivo di Mosca, come ieri, quando Joan Baez scontava la sua pena per aver scelto di schierarsi contro la guerra del Vietnam, o quando Chet Baker finì per svernare, nel lontano 1961, nelle celle di Lucca. Lo testimoniano le cento storie di altrettanti musicisti finiti dietro le sbarre, al di qua e al di là  dell’oceano Atlantico, raccolte nel volume «Jailhouse Rock», avvincente e divertente quanto interessante, appena uscito per l’Arcana edizioni a cura di Patrizio Gonnella e Susanna Marietti, rispettivamente presidente e coordinatrice dell’associazione Antigone.
Musicisti colpevoli o innocenti, puniti a volte per il loro stile di vita o per le loro scelte politiche ma soprattutto, nella maggior parte dei casi, finiti al fresco per reati legati all’uso di sostanze. Artisti che non si danno pace per l’inatteso destino che li ha colti, come George Michael, o che vivono «una vita borderline, tra droghe e alcol, legalità  e illegalità » come Amy Winehouse. Storie che ci raccontano delle prigioni italiane e statunitensi, inglesi e africane, sudamericane, francesi o giapponesi. Da Buju Banton che deve rinunciare ai propri dreadlocks, l’acconciatura tipica del Rastafarianesimo a cui è votato, nella prigione di Tampa, in Florida, dove è attualmente detenuto per traffico di stupefacenti, ai pianti delle persone torturate ascoltate da Caetano Veloso che da dissidente provò il carcere dittatoriale brasiliano, come accadde peraltro anche a Gilberto Gil, divenuto poi ministro della cultura di Lula.
Da Elvis Presley e i Blues Brothers in poi, ci sono tutti: dai Dead Kennedys a Fela Kuti, dallo storico concerto di Jonny Cash nella prigione di Folsom, alla carcerazione dei Beatles, da Elvis Costello a Cristiano De André, dai 99 Posse a Leadbelly, da Vasco Rossi a Frank Sinatra, da Patty Pravo a Bertrand Cantat, il frontman dei Noir Désir. Storie che Gonnella e Marietti hanno raccolto per la trasmissione musicale che la coppia (nella vita come nel lavoro) ha ideato e conduce settimanalmente (ogni lunedì in diretta e domenica in replica, dalle 21 alle 22,30) dai microfoni di Radio Popolare: «Jailhouse Rock: suoni, suonatori e suonati dal mondo delle prigioni». Storie che ci parlano di noi, da qualunque parte delle sbarre sia collocato attualmente il nostro punto di vista.

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