Monti bis, asse tra Casini e Fini «Una lista civica per l’Italia»

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AREZZO — Gianfranco Fini lancia la «lista nazionale per l’Italia, una grande lista civica senza nomi e senza simboli di partito» e Pier Ferdinando Casini aderisce, a patto che «non sia un intervento di plastica facciale di Udc e Fli per non voltare pagina». E poi si allontana veloce. A questo progetto guarda anche Luca Cordero di Montezemolo, «pronto a impegnarsi senza però rivendicare alcun ruolo o leadership».
Questo progetto, insiste il presidente della Camera, «è oltremodo verosimile dopo la disponibilità  ad andare avanti mostrata dal premier Monti». Tutto però dipenderà , avverte, dalla legge elettorale e soprattutto dalla volontà  di Pd e Pdl di continuare nell’esperienza della strana maggioranza.
La prospettiva di un Monti bis diventa così un tema caldo. Angelino Alfano (Pdl) si domanda, però, come potrebbe nascere perché, obietta, «è tecnicamente inspiegabile: da un lato ci sarebbe un candidato, reale Renzi o Bersani, dall’altro un candidato virtuale che annuncia che non si candida». E Pier Luigi Bersani ironizza sulla discesa in campo di Montezemolo: «A Luca dirò: vorrai guidare la macchina stando ai box?».
Fini sceglie l’assemblea nazionale dei «Mille per l’Italia» per annunciare l’avvio di un processo con il quale rinnovare i partiti grazie all’apporto dei rappresentanti della società  civile. E tra gli interessati a questa iniziativa si notano, in platea, Paolo Rossi, il bomber dell’Italia campione del mondo nel 1982, il giornalista tv Tiberio Timperi, il banchiere Pierluigi Piccini, già  sindaco di Siena ed ex parlamentare Ds, ora a capo di Mps France. Quest’ultimo sarà  uno dei tre coordinatori, assieme a Salvatore Carruba (già  direttore del Sole24ore) e a Giulia Bongiorno, nominata portavoce del movimento.
Il presidente della Camera rivendica, assieme a Casini, di avere favorito la nascita di una nuova stagione politica con l’avvento del governo Monti. «Non ci siamo pentiti. Evidentemente avevamo visto giusto», dice Fini. Ora, però, va voltata pagina.
Ma come? I partiti vanno rinnovati, «ma non è una questione estetica, occorre rendere possibile una vera novità  politica attraverso un incontro virtuoso, alla luce del sole, tra la buona politica e settori della società  organizzata», cioè la lista per l’Italia. Ecco perché Fini giudica «con interesse» l’intervista di Montezemolo al Corriere perché «indica come necessario un momento di incontro tra le forze responsabili» e fa da «megafono a un sentimento diffuso». Tuttavia, chiarisce il presidente della Camera per evitare l’accusa di guardare al mondo dei «carini» (copyright di Maurizio Crozza), «ci siamo ben guardati dal chiamare le stelle come Montezemolo e Marcegaglia».
Anche Casini rivendica con orgoglio l’operazione che ha consentito la nascita del governo Monti. Sottolinea anche «che non si può fare di ogni erba un fascio». Ora, dice, «c’è bisogno di buona politica e la devono fare anche le persone che vengono dalla società  civile». Insomma, è finita la stagione del populismo e della demagogia. Dopo Monti nulla sarà  come prima. «Monti ha ridato credibilità  alla politica e all’Italia. È un importante punto di riferimento per il domani. Io e Gianfranco ci siamo messi in gioco e abbiamo cercato di produrre una svolta, che non è certo arrivata per lo Spirito Santo ma perché qualcuno l’ha determinata, in Parlamento e nel Paese».
Casini evita di replicare agli appunti che Montezemolo gli ha rivolto, cioè di fare un remake dello stesso film se pensasse soltanto a recuperare alcune facce della società  civile. «Sono così d’accordo con lui che le stesse cose io le sto dicendo già  da qualche mese. Da mesi, io e Gianfranco diciamo che non si può fare a meno di Monti, che serve superare il bipolarismo muscolare che ha prodotto macerie a destra e a sinistra». Ed ecco il punto, «la lista per l’Italia va bene ma va spiegata, occorre cambiare pagina: chi pensasse a un’operazione di furbizia — mi riferisco ai nostri parlamentari, ai nostri amici e ai militanti — perderebbe l’occasione». «Se invece — ha aggiunto — si pensa a un contenitore rivolto a quegli italiani che non si riconoscono nel grillismo e che stanno tra il Pdl e il Pd, beh, se questo è il progetto io aderisco alla Lista per l’Italia».
Lorenzo Fuccaro


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  Personalmente credo che sarebbe una buona idea, per Pier Luigi Bersani, accettare di restituire quei 45 milioni di cosiddetti “rimborsi elettorali”. E un buon esercizio mentale, per tutti noi, provare a immaginare un drastico taglio dei “costi della politica”: non solo del finanziamento pubblico, ma in generale del flusso di denaro da cui i partiti politici sono diventati dipendenti, come un tossico dipende dalla propria droga.

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