La «guerra con altri mezzi»

by Sergio Segio | 17 Ottobre 2012 7:53

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Gas, commercio, banche: la Ue vara nuove sanzioni a Tehran. Ma fa danno anche agli interessi europei, dice l’ambasciatore d’Iran I governi dell’Unione europea hanno varato negli ultimi due giorni una nuova serie di sanzioni economiche punitive verso l’Iran: una escalation di quella che potremmo definire «guerra con altri mezzi», cioè il tentativo di spingere Tehran a rinunciare al suo programma di arricchimento dell’uranio.
I ministri degli esteri dei 27 riuniti a Lussemburgo hanno dunque nella lista delle istituzioni sotto embargo la National Iranian Oil Company (Nioc), l’ente di stato per gli idrocarburi, con la National Iranian Tanker Company (Nitc) che gestisce il trasporto del greggio, e alcune imprese sussidiarie come l’ente per il gas naturale e quello per la raffinazione di petrolio. I beni di queste società  depositati nell’Unione saranno congelati, e bandita ogni transazione commerciale. In pratica l’Unione europea segue Washington (che in settembre aveva messo la Nioc sotto embargo) e si vieta di avere contatti commerciali di sorta con uno dei maggiori esportatori di petrolio al mondo.
I ministri riuniti a Lussemburgo hanno inoltre ampliato la lista di banche iraniane sotto embargo e limitato ulteriormente i contatti con la banca centrale dell’Iran. Parlano di un «bando generale sulle transazioni finanziarie», che punta a paralizzare il commercio ancora esistente con l’Iran: ora i commercianti europei dovranno chiedere un’autorizzazione preventiva per le transazioni finanziarie relative a merci non colpite da embargo – finora il commercio era permesso salvo per le merci specificamente bandite.
Lunedì l’Unione europea aveva già  bandito l’importazione di gas naturale dall’Iran (da luglio è già  bloccato l’import di petrolio). Al contrario del bando sul greggio quella sul gas è una misura soprattutto simbolica, visto che l’Iran ha sì giacimenti importanti (i secondi al mondo dopo la Russia) ma esporta gas solo in Turchia e, con piccoli accordi di «baratto» in Armenia e Azerbaijan; l’unico altro progetto di esportazione è affidato al gasdotto in costruzione verso il Pakistan.
I ministri europei affermano che così intendono colpire ogni possibile «fonte di finanziamento per il regime» iraniano. Tehran ha protestato. «Invece di insistere in questo approccio sbagliato… con un approccio più logico dovrebbero tornare al dialogo», ha detto il portavoce del ministero degli esteri Ramin Mehmanparast. Press Tv (canale satellitare in inglese della tv di stato) si appella all’autorità  morale del segretario generale dell’Onu: Ban Ki-moon, commenta l’emittente, «ha avvertito il 5 ottobre che le sanzioni occidentali colpiscono soprattutto il tenore di vita della popolazione comune dell’Iran».
L’Iran ripete che non saranno le sanzioni a costringere il paese a rinunciare al programma nucleare, che considera un suo legittimo diritto (e in effetti nessuno ha mai potuto affermare che Tehran violi il Trattato di non proliferazione). Per l’ambasciatore dell’Iran a Roma, Seyed Mohamed Ali Hosseinì, lo strumento dell’embargo è «assimilabile a una forma di terrorismo soft», perché «alcuni governi lo usano per imporre le proprie politiche talvolta illegittime ad altri paesi», infliggendo danni economici e sofferenze alle popolazioni – così ha detto ieri durante una tavola rotonda presso un’università  privata a Roma.
L’ambasciatore Hosseini ha però soprattutto sottolineato che le sanzioni all’Iran danneggiano anche l’Europa, perché colpiscono le relazioni economiche bilaterali e multulaterali. Nel 2011 l’intercambio commerciale tra Iran e Unione europea superava i 25 miliardi di euro, ha ricordato, di cui 11 miliardi erano esportazioni europee verso l’Iran: ora quote crescenti di quell’intercambio di ridirigono su diversi paesi asiatici. «Le sanzioni hanno fatto perdere opportunità  sia agli europei che agli iraniani, e stanno danneggiando i rapporti tra l’Iran e l’Europa», ha concluso: e questo è un costo non materiale delle sanzioni, che «creano i presupposti per future e più profonde fratture».
Paradossalmente, mentre lancia nuove sanzioni, l’Unione europea dichiara di voler riprendere il dialogo con Tehran sul dossier nucleare – come ha dichiarato un portavoce di Catherine Ashton, la rappresentante della politica estera europea. Nei giorni scorsi sono circolate notizie ufficiose su nuove proposte che verrebbero presentate all’Iran, più concrete di quanto fatto finora. Ma non si fanno date, e certo nulla avverrò prima delle elezioni presidenziali negli Stati uniti.

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