Manager al tramonto? Rispunta il capitalismo familiare (e di stato)

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Un secondo problema deriva dal fatto che i gestori di impresa sono sempre più disturbati dalla necessità  di fornire e a frequenze ravvicinate molte informazioni ai mercati; il fenomeno è diventato molto più incisivo di prima dopo lo scandalo Enron, evento che ha spinto il legislatore statunitense a varare delle norme molto strette in proposito e ad inasprire le pene a chi dichiara il falso in tema di bilanci.
Un terzo inconveniente, accentuatosi nell’ultimo periodo, riguarda lo sguardo sempre più a corto termine che l’impresa a capitale diffuso porta agli affari.
Così il numero delle grandi «public company» è diminuito fortemente negli ultimi anni. Esso si è ridotto del 38% dal 1997 al 2011 negli Stati Uniti e del 48% in Gran Bretagna. Il numero delle imprese introdotte in borsa nel primo paese è passato da una media di 311 all’anno nel periodo 1980-2000 a soltanto 99 nel periodo 2001-2011.
Nell’Europa continentale il modello dell’impresa a capitale familiare non ha mai cessato di mantenere una sua forza rilevante, in particolare in paesi come la Francia, la Spagna o, ancora di più, l’Italia. Ma negli ultimi decenni, l’avvento alla ribalta, dopo il Giappone e la Corea, di paesi come la Cina, l’India, il Vietnam, il Brasile, la Russia, la Turchia, l’Indonesia, tende ad accentuare e a rendere più evidente questo fenomeno. Oggi assistiamo dunque al trionfo del capitalismo familiare, forma che del resto è stata quella predominante in gran parte della storia.
D’altro canto, dopo l’ondata ideologica neoliberista che ha portato alla ritirata del capitalismo pubblico in diversi paesi dell’Europa Occidentale, nei paesi emergenti tale forma è sempre in auge. Il caso più clamoroso è il fatto che le 13 più grandi imprese petrolifere del mondo, tutte collocate nei paesi emergenti, sono tutte a capitale pubblico. Le imprese a controllo statale pesano per l’80% del valore totale di borsa in Cina, per il 62% in Russia, per il 38% in Brasile. Le imprese a controllo familiare, a loro volta, rappresentano i due terzi delle imprese quotate in India e circa la metà  nell’Asia del Pacifico.
Il capitalismo familiare appare rivolto più all’avvenire di lungo termine dell’impresa rispetto a quello manageriale e controlla meglio il conflitto strutturale tra proprietà  e management. Ma uno dei suoi più rilevanti problemi è quello della successione tra una generazione e l’altra. Le imprese a proprietà  statale sono più facilmente indirizzabili verso gli interessi del paese e i legami organici con i politici facilitano i loro compiti; ma esse sono anche spinte a un legame perverso con la politica e, di frequente, possono apparire poco efficienti e meno inclini a ottenere risultati economici adeguati, anche se questo non sembra inevitabile. Con il possibile tramonto dei manager, è il momento di ripensare la forma dell’impresa e i problemi di proprietà , controllo, democrazia.
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