LA GRU DI OBAMA

by Sergio Segio | 31 Ottobre 2012 6:07

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Qui a New York il metrò subisce “la più grave paralisi in 108 anni di storia”, un policlinico ha dovuto evacuare i malati in piena notte, duecentomila abitazioni sono al buio nel cuore di Manhattan, culla della modernità . Ma quale tipo di modernità ? La “nuova normalità ” dell’uragano a cui allude Cuomo, è la sfida urgente di ripensare le nostre città , l’ambiente in cui viviamo. Sandy ha assunto quasi le fattezze del “flagello divino”, devastando la East Coast proprio al termine di una campagna elettorale in cui nessuno aveva osato pronunciare due parole tabù: cambiamento climatico. Eppure New York è una grande Venezia assediata dalle maree, gli scienziati della sua Columbia University disegnano un futuro in cui gli eventi atmosferici estremi saranno più frequenti, l’innalzamento degli oceani punirà  questa metropoli “verticale” che punta verso il cielo ma ha le fondamenta a livello dell’acqua. Dopo essere stata per un secolo il laboratorio del futuro, Manhattan rivela un colpevole ritardo di fronte a questa emergenza.
Una gru pericolante diventa il simbolo di un modello di sviluppo. È la gru che si è “quasi” staccata al 90esimo piano di un grattacielo in costruzione sulla 57esima Strada. In quel grattacielo le pre-vendite hanno toccato record storici: 88 milioni per un attico. Ma gli affaristi che cavalcano il nuovo boom dell’edilizia di lusso non volevano sprecare neppure una modesta frazione dei loro profitti per rimuovere il macchinario, alla vigilia della catastrofe annunciata. Il sindaco è stato costretto a far evacuare una zona circostante di palazzi e di alberghi. La gru che ha dondolato minacciosamente sulle teste di noi comuni mortali, riassume un’ideologia sulla quale gli elettori americani dovranno pronunciarsi fra sei giorni. Martedì 6 novembre dovranno decidere se vogliono alla Casa Bianca il repubblicano Mitt Romney, che su questi temi ha le idee chiare. Nelle primarie Romney disse che la protezione civile va smantellata e i suoi compiti andrebbero gestiti dai privati. “Il mercato fa le cose meglio”, ripete l’ex governatore del Massachusetts. La Fema (Federal Emergency Management Agency), in queste ore porta in salvo migliaia di americani isolati nelle case circondate dalle acque; dà  alloggio, pasti e medicinali agli sfollati; ripristina servizi pubblici essenziali. Venne creata da un presidente democratico, Jimmy Carter. Fu declassata da George W. Bush, e le conseguenze si videro nella tragedia di Katrina: 1.800 morti. La destra non demorde. La maggioranza repubblicana alla Camera ha tagliato il 43% dei fondi alla protezione civile. La privatizzazione evocata da Romney non è una boutade: è un piano. È la stessa soluzione che propone per l’assistenza sanitaria agli anziani (Medicare), da togliere allo Stato per trasformarla in “buoni- acquisto” da spendere presso gli assicuratori privati. È la ricetta che Romney annuncia per risolvere i problemi della scuola pubblica americana, scivolata ormai al 17esimo posto dietro molte nazioni dell’Europa nordica e dell’Asia nelle classifiche Ocse: per il repubblicano la risposta è “libertà  di scelta” cioè l’opzione privata. A Manhattan, vicino alla gru sulla 57esima, ci sono scuole elementari di élite con rette annue dai trentamila dollari in su.
Quando arriva una calamità  naturale come Sandy, gli americani si stringono assieme compatti. “Nelle tenebre della tempesta – dice Obama – abbiamo visto anche la grandezza dell’America: come le infermiere accorse in piena notte per portare in braccio i bambini dall’ospedale della New York University”. Gli effetti sulla campagna elettorale sono difficili da valutare. In campo democratico gli ottimisti osservano che l’uragano ha rimesso Obama nella posizione più favorevole: quella del Commander-in-Chief, leader della nazione, impegnato a coordinare i soccorsi anziché a fare comizi. Un avversario come Chris Christie, governatore repubblicano del New Jersey (lo Stato più colpito, che Obama visiterà  oggi) gli rende un omaggio raro: “Desidero ringraziare calorosamente il presidente per tutto quello che sta facendo per il mio Stato”. A voler essere pignoli, bisogna ricordare che Obama non ha potuto da solo aiutare il New Jersey. Le forze federali essendo ormai insufficienti, per fortuna sono arrivati reparti di protezione civile dal Canada. Reduce da trent’anni di egemonia liberista, e da un prolungato “dimagrimento” del ruolo statale, l’opinione pubblica americana si è abitutata a considerare il vicino Canada come una strana propaggine di Quando Obama osserva che “la nostra forza è nello stringerci assieme, rispondere uniti, come una nazione sola”, dice le parole che l’America si attende in un frangente come questo. Non sono le parole più vere. Questo leader democratico crede in un patto di cittadinanza, in un contratto sociale, in una società  aperta dove vigono le stesse regole per tutti. Il 6 novembre avrà  di fronte un avversario formidabile, con un sistema di valori che si è dimostrato altrettanto seducente: l’America della gru, dove ciascuno è libero di perseguire il proprio profitto, e lo Stato deve togliersi di mezzo.

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