Legge elettorale, a un passo dall’intesa

Loading

ROMA — Incontri, colloqui, trattative. Pd e Pdl cercano di stringere i tempi sulla legge elettorale. In modo da arrivare domani con qualcosa di concreto alla nuova, ennesima, riunione della commissione Affari costituzionale del Senato. E magari giovedì votare finalmente un testo largamente “condiviso”. Come vuole Giorgio Napolitano che da giorni preme sui partiti, soprattutto Pd e Pdl, affinché si decidano a mandare in soffitta il tanto detestato Porcellum.
Così Violante, Zanda e Migliavacca, da un lato, e Verdini e Quagliariello, dal-l’altro, continuano a discutere dietro le quinte. Anche oggi dovrebbe esserci un altro colloquio fra Verdini e Migliavacca. L’accordo dovrebbe chiudersi su un sistema proporzionale corretto con un premio di maggioranza. Dove il Pd cederebbe sui collegi e aprirebbe alle preferenze. Dal canto suo il Pdl farebbe il sacrificio di acconciarsi al premio di maggioranza alla coalizione, e non al partito.
Le trattative girano intorno all’entità  del premio. Il Pd vorrebbe il 15 per cento, il Pdl parte da una cifra molto più bassa. Intorno all’8 per cento. La mediazione possibile sarebbe quella del 12 per cento che per i complessi meccanismi di ripartizione dei seggi finirebbe per assegnare alla coalizione vincente il 10 per cento del posti.
Il restante 90 per cento dovrebbe essere assegnato così: il 50 per cento con liste bloccate e il 40 con liste con candidati e preferenze. Ma queste percentuali sono materia di contesa. E dunque potrebbero variare durante le trattative.
Il canovaccio dell’accordo è questo. Con il Pd che in aula voterebbe no alle preferenze, ma alla fine direbbe sì alla legge nel suo complesso. Questa è la possibile intesa. Nonostante le dichiarazioni di principio dei leader dei partiti. Ancora ieri Angelino Alfano ha ribadito che il Pdl lavora per le preferenze e il premio di maggioranza al primo partito.
Il segretario respinge l’accusa che le preferenze siano legate al malcostume e alle ruberie dei politici. Come nel caso Fiorito, eletto con questo sistema. «Chi
è ladro – avverte Alfano- lo è con qualsiasi sistema elettorale». Inoltre per il leader pidiellino, «la nuova legge elettorale deve premiare il partito con un premio ragionevole che non provochi un “dopaggio!” del sistema elettorale».
Dichiarazioni che sanno di tattica. Altri, ostili al ritorno alle preferenze e alla Prima Repubblica, osservano invece che l’accordo Pd-Pdl potrà  passare al Senato. Con la benedizione del Quirinale. Ma alla Camera, incontrerà  molte difficoltà  parlamentari. Infatti sono previsti molti voto segreti. E Carlo Vizzini, presidente della Affari costituzionali del Senato, fa notare che «su 630 deputati solo una quarantina hanno esperienza di elezioni con le preferenze». Dunque per loro il nuovo sistema sarà  un vero e proprio salto nel buio. Difficile da digerire e affrontare. A fronte della possibilità  di conquistare una “nomina” mantenendo in vita il Porcellum.


Related Articles

E sullo Ior si combatte la battaglia finale “Entro fine febbraio il nuovo presidente”

Loading

L’abdicazione non frena il ricambio. Il Segretario di Stato: nessun legame con Mps   

Il Quirinale: ricatti impossibili Solidarietà  dal premier Monti

Loading

«Una torbida manovra destabilizzante» Nota del Colle sulle intercettazioni: campagna di insinuazioni

Abu Omar, il carteggio segreto tra governo, Sismi e procura

Loading

Le missive inviate dai governi Berlusconi e Prodi alla procura di Milano In sei lettere la versione di Palazzo Chigi

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment