«Basta Monti, nuovo patto»

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È festa grande tra i teorici del risparmio: i nuovi assegni pensionistici sono crollati del 35% nell’ultimo anno. E adesso in alto i calici, perché stiamo per diventare più virtuosi della Germania. Tra un anno, infatti, si faranno sentire gli effetti della riforma Fornero, ben più corposi del blocco di un anno delle uscite dal lavoro. Ne abbiamo parlato con Carla Cantone, segretaria dello Spi, il potente sindacato pensionati della Cgil titolare di metà  di tutte le tessere raccolte dalla confederazione. Oggi e domani lo Spi riunirà  l’assemblea di metà  congresso dei quadri, leghe e attivisti a Montesilvano per fare un bilancio sulle attività  svolte e decidere le strategie per il futuro.

Come valuti i dati dell’Inps che tanto eccitano governo, partiti e ispiratori europei delle politiche italiane?
I dati confermano le nostre critiche: la riforma Fornero non colpisce soltanto il lavoro ma l’intero sistema pensionistico. Se gli anziani che non sono stati espulsi dal lavoro devono restare al chiodo fino a 67 anni, in prospettiva fino a 70, mi spieghi tu come faranno i giovani a trovare un’occupazione? Ma l’evidenza viene messa in discussione con ragionamenti che non stanno in piedi: mi dicono che non sono moderna, perché non capisco che se gli adulti non continuano a lavorare finché non schiattano finisce che vanno a lavorare in nero, rubando ai giovani il futuro. Panzane. È vero che non c’è un automatismo tra gli anziani che escono e i giovani che entrano, ma è certo che per tre anziani che vanno in pensione almeno un giovane riesce a trovare lavoro. Se i giovani disoccupati sono tre milioni, almeno uno potrebbe prendere il posto lasciato dai pensionati.

Vi accusano anche di voler sbattere fuori dalla vita sociale gli anziani, facendo resistenza all’allungamento dell’età  lavorativa.
Irricevibile. Noi pensiamo a un invecchiamento attivo, il che non vuol dire essere costretti a lavorare fino alla morte, ma poter scegliere di continuare per un po’ di tempo e in qualche forma comunque legale; ma garantendo a tutti, anche a chi sceglie di chiudere la vita lavorativa, un minimo di sicurezza e benessere, una pensione dignitosa e servizi essenziali certi e pubblici. Un’ulteriore causa di impoverimento dei pensionati sta nel fatto che, chiusa la strada al lavoro per i giovani, con centinaia di migliaia di persone di mezza età  mandate a casa, i pensionati devono sobbarcarsi i problemi dei nipoti, talvolta anche dei figli, cosicché una pensione già  bassa viene ulteriormente spremuta.

Che situazione trovate tra i vostri pensionati?
Sono otto milioni le persone con una pensione inferiore ai 1.200 euro. Bisogna prendere atto del fatto che per una persona anziana le spese per la salute e l’alimentazione sono più alte, e che con la spending review e i tagli alla sanità  aumenta il ricorso al privato. Lo sai che il 30% dei pensionati italiani oggi rinuncia a curarsi e a comprarsi le medicine? E che il 50% di loro ha ridotto la spesa per l’acquisto di beni di prima necessità  del 60%? Piuttosto, mettano un tetto di 3-4 mila euro alle pensioni più ricche.

Quali sono le vostre parole d’ordine?
Lavoro, giustizia sociale e redistribuzione della ricchezza, questa volta però dall’alto verso il basso. Aggiungo un quarto titolo, che sarebbe addirittura il primo: democrazia. Dobbiamo costruire un paese libero, capace di garantire i diritti di cittadinanza e nel lavoro. Per questo con gioia accogliamo sentenze come quella che restituisce agli operai di Pomigliano iscritti alla Fiom il diritto a non essere discriminati.

Un altro aspetto della riforma Monti-Fornero riguarda la parificazione del trattamento riservato alle donne. E’ eccessivo parlare di un aspetto particolare del femminicidio, contro cui tutti si scandalizzano o fingono di farlo?
Rendendo più povere e meno libere le donne, facendole lavorare più a lungo senza sgravarle dei pesi che ricadono su di loro, le si espongono di più alla violenza, si limita oggettivamente la possibilità  di una donna non in grado di cavarsela economicamente da sola di rifiutare la violenza e denunciarla. Sì, possiamo parlare di femminicidio. Gli altri soggetti più colpiti dalla riforma pensionistica sono gli operai con oltre 40 anni di fabbrica sul groppone, 40 anni di fatica e contributi versati.

Ci dicono che i soldi non ci sono e da qualche parte bisogna pur prenderli. Vaciago, sostiene che la patrimoniale non risolverebbe il problema, meglio la tassa sul macinato.
Rabbrividisco quando sento parlare degli anziani come di un costo.

Se le cose stanno come denunci, se questo governo fa danni ai lavoratori e ai pensionati, pensi che sia stata messa in campo una risposta adeguata per contrastarlo?
La politica certamente non ha fatto il suo dovere, i sindacati divisi sono più deboli. Va dato atto alla Cgil di essersi impegnata, anche se mi auguro che dopo la manifestazione di sabato a S.Giovanni la mobilitazione continui e cresca di tono. Ma ora una cosa dobbiamo dire: basta Monti. A chi si candida a guidare il paese chiediamo impegni precisi sul versante della libertà , dell’uguaglianza e della giustizia sociale.

Ma dove si dovrebbero prendere i soldi per smettere di picchiare sui più deboli?
Basterebbe andarli a cercare nell’evasione, nell’illegalità , nei costi abnormi della politica. Comprino qualche bombardiere in meno piuttosto che taglieggiare la sanità  pubblica.

Com’è che lo Spi mette il naso dappertutto, invece di limitarsi a difendere i pensionati?
Lo Spi è per sua natura confederale; da noi arrivano metalmeccanici e insegnanti, postini e tessili e la nostra pratica confederale si esercita anche con la contrattazione territoriale sociale. Non siamo una categoria dello spirito ma una categoria generale, un sindacato attivo. Noi siamo impegnati anche sul versante del recupero della memoria che aiuta a costruire un futuro di libertà . Noi non lavoriamo alla rottamazione, ma a un patto tra nonni, figli e nipoti.


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