La Catalogna sogna da sola, braccio di ferro con Madrid

Loading

BARCELLONA. David Cameron e Alex Salmond hanno fatto un bel regalo elettorale al presidente della Generalitat catalana Artur Mas. La Scozia, molto più che il dissestato Belgio, è l’esempio preferito dai politici catalani che puntano all’indipendenza.
A poco meno di un mese dalle elezioni catalane, fissate per il 25 novembre, con la maggioranza dei nazionalisti catalani di destra di Convergència i Unià³ in avanzata, la notizia che la Scozia ha ottenuto quello che il governo spagnolo non vuole concedere, rafforza il ruolo di catalizzatore dello scontento catalano che Mas sta giocando. Ricorrerà  «a Bruxelles e ai tribunali europei», se Madrid impedirà  di celebrare il referendum sulla sovranità  nazionale, ha rilanciato giusto ieri.
Con la sua strategia, il capo del governo autonomo, e presidente di CiU, ha ottenuto l’indubbio merito di riuscire a irrobustire il suo peso politico – oggi è a capo di un governo di minoranza – facendo dimenticare i selvaggi tagli allo stato sociale, votati sempre con l’appoggio del Partido popular catalano, e il sostegno di CiU a Madrid, venuto meno solo negli ultimi mesi. Mas ha avuto l’intuizione di cavalcare lo scontento catalano trasformandolo in protesta contro il governo di Madrid piuttosto che contro i tagli che hanno gettato nella miseria molte famiglie. Con un paio di misure più solidali, come il rifiuto di togliere del tutto l’assistenza agli immigrati, è riuscito a smarcarsi dalla faccia più dura della destra spagnola, senza mettere in discussione le riforme più importanti, come quella del lavoro che introduce il licenziamento libero.
Dopo la massiccia manifestazione dell’11 settembre, festa nazionale catalana, e di fronte all’impossibilità  di far approvare il bilancio 2013 senza il Pp, Mas ha giocato la carta dello scioglimento anticipato del parlamento di Barcellona riaprendo il dibattito sull’indipendenza. Con sorprendente riflesso pavloviano, appena Mas, solitamente cauto su questo tema, ha lanciato nell’arena il tema dello stato proprio e della possibilità  di istituire un referendum dai contorni vaghi e dalle conseguenze incerte, la destra spagnola ha alzato di scatto il braccio teso.
Più si minacciano rappresaglie militari, più si dice che Mas è contro la Costituzione, più si chiede la «spagnolizzazione» delle scuole catalane, come ha fatto il ministro della cultura e istruzione, più Mas e i nazionalisti si fregano le mani. «La destra spagnola è la migliore fabbricatrice di nazionalisti catalani», ha detto ieri l’ex presidente della Generalitat, il socialista Montilla.
La sinistra catalana rimane divisa: i socialisti sposano il federalismo ma senza un programma credibile, il partito della sinistra repubblicana Erc è indipendentista e Izquierda Unida catalana appoggia la possibilità  del referendum ma cerca di riportare il dibattito sui temi sociali. Esattamente come i laburisti a Londra senza gli scozzesi e i democristiani a Berlino senza i bavaresi, senza il bacino di voti socialisti catalani il Psoe a Madrid è destinato a rimanere minoranza per sempre.


Related Articles

Carla in campo accanto a Sarkozy “Più tranquilla con lui al timone”

Loading

“La notte non dà  il latte a nostra figlia, è una cosa da donne”   

Accordo sulla manovra economica, con sfida alla Ue

Loading

Governo. Su decreto fiscale e legge di bilancio, lunga trattativa e rottura sfiorata nella maggioranza gialloverde. Di Maio che diserta i vertici fino a che non torna Salvini

Ultimatum shock dell’Europa ai greci: approvate le riforme entro tre giorni

Loading

I falchi volteggiano trionfanti sui cieli d’Europa. E dettano a Tsipras un ultimatum impossibile, come quello dell’Austria alla Serbia che innescò la prima guerra mondiale

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment