Commissione europea: Tutti gli amici della lobby del tabacco

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Sorgono sempre più interrogativi sull’influenza dell’industria del tabacco sull’Unione europea dopo le dimissioni di John Dalli, ex commissario europeo incaricato della Salute e della tutela dei consumatori. È stato davvero José Manuel Barroso a spingerlo a dimettersi ? E qual è stato il ruolo nell’intera faccenda dell’Ufficio europeo per la lotta antifrodi? L’industria del tabacco quasi certamente non ha mai esercitato tanta influenza sull’Ue.

A Bruxelles ogni incontro con un rappresentante dell’industria del tabacco mette a dura prova la forza di volontà , perfino quella di chi fuma saltuariamente. Non appena arrivi, un portavoce della Philip Morris (Marlboro, L&M) ti fa scivolare un pacchetto di sigarette in mano. Al posto del marchio, però, sul pacchetto trovi la foto di un  uomo che soffre di cancro alla gola. “Questa è diffamazione”, si lamenta la rappresentante di Philip Morris prima di mostrarci un altro pacchetto con un’altra foto di un malato di tumore. La Commissione europea vorrebbe far stampare questo tipo di foto su tutti i pacchetti di sigarette, per impressionare sui consumatori – attacca la rappresentante  prima di accendersi una sigaretta con gusto.

I giornalisti non sono gli unici  a sentire i lamenti dell’industria di settore. I fabbricanti di tabacco sono riusciti a guadagnare influenza su una parte della Commissione europea. Alcuni documenti a uso interno a cui Der Spiegel ha avuto accesso rivelano l’opposizione di molti collaboratori del presidente della Commissione a un giro di vite nella regolamentazione dell’uso del tabacco. Perfino il capo dell’Olaf, l’Ufficio per la lotta antifrodi, nutrirebbe più di un dubbio su questo regolamento. José Manuel Barroso e i funzionari dell’Olaf dunque rivestono un ruolo non trascurabile nelle dimissioni del Commissario europeo per la salute.

“Non esistono prove definitive” contro Dalli, ha riconosciuto il responsabile dell’Olaf Giovanni Kessler, davanti alla commissione del controllo del budget del Parlamento europeo. Ma “le circostanze” non erano a suo favore. Il presidente della commissione europea si rifiuta tuttora di pubblicare i risultati dell’indagine dell’Olaf, ma oggi alcuni recenti documenti paiono avallare i sospetti che da qualche settimana girano nella capitale: Dalli forse è stato vittima di un complotto. È certo che l’ex commissario europeo ed ex fumatore volesse rendere più severa la regolamentazione europea sul tabacco. La sua proposta prevedeva in particolare di controllare molto rigorosamente la vendita e la pubblicità  di numerosi prodotti contenenti nicotina. Ma il presidente della Commissione non sembrava affatto pronto a realizzare tale proposito. L’irlandese Catherine Day, segretaria generale della commissione europea, una delle donne più potenti a Bruxelles, si è adoperata di persona a rallentare più volte l’iter  in corso.

Il 25 luglio scorso la più stretta collaboratrice di José Manuel Barroso ha inviato a Paola Testori Coggi, capo della Sanco (direzione generale della salute e dei consumatori) una lettera di due pagine che avrebbe potuto essere tranquillamente spedita da un rappresentante dell’industria del tabacco. In quelle pagine esprime “seri dubbi” in merito alla direttiva, critica “il divieto generalizzato di fumare”, si interroga “sul trattamento dei prodotti contenenti nicotina” ed esprime qualche riserva “sull’inasprimento delle disposizioni  previste per la vendita di sigarette”.

Il 23 settembre Day ha inviato a Testori Coggi una seconda lettera. Con tono molto deciso, l’irlandese esigeva che la direttiva non fosse presentata al summit dei capi di stato e di governo europei previsto a metà  ottobre. Alcuni dettagli potevano essere ancora modificati e non era il caso di suscitare controversie al summit. La responsabile di Sanco non poteva non capirne il motivo: i dettagli della proposta di Dalli erano noti da tempo e avevano seminato il panico tra i produttori di sigarette. L’obiettivo era di passare alla fase successiva il prima possibile, affinché la proposta fosse adottata dalla Commissione prima della fine dell’anno.

L’ostruzionismo di Barroso

Oggi un cosa è certa: le dimissioni di John Dalli allontanano l’entrata in vigore della direttiva. In effetti è molto poco probabile che sia adottata prima dello scadere del mandato dell’attuale Commissione nel 2014. La commissione di controllo del budget del Parlamento dovrà  chiarire il ruolo del presidente della Commissione e dell’Olaf. Il presidente della commissione di controllo Michael Theurer reputa “inaccettabile” che Barroso continui a tenere segreto il rapporto dell’Olaf, impedendo il controllo democratico. Per chiarire come stanno le cose occorrerà  forse una commissione d’indagine apposita.

Una buona parte degli interrogativi riguarda l’Olaf. L’Ufficio europeo per la lotta antifrode e l’industria del tabacco in effetti sono strettamente collegati, come ha riconosciuto il responsabile Giovanni Kessler davanti alla commissione d’inchiesta del parlamento italiano l’estate scorsa. Esisterebbero accordi tra la Commissione europea e società  come Philip Morris o British American Tobacco. L’Olaf utilizza le informazioni ottenute dal settore per lottare contro il contrabbando e le contraffazioni. Le multinazionali finanziano anche il lavoro degli inquirenti e versano in tutto circa due miliardi di euro all’Unione europea. Questa collaborazione è indubbiamente di grande successo. Nel corso di una delle sue operazioni, l’Olaf ha sequestrato ben 70 milioni di sigarette di contrabbando e interrogato 35 sospetti.

Ma questa collaborazione non avvicina troppo gli inquirenti dell’industria del tabacco? Non ci sono colloqui paralleli con i quali si invita a una maggiore tolleranza a livello di regolamentazione?

Molti deputati europei non credono più al caso quando sentono Kessler usare le stesse parole delle multinazionali del tabacco. Questa sporca faccenda va ben oltre le strane dimissioni di un commissario europeo per la salute. In gioco c’è la credibilità  dell’intera Commissione europea. E il suo presidente adesso dovrà   rispondere prima possibile ed esplicitamente alle domande dei deputati. In caso contrario, l’affare Dalli rischierà  di trasformarsi molto presto nell’affare Barroso.

Traduzione di Anna Bissanti


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