“Silvio lascia, Casini guidi i moderati”

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ROMA — «Per unire il centrodestra Berlusconi è pronto a non candidarsi». Angelino Alfano a sorpresa annuncia che un passo indietro del Cavaliere «è nelle cose». E tende la mano a Pier Ferdinando Casini dicendogli che ha il dovere di impegnarsi per ricomporre l’area moderata. Pronta la risposta di Casini: «Alle sfide nella mia vita politica non mi sono mai sottratto, agli inganni ho cercato di sottrarmi».

Il colpo di scena ha come cornice il Tempio di Adriano, nel cuore di Roma. Angelino Alfano alla presentazione del libro di Ferdinando Adornato, presenti Pier Ferdinando Casini ed Enrico Letta, annuncia: «Per unire il centrodestra Berlusconi è pronto a non ricandidarsi. Per non consegnare l’Italia alla sinistra occorre un gesto di visione e generosità  degli altri protagonisti del centrodestra». Di fronte a un Pdl allo sbando, con le correnti interne in guerra e sondaggi disastrosi, il segretario prova a ribaltare il tavolo. A Casini offre la condizione che aveva sempre chiesto per tornare ad allearsi con il partito del predellino: il passo indietro di Berlusconi. Unica possibilità  per sperare di ricompattare quella che fu la Casa delle libertà  ed evitare la probabile sconfitta elettorale.

Per questo Alfano è esplicito e a Casini dice pubblicamente: «Se Berlusconi non si ricandida hai il diritto, la possibilità  e il dovere di giocare questa partita per riunire l’area dei moderati.
Caro Pier, sei chiamato a questa sfida». Parte così l’ultima manovra del Pdl. E mentre Alfano la lancia, Cicchitto aggiunge «ci auguriamo che Casini, Montezemolo e quanti altri affrontino la questione in modo costruttivo ». Per Osvaldo Napoli «ora non ci sono più alibi per nessuno ». Il tentativo è quello di saldare il Pdl all’era che si sta muovendo al centro – Fini, Casini, Montezemolo, Emma Marcegaglia, Passera, il mondo cattolico – che (pur in modo diverso) stanno lavorando a un Monti bis. Con lo scopo di evitare che una loro alleanza con il Pd nel nome del Professore (in caso di pareggio elettorale) estrometta il Pdl dalla nuova coalizione di governo. Fatto che ne potrebbe segnare la fine insieme a quella (politica) di Berlusconi.
Casini però non abbocca, prende la parola dopo Alfano e dice: «Mi auguro che i fatti dimostrino che quel che ha detto sia vero, ma gli italiani sono abituati alle giravolte di Berlusconi e quindi serve cautela nei giudizi ». E ancora, «accettare le sfide è doveroso, ma anche non cedere agli inganni». Il leader centrista fa capire di non fidarsi , dice di non aspirare alla guida di una nuova coalizione e comunque chiede «un’autocritica nel Pdl sul perché sia stato dilapidato il patrimonio dei moderati ». Insomma, per Casini se si tratta di una semplice manovra elettorale, di un estremo tentativo di recuperare voti non se ne farà  nulla. Tant’è che torna a dire che «per noi Monti non è un incidente di percorso». Ovvero va riportato a Palazzo Chigi dopo le elezioni perché «solo in Italia riteniamo che la grande coalizione sia una anomalia e comunque la presenza di Berlusconi non aiuta a farla». Alfano risponde dicendo che per restare Monti si deve candidare. Ma in realtà  apre all’ipotesi di un suo bis (idea peraltro gradita a Berlusconi, ansioso di rimanere comunque al governo anche se guidato dal Professore) dicendo che «il montismo è impossibile a sinistra». Come dire, l’ex rettore della Bocconi riportatelo con noi a Chigi, non con il Pd. L’annuncio di Alfano sul possibile addio del Cavaliere per un giorno compatta il Pdl. Tutti d’accordo da Crosetto a Frattini passando per gli ex An Alemanno e Gasparri e il ciellino Lupi. L’unica a non starci è l’ultrà  Daniela Santanchè: «Non mi risulta che Alfano possa decidere se Berlusconi si candiderà  o no». E il Pd? Al Tempio di Adriano c’è Enrico Letta che guardando Casini replica: «Questo matrimonio non s’ha da fare».


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