Super viaggi in Indonesia e Australia Le «missioni» all’estero delle Regioni

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 Si poteva forse non ricambiare la visita della delegazione dei governatori delle Regioni indonesiane? Il sacrificio è toccato al vicepresidente del consiglio regionale del Lazio Raffaele D’Ambrosio, decano dell’Udc, che alla fine di aprile ha dovuto imbarcarsi su un aereo e andare a Giacarta. Questo il resoconto dell’impegnativa missione: «Nel corso della visita è stato ricevuto dal sultano di Ternate Mudaffar Sjiah e da altre autorità  del luogo. Il vicepresidente ha incontrato anche il maraja Raja Agung e al termine della sua visita è stato ricevuto a Giacarta dal viceambasciatore Mario Alberto Bartoli con il quale si è intrattenuto a colloquio». Stop.
Dure incombenze della politica. Da quando le Regioni hanno deciso che fanno anche loro politica estera è un via vai continuo. D’Ambrosio vola in Indonesia? Isabella Rauti, consigliera pidiellina della Regione Lazio, va in Libano per incontrare la giornalista Jocelyne Khoueiry, esponente dei movimenti laici e la parlamentare Sethrida Geagea, impegnata a combattere la violenza sulle donne. Mentre il direttore generale dell’assessorato al Lavoro della Regione Sardegna Massimo Temussi partecipa con Fabio Meloni, addetto stampa dell’assessore all’emigrazione/immigrazione Antonello Liori, «impossibilitato a partecipare» come si premura di farci sapere l’agenzia Ansa (!!!), a una visita-incontro con i sardi residenti in Australia. E il consigliere regionale della Calabria ex nazional alleato Alfonsino Grillo parte alla volta di Montreal per un vertice con la Federazione calabro-canadesi Est Canada. Né Orfeo Goracci, presidente del consiglio regionale umbro dell’emigrazione, può rinunciare a una missione della Regione, sempre in Canada, però a Toronto: per incontrare gli emigrati umbri.
Ma quanto ad attività  diplomatico-commerciale la Regione di Grillo non la batte proprio nessuno. Giugno 2011, Ucraina: Kiev, Donetsk e Mariupol. Febbraio 2012: Brasile, con l’assessore all’Internazionalizzazione Fabrizio Capua. Maggio 2012: Australia, con il nuovo assessore all’Internazionalizzazione, Luigi Fedele. Luglio 2012: Russia, sempre con il medesimo Fedele. Obiettivo, invadere il mondo di squisitezze agroalimentari calabresi. Gettonatissima, l’Australia. Basta dire che a febbraio di quest’anno, prima della delegazione della Calabria, ne sono arrivate ben due della Regione Puglia, per promuovere anche le loro golosità .
Ma si tratta di semplici dilettanti, in confronto a Francesco Storace. Quando c’era lui a governare la Regione Lazio, i prodotti tipici regionali uscivano dall’atmosfera terrestre, altro che Australia. Non ci credete? Ansa del 5 ottobre 2004: «La Regione Lazio andrà  nello spazio in una missione congiunta che porterà  in orbita la navicella Soyuz con a bordo il cosmonauta viterbese Roberto Vittori. Oltre a finanziare parte della missione, la Regione Lazio metterà  a disposizione lo spazio a bordo per alcuni esperimenti scientifici nella ricerca di base, alimentare e medica». Che genere di esperimenti? Ansa del 13 aprile 2005, vigilia del decollo: «Vittori e i suoi colleghi sperimenteranno poi in orbita i cibi tipici del Lazio, con il vassoio progettato per la dieta degli astronauti e basato su prodotti come ricotta, olive di Gaeta, tozzetti di Viterbo, miele di acacia, caciottina di bufala e pecorino della Sabina». Buon appetito, assenza di gravità  permettendo.
Non dite che erano soldi buttati. Certo, ci sarebbe da chiedersi perché proprio la Regione Lazio abbia dovuto contribuire al finanziamento di una missione spaziale. Anche se conosciamo la ragione: il cosmonauta viterbese. Ma quanto a utilità  per i cittadini che forse dalla Regione si aspettano altre cose, c’è poi così tanta differenza con certe missioni? Memorabile la spedizione della Campania a New York per il Columbus day, con sfilata sulla Quinta strada. Conto finale: 680 mila euro. Altrettanto indimenticabile l’inaugurazione della sede della stessa Regione Campania a Manhattan, che costava di solo affitto un milione 140 mila euro l’anno. A quale scopo se lo chiese nell’autunno del 2005 Sandra Lonardo (la consorte di Clemente Mastella) che era allora presidente del consiglio regionale, visitando una struttura il cui responsabile, parole sue, «viene solo alcuni giorni ogni mese» e per la quale venivano pagati tre addetti il cui compito consisteva, allo scopo di promuovere l’immagine della Campania, nell’organizzare eventi ai quali non soltanto non partecipava «alcun esponente americano», ma nessuno «che parlasse inglese». Alla faccia.
Vogliamo parlare delle ambasciate? Un paio d’anni fa il ministero dell’Economia, c’era ancora Giulio Tremonti, ha contato 178 fra «antenne», uffici o vere e proprie sedi estere. A Bruxelles ogni Regione ha la sua. Sono ventuno, considerando le due Province autonome di Trento e Bolzano. E non sono certamente gratis. Esempi? La Regione siciliana ha acquistato tre anni fa una nuova sede di rappresentanza di 650 metri quadrati, pagando 2 milioni 600 mila euro: un bel risparmio, considerando che prima spendeva 300 mila euro l’anno di affitto. Per il suo ufficio la Regione Veneto ha speso ancora di più: 3 milioni 600 mila.
Ma a che cosa servono tutte quelle sedi? Fra chi se lo è sempre chiesto c’è Paola Brianti, che nella scorsa legislatura era presidente della commissione per gli Affari comunitari del consiglio laziale. In una lettera spedita al Corriere un paio d’anni fa ha spiegato che s’era messa in testa di approfondire la motivazione in base a cui la Regione doveva spendere 2 milioni l’anno per mantenere un ufficio con otto-persone-otto a Bruxelles che costano solo di stipendi 900 mila euro l’anno. Senza però giungere mai a capo della questione: «Chiamata in audizione presso la mia commissione, la direttrice dell’ufficio si risolse a venire dopo innumerevoli richiami ma nel corso della seduta non riuscì a illustrare efficacemente la presenza a Bruxelles di quel nostro ufficio e si limitò a presentare le sue lamentele al presidente della Regione (Piero Marrazzo, ndr) per il disturbo che le era stato arrecato». La direttrice era Cinzia Felci, collocata da Storace a capo di quell’ufficio e poi confermata da Marrazzo. Rientrata a Roma, ha avuto un incarico direttivo dalla giunta di Renata Polverini che le dà  diritto a 155 mila euro annui.


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