Scuola, un tratto di gesso su 30 mila professori precari

by Sergio Segio | 12 Ottobre 2012 15:19

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“Mi auguro di cuore che questa storia non si realizzi… Noi precari non riusciremmo più a lavorare. Questa cosa mi spaventa tantissimo, dopo tutti i sacrifici che tutti noi stiamo facendo. Ho una gran paura… Questo governo ci sta massacrando…”. È una delle tante testimonianze che ieri hanno costellato i forum dei docenti, precari e non, di fronte all’ipotesi dell’aumento dell’orario di lavoro di 6 ore per gli insegnanti pubblici che si tradurrebbe in un taglio drastico dei posti di lavoro per i precari. La notizia non ha ancora una conferma ufficiale, semplicemente perché la legge di stabilità  non è ancora scritta definitivamente. Però il taglio ci sarà  come confermano al Fatto le fonti del Ministero dell’Istruzione. “Però non bisogna creare allarmismo, in una situazione come questa è un dovere di tutti” spiegano al ministero. Il riferimento è ai dati della Cgil che ha quantificato l’aumento dell’orario di lavoro in un taglio di 30 mi-la posti. “Non saranno più di un terzo di questi” rassicurano invece gli uomini del ministro Profumo, che comunque sono di più dei 6000 inizialmente preventivati.
NON LA PENSANO così i sindacati che reagiscono su due linee di condotta. Da un lato, la preoccupazione per i posti di lavoro dei precari che qualcuno arriva a stimare in decine di migliaia. “L’effetto immediato di tale disposizione sarebbe la cancellazione degli spezzoni orari, delle supplenze temporanee e dei corsi di recupero assorbiti dal nuovo regime orario” scrive la Flc-Cgil che oggi scenderà  in sciopero in tutta Italia in cortei partecipati anche dagli studenti. “Il saldo in termini di perdita di posti è di almeno 25.000 cattedre per i posti comuni e di altre 4000 se la norma venisse estesa anche al sostegno”. In realtà , se si considerassero tutto l’organico di diritto, che per medie e superiori è di circa 320 mila insegnanti, un aumento di sei ore, dalle 18 attuali, comporterebbe un taglio di 100 mila precari. “Se il ministero operasse in questo modo” spiega al Fatto Gianni Fossati della Flc-Cgil “si arriverebbe addirittura a un esubero degli attuali docenti”. Invece sembra che la norma riguardi solo gli “spezzoni” di supplenze, quelle ore che restano scoperte dopo la formazione degli orari. Posti di lavoro che sarebbero coperti dall’attuale corpo docente. A insorgere sono però tutti i sindacati anche se spesso prevale una logica corporativa. Ma, sottolineano soprattutto i docenti, “non è vero che gli insegnanti lavorano solo 18 ore, vanno calcolate le ore per preparare e correggere i compiti, i consigli di classe, i collegi docenti, i ricevimenti, etc.”. Soprattutto, è l’unanime replica, il fatto che in Italia ci sono gli stipendi tra i più bassi d’Europa, superiori solo a Grecia e Portogallo. “Senza contare” ci spiega una docente romana, “che abbiamo appena avuto l’aumento secco dell’età  pensionabile, poi il blocco degli aumenti e ora arriva anche l’aumento dell’orario. E per di più gratis”. Al ministero stanno comunque predisponendo il testo definitivo dicendosi ancora disponibili al confronto: “È una situazione difficile, va tenuto conto di questo”. Non è chiaro però come sarà  risolto il nodo contrattuale. L’attuale contratto prevede le 18 ore e un aumento andrebbe contrattato, dicono i sindacati. Quel che è certo, precisano al ministero, è che la misura riguarderà  direttamente la famiglia del ministro: sua moglie, infatti, insegna latino e greco in un liceo di Torino. Ma è difficile farla passare per una docente qualsiasi.

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