Sempre più personalizzati i media vanno in Rete
Interessante è invece la griglia di lettura che emerge dal rapporto: il consolidamento alla personalizzazione delle fonti dell’informazione e dell’intrattenimento attraverso il web, che porta a produrre un personale palinsesto televisivo e un giornale on-line assemblato in base ai propri interessi e le «fonti informative» preferite..
I dati quantitativi sono molto chiari. Per quanto riguarda la televisione, è scelta come medium dal 98 per cento della popolazione italiana, una percentuale «bulgara» che non ha paragoni nel resto dell’Europa. Poco viene detto sui programmi che vengono visti, Ma se si ha la curiosità di capire quali sono le trasmissioni più seguite, basta leggere il precedente rapporto, laddove veniva sottolineato che il consumo televisivo era fortemente differenziato secondo linee generazionali e di acculturazione. La popolazione con più di cinquant’anni preferiva informarsi attraverso i telegiornali, mentre tra i giovani il medium scelto era la Rete. Per quanto riguarda il livello di acculturazione, il Censis segnala un dato ambivalente. I diplomati e i laureati usano tantissimo Internet per informarsi, ma tra loro i libri non godono di molta fortuna. Le trasmissioni seguite attraverso il web passano attraverso YouTube (il 25 per cento della popolazione), anche se il palinsesto della web-tv individuale si arricchisce sempre più di video prodotti da altri internauti.
I giornali vanno malissimo. Sono state vendute il 2,3 per cento di copie in meno rispetto lo scorso anno, mentre la percentuale di italiani che legge il giornale è scesa al 45,5%, contro il 67di 5 anni fa. In caduta le free press (-11%), che costituiscono il 25 per cento del giornale letto. L’editoria libraria registra una contrazione del 6,5%.
La radio è ascoltata dall’83 per cento della popolazione italiana. Sulle web-radio il rapporto è avaro di dati. Viene solo detto che c’è stato un aumento del 1,3 per cento per quanto riguarda l’ascolto attraverso un computer; modesta invece la crescita di chi ascolta la radio attraverso il cellulare: un 1,4 per cento in più.
L’Italia si conferma come una nazione dove il telefono cellulare è diventato un elettrodomestico molto diffuso. Otto italiani su dieci possiedono un cellulare. È salito il numero di smartphone: il 27 per cento della popolazione lo possiede, mentre il successo tra i giovani tra i 14 e i 29 anni è più netto: il 54,8. Come nel resto dell’Europa, la Rete continua a diffondersi. Il 62 per cento degli italiani è connesso (la percentuale tra i giovani arriva al 90 per cento). Secondo il rapporto del Censis, comincia ad esserci una sovrapposizione tra Internet e social network. Ha un account su Facebook il 41 per cento della popolazione italiana, il 61 per cento invece frequenta stabilmente YouTube. Nulla viene invece detto sulla diffusione di Twitter. Il tablet è ancora un medium di «nicchia» (è usato dall’8% della popolazione), ma tra i giovani tra i 14 e i 29 anni si è diffuso più rapidamente (il 14 per cento).
La ormai compiuta trasformazione della Rete in un medium della comunicazione, porta la discussione su quali sono i contenuti consumati su Internet. Il rapporto si concentra, come elemento significativo, sulle applicazioni scaricate per smartphone e tablet. La parte del leone la fanno i giochi (63 per cento), seguiti a parecchia distanza dalle informazioni meteo (33,3%), mappe (32,5%), social network (27,4%), news (25,8%). L’inchiesta presentata ieri a Roma segnala infine che in Italia è forte il culture divide tra chi ha la possibilità di accedere alla Rete e chi, invece, per livelli di scolarizzazione e per l’età , rischi di essere tagliato fuori dall’accesso alle nuove forme di comunicazione.
La bussola che il rapporto Censis/Ucsi usa per orientarsi nella selva di dati è riassunta nelle espressioni «I media siamo noi» e «L’individuo si specchia nei media (ne è il contenuto) creati dall’individuo stesso (che ne è anche il produttore)». Da una parte viene acquisito che l’Italia, almeno per quanto riguarda stri strumenti della comunicazione, è in una fase di transizione, dove la televisione è il medium per eccellenza, ma che la Rete è il suo successore designato. L’insistenza, nel rapporto, sulle possibilità di personalizzazione del palinsesto televisivo e delle fonti giornalistiche, testimoniano che anche nel nostro paese sta prendendo piede una figura cara allo studioso catalano Manuel Castells, l’individuo-massa, che si caratterizza come singolarità nelle scelte, ma che il suo comportamento è diffuso, grazie anche al fatto che oltre che consumatore di contenuti il singolo può, grazie alle tecnologie digitali, diventare anche produttore di informazioni. Così il richiamo alle cloud computing (le nuvole di dati) prefigurano una relativa libertà di produzione «autonoma» di contenuti, che avviene però all’interno di piattaforme software di proprietà di vecchi e nuove imprese informatiche e della comunicazione – Apple e Google, sicuramente, ma anche Telecom per quanto riguarda l’Italia. Tutto ciò determina un cambiamento nel modo di produzione dell’opinione pubblica. La televisione mantiene il suo potere di condizionamento, ma allo stesso tempo si fanno largo altre canali comunicativi usati dall’opinione pubblica. In ogni caso, gli uomini e le donne sono uomini e donne mediatizzate, cioè sottoposte a forme di controllo meno invasive della televisione, ma non per questo meno insidiose.
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(da “Televisione” di Carlo Freccero – Bollati e Boringhieri, 2013 – pagg. 144-145)