L’Europa divide il governo di Hollande

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PARIGI. Oggi, il primo ministro Jean-Marc Ayrault farà  una dichiarazione politica di fronte all’Assemblea sulle «nuove prospettive europee». L’intervento non sarà  seguito da un voto, una ipotesi peraltro evocata prima di essere scartata, che avrebbe avuto lo scopo di mettere a tacere ogni dissenso nella maggioranza. La dichiarazione di Ayrault apre il dibattito per il voto, previsto il 9 ottobre, della legge che autorizza la ratifica in Francia del Trattato sulla stabilità , la coordinazione e la governance in Europa (Tscg). Dopo l’approvazione del Fiscal Compact (più che sicura, visto che la destra voterà  a favore del trattato «Merkozy»), il parlamento sarà  chiamato a votare, mercoledì 10, il progetto di «legge organica», corollario del Tscg, che trasferisce nella legislazione francese la «regola aurea» del bilancio in equilibrio (0,5% di «deficit strutturale» permesso). Hollande arriva al più importante voto dei primi mesi di presidenza con una maggioranza divisa. Il principale alleato del Ps, Europa Ecologia-I Verdi ha scelto al 70% di votare «no» alla ratifica del Tscg: i parlamentari dovrebbero seguire a maggioranza questa indicazione, ma hanno assicurato che voteranno invece a favore della «legge organica» e della finanziaria del «rigore di sinistra», che sono in realtà  la conseguenza del Fiscal Compact. Una posizione contraddittoria, che ha già  portato a una spaccatura in Europa Ecologia, dove tra i fondatori (non solo Daniel Cohn Bendit, ma anche José Bové) c’è una fronda a favore del Trattato che potrebbe portare alla fine del movimento. Anche nel Ps le divisioni sono profonde, anche se Hollande ha messo in prima fila a difendere il Fiscal Compact il ministro degli affari europei, Bernard Cazeneuve, che nel 2005 si era schierato per il «no» al Trattato costituzionale. Le divisioni a sinistra non sono solo al parlamento. Domenica, la sinistra della sinistra ha portato in piazza più di 50mila persone, in una manifestazione contro la ratifica del Tscg e per chiedere un referendum sul trattato. Front de gauche, Pcf, Cgt, Solidaires, Attac e altre organizzazioni altermondialiste attenuano la sfida al governo e alla presidenza Hollande. La manifestazione si è concentrata sul trattato, ma la delusione dopo soli cinque mesi è già  molto forte: il presidente aveva promesso di «rinegoziare» il Tscg, che invece arriva alla ratifica con un testo identico a quello stabilito sotto Sarkozy, con la sola attenuante dell’aggiunta di un Piano per la crescita di 120 miliardi (che però non ha lo stesso peso giuridico del Tscg). Le condizioni tedesche restano le stesse: maggiore solidarietà  solo dopo aver «fatto i compiti a casa», cioè riportato i bilanci in equilibrio.


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