L’amore (e il sesso) a colori

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NELL’AMPIA piazza squadrata del centro commerciale alle porte di Roma i ragazzi tirano a far sera, approfittando del clima caldo e ancora estivo. Lattine di birra, molte risate, molti sguardi, qualche bacio, nessun acquisto. Arrivano dall’hinterland multietnico delle periferie, dai litorali della nuova e vecchia immigrazione, dove il numero degli italiani e stranieri è ormai testa a testa, in un derby di culture ancora tutto da scrivere. Racconta Ang, adolescente cinese nata a Ostia: «I miei genitori non vogliono che frequenti ragazzi italiani. Hanno paura che perda la verginità ». Racconta Martina, 16 anni, romana, stessa età  di Ang: «Mia madre piange tutti i giorni perché sono fidanzata con Samir, un mio compagno di classe marocchino». Racconta Alex, rumeno, motorino fiammante e sguardo seduttore: «Italiane, rumene, albanesi, per me vanno bene tutte, non sono razzista, purché siano carine…». United colors of sex: Martina, Ang, Alex, Samir hanno tra i 14 e i 20 anni e sono gli adolescenti del mondo italiano che verrà … Meticcio, mescolato, plurietnico, dove l’amore trova mille ostacoli e tanti razzismi incrociati, ma poi il sentimento vince, quasi sempre, e si scopre a sorpresa che parlando di sesso, di contraccezione, di piacere e di paure, teenager italiani e stranieri sono diversi ma uguali, uniti dalla stessa incalzante voglia di scoprire se stessi, il corpo e la vita adulta.
Il preservativo ad esempio: sanno come usarlo il 94,8% dei ragazzi italiani e il 94% dei maschi 2G, immigrati cioè di seconda generazione, nati nel nostro paese da genitori stranieri. Dunque tutti. Ed è transnazionale anche la rappresentazione del sesso: qualunque sia il paese d’origine, per gli adolescenti nell’80% dei casi gli interlocutori privilegiati restano gli amici.
Certo poi le differenze ci sono, come svelano alcune ricerche che soltanto adesso cominciano ad indagare la sessualità  dei teenager immigrati, e il nuovo delicato
terreno degli amori multietnici. Il numero degli aborti tra le minorenni, ad esempio, che sono il 4,4% di tutte le interruzioni di gravidanza, contro il 3,3% delle italiane. O il boom delle baby mamme, il 35% delle quale proviene da paesi “altri”, in particolare il Sudamerica e le Filippine. E di conseguenza la conoscenza della pillola, che tra le giovani straniere si ferma al 50%, mentre tra le italiane sale al 70,4%, restando comunque per tutte, ancora, un pianeta quasi sconosciuto. In uno scontro e incontro di culture dove di solito vengono alla luce soltanto gli episodi più estremi (Hina e le altre), mentre resta nell’ombra la vita normale. Che è fatta di intrecci, di amori, e sarebbe impossibile il contrario, visto che sono quasi 800mila gli studenti stranieri di seconda generazione, che studiano nelle scuola italiane.
Basta affacciarsi allora in uno dei tanti centri commerciali della periferia romana, “Gli Aquiloni” di Ostia ad esempio, per ascoltare le storie di questa adolescenza che cambia. Storie e volti descritti anche in una recente e dettagliata ricerca della Ausl di Bologna, “Genere, sessualità  e rischio tra gli adolescenti di origine straniera”, oggi diventata un libro, FrancoAngeli editore. Spiega Paola Marmocchi, psicologa e responsabile del Servizio Giovani della Azienda Sanitaria bolognese: «Siamo partiti dal numero di aborti e di baby gravidanze tra le giovanissime straniere, per andare poi ad esplorare tutto il mondo della sessualità  dei teenager non italiani a confronto con i loro coetanei. Ci sono differenze, similitudini, negli stranieri tendono ad acuirsi alcuni comportamenti a rischio, ma tra gli adolescenti è evidente il desiderio di mescolarsi, di imparare gli uni dagli altri. Sul fronte della sessualità  c’è ancora moltissimo da fare però, a cominciare ad esempio da un accesso più facile, anzi gratuito alla contraccezione».
E la strada sembra lunga. Questa prima avanguardia di adolescenti che provano a “mescolarsi” vive sulla propria pelle la diffidenza delle famiglie, e il razzismo incrociato dei genitori. Racconta Yara, 16 anni, la folta treccia delle donne indiane, brillante studentessa dell’Istituto Tecnico “Toscanelli” di Ostia: «Fino a quando andavo alla scuola media potevo fare quello che volevo, frequentare i maschi, partecipare alle feste… Poi, dopo i 13 anni, dopo lo sviluppo, i miei genitori sono cambiati. Oggi cercano di sorvegliarmi in tutti i modi, litighiamo ogni giorno per come mi vesto, perché voglio uscire, e perché ho un ragazzo italiano. Loro non lo sanno, ma io e Marco l’amore l’abbiamo già  fatto. Mia madre se lo sapesse si strapperebbe i capelli. Ma è così — dice paziente e tenace Yara — un giorno o l’altro vincerò io…». Andreina, felpa “Abercrombie” e aria sicura dice, invece, che lei ha già  vinto. «Sono fidanzata con Florin da due anni, e lui nemmeno studia ma lavora nei cantieri. Mio padre all’inizio non lo poteva vedere, forse perché anche lui ha fatto il manovale, e dice che è un lavoro che t’ammazza. Adesso però l’ha conosciuto, ha capito che Florin mi rispetta, e ogni tanto vanno al bar insieme».
Yara, Andreina e il corpo delle donne. Nel difficile ma veloce diffondersi degli amori multietnici le ragazze soffrono e faticano ancora troppo. Lo descrive in una bella ricerca dal titolo “Le adolescenti della migrazione e la società  italiana”, Mara Tognetti, docente di Politiche dell’Immigrazione all’università  Bicocca di Milano. «Accade in quelle famiglie che non si sono integrate ma cristallizzate nelle loro culture d’origine. Non appena arriva l’adolescenza, e dunque la scoperta della sessualità , impongono alle figlie regole ferree legate alle tradizioni dei loro paesi, per impedire che vengano “corrotte” dal modo di vivere dei coetanei italiani», spiega Mara Tognetti. E le ragazze si ribellano, creano conflitti forti, che a volte possono sfociare in gesti estremi da parte del clan familiare, fino all’omicidio. «Ma il più delle volte — aggiunge Tognetti — queste ragazze, nate e cresciute qui, negoziano la loro situazione, il loro futuro, accettano una parte delle regole ma altre no, magari un marito deciso dalla famiglia, ma che non gli impedisca di studiare, chiedono di poter scegliere tra più ragazzi. E così, seppure a fatica, iniziano a scardinare il sistema». Che porta comunque ad un incontro-incrocio di etnie, e basta guarda il numero dei matrimoni misti, ricorda Mara Tognetti, che oggi in Italia sono il 14% di tutte le nozze celebrate.
Yara, Alex, Samir, Ang, Andreina, Martina, o Safia che è di origine tunisina e magari ogni tanto indossa il velo, sono ragazzi “ponte”. Verso un melting pot già  presente in molte società  europee, ma dove l’integrazione, ricorda Federica Tarabusi, antropologa culturale, «passa non attraverso l’assimilazione della cultura del paese in cui si vive, ma attraverso la fusione dei due mondi». Come dicono loro, gli adolescenti: «Sono italiano al 100% ma anche al 100% cinese».


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